Il Tribunale di Milano ha rinviato all'udienza del 6 febbraio 2025 la decisione sulle azioni inibitoria e risarcitoria intentata da un folto gruppo di tarantini contro l'ex Ilva, ora Acciaierie d'Italia in amministrazione straordinaria. «Il giudice si riserverà per la decisione ed ha dato termine per le repliche, anche documentali, a tutte le parti. Al 16 dicembre per i ricorrenti e al 20 gennaio per le parti resistenti» dice ad AGI l'avvocato Ascanio Amenduni che insieme all'avvocato Maurizio Rizzo Striano rappresenta coloro che si oppongono all'acciaieria nell'ambito di un'azione promossa dall'associazione "Genitori Tarantini" presente ieri a Milano con i propri esponenti. Presenti ieri mattina in udienza, per sostenere la causa dei tarantini in giudizio, anche i cantautori Mietta e Mimmo Cavallo.

L'udienza si è tenuta davanti al collegio della prima sezione civile del Tribunale di Milano, presidente Angelo Mambriani. La difesa di Acciaierie d'Italia ha presentato documenti nuovi. I legali delle parti resistenti hanno obiettato che l'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) per l'ex Ilva non c’è ancora, l'attuale è scaduta ad agosto 2023, «e anche se arriverà quella nuova - prosegue Amenduni -, occorrerà vedere se si è conformata ai parametri ordinativi ordinati dalla Corte di Giustizia Europea. Allo stato non possiamo capire se e come arriverà la nuova Aia per l'Ilva». La Corte UE si è pronunciata lo scorso giugno a seguito di un precedente rinvio pregiudiziale del Tribunale di Milano, il quale ha chiesto alla Corte del Lussemburgo, se i provvedimenti adottati verso l'ex Ilva abbiano violato o meno il diritto comunitario.

In particolare, il Tribunale di Milano ha evidenziato le proroghe all'interno dell'Autorizzazione integrata ambientale (Aia), la mancata Valutazione del danno sanitario ai fini del rilascio dell'Aia e l'aver considerato solo un set di inquinanti. Delegando le decisioni al giudice nazionale, la Corte UE ha stabilito, sulla base delle direttive europee, che se ci sono danni alla salute, gli impianti vanno fermati. I giudici europei hanno inoltre stabilito che la Valutazione d'impatto sanitario delle produzioni industriali deve essere parte integrante dell'Aia e che nell'esame vanno considerato un set di inquinanti completo.

Le conclusioni della Corte del Lussemburgo sono state anche richiamate nel verbale conclusivo della prima seduta (16 ottobre) del gruppo istruttore che al ministero dell'Ambiente si sta occupando del riesame dell'Aia dell'Ilva con valenza di rinnovo, Aia con la quale l'azienda chiede di passare da 6 a 8 milioni di tonnellate all'anno. Il gruppo istruttore ha rilanciato il disposto della Corte UE, ovvero che gli Stati membri devono inserire «la previa valutazione degli impatti dell'attività interessata tanto sull'ambiente quanto sulla salute umana», come «atto interno ai procedimenti di rilascio e riesame di un'autorizzazione all'esercizio».

I ricorrenti dell'azione inibitoria sono 10, mentre quelli dell'azione risarcitoria, attraverso la class action, sono 136. Entrambe le azioni sono al vaglio del Tribunale di Milano, città dove c'è la sede legale di Acciaierie. Per l'avvocato Striano, «il Tribunale di Milano vuol vederci chiaro circa l'esistenza di un pericolo grave e attuale. L'azione inibitoria riguarda la cessazione di un comportamento, ovvero l'ex Ilva deve chiudere o sospendere l'attività. La risarcitoria riguarda il risarcimento, in termini monetari, del danno che e' stato provocato».