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Il procuratore di Napoli Nicola Gratteri durante la trasmissione Otto e Mezzo, Roma, Luned“, 27 Gennaio 2025 (Foto Roberto Monaldo / LaPresse) Prosecutor of Naples Nicola Gratteri during the tv program Otto e Mezzo, Rome, Monday, Jan. 27, 2025 (Photo by Roberto Monaldo / LaPresse)
19 dicembre 2019, conferenza stampa dell’allora procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri: «Silenziati tutti i telefonini» disse ai numerosi giornalisti presenti. Poi proseguì: «Grazie di essere qui, sarete voi i testimoni e divulgatori di una giornata importante e storica non solo per la Calabria. Non è una frase fatta, ma è il modesto pensiero di un uomo di 61 anni che ha dedicato più di 30 anni del suo lavoro a questa terra. Questa indagine è nata il 16 maggio 2016, il giorno in cui mi sono insediato. Per me era importante avere un'idea, una strategia, un progetto, un disegno, un sogno, una rivoluzione. Questo ho pensato il primo giorno: smontare la Calabria come un trenino Lego e poi rimontarla pian piano».
Apparentemente era quella la genesi della ormai nota operazione “Rinascita Scott”, nata per far emergere le commistioni tra clan della ‘ndrangheta vibonese, politica e massoneria e che portò all'esecuzione di 334 misure cautelari. Complessivamente furono 416 gli indagati, accusati a vario titolo di associazione mafiosa, omicidio, estorsione, usura, fittizia intestazione di beni, riciclaggio e altri reati aggravati dalle modalità mafiose. Ma più in profondità Gratteri, ora al vertice della procura di Napoli, sognava forse di essere il nuovo Falcone e Borsellino. La storia e i posteri diranno se è così.
Quello che possiamo fare noi sono due cose. Primo: ricordare che era lo stesso Falcone a dire, rivolto ai suoi colleghi magistrati, «attenzione a non confondere i processi con le crociate». Secondo: raccontare cosa è rimasto di quella inchiesta che riempì pagine e pagine di giornali, mettendo alla gogna centinaia di presunti innocenti. A dire il vero non abbastanza secondo il procuratore visto che, come ricordò l’Osservatorio Informazione giudiziaria delle Camere Penali, ebbe a lamentarsi della scarsa copertura mediatica: «La mia maxi operazione scompare dalle prime pagine dei grandi giornali… è stata boicottata, un grave errore, bisognerebbe chieder conto ai direttori delle testate più importanti di questo buco».
Eppure, prima ancora che iniziasse il maxi-processo calabrese, già arrivarono 140 provvedimenti giurisdizionali di annullamento e di revoca di misure cautelari adottate in quella stessa inchiesta. E in questi quasi sei anni numerose sono state le assoluzioni, soprattutto tra gli esponenti istituzionali coinvolti. Tra loro Nicola Adamo, ex deputato e già vice presidente della regione Calabria, due giorni fa assolto perché il fatto non sussiste, in un processo stralcio del filone principale, dall’accusa di traffico di influenze illecite. Assolti con lui l’ex consigliere regionale Pietro Giamborino e il nipote Filippo Valia.
Secondo la procura Adamo avrebbe accettato 50mila euro per una mediazione illecita verso un giudice del Tar di Catanzaro. Tutto falso per la giustizia fino a questo momento. Adamo ci dice: «Molti politici sono stati tirati in ballo in quella inchiesta, utilizzando anche intercettazioni trascritte e interpretate male. Le racconto due fatti che non ho mai detto a nessuno. Innanzitutto l’accusa contro di me si fondava su una intercettazione. Quando lessi l’ordinanza notai i numerosi ‘inc.’ presenti nella trascrizione: in pratica erano più le parti incomprensibili che quelle trascritte. Allora i miei legali decisero di far effettuare una perizia fonica. Il tecnico eliminò tutti i rumori e mise in chiaro tutta la conversazione tra me e quello che mi avrebbe promesso i soldi per intercedere al Tar. Ebbene, emerse chiaramente che non c’era alcun elemento che potesse indurre a pensare alla commissione del reato. Inoltre a me fu imposto dal gip, su richiesta di Gratteri, il divieto di dimora in Calabria. Però quella misura non era prevista dal codice penale per il reato che mi veniva addebitato. I miei avvocati lo fecero presente nella loro richiesta di revoca; ma il gip, per non far emergere l’errore della procura che la chiese e il suo errore nell’avallarla, disse che poteva essere revocata perché venivamo a mancare le esigenze cautelari a seguito del mio interrogatorio e di quello di Valia. Peccato che quegli interrogatori non fossero mai avvenuti».
La morale per Adamo è che «quella indagine è stato condotta non cercando reati ma persone da colpire, sono stati coinvolti numerose esponenti della società civile, soprattutto tra i cosiddetti “colletti bianchi”, proprio mentre stavamo lavorando alle liste per sostenere Mario Oliverio come presidente della regione Calabria. Anche lui è finito spesso nel mirino della procura di Catanzaro ed è stato assolto. Come accaduto a lui, anche nei vari filoni di “Rinascita Scott”, molte accuse verso i politici e altri accusati sono state falcidiate tra proscioglimenti e assoluzioni».
Vediamone alcune. Nel 2020 parte per primo il troncone del processo degli imputati che hanno scelto il rito abbreviato. Il 6 novembre 2021 il procedimento si conclude con 70 condanne e 20 assoluzioni. La Procura distrettuale aveva chiesto 84 condanne e soltanto sei assoluzioni. La Corte d’Appello di Catanzaro aveva confermato 67 condanne. Il prossimo 20 maggio si discuterà davanti alla sesta sezione penale della Corte di Cassazione il destino di quegli imputati.
La Procura generale del Palazzaccio ha chiesto, tra l’altro, l’annullamento con rinvio di 26 posizioni per varie motivazioni tra cui: mancanza di motivazione sulla sua partecipazione all’associazione mafiosa, mancata prova sulla consapevolezza del ruolo mafioso del destinatario nella vendita di armi, violazione del contraddittorio: uso di atti del PM dopo l’ammissione al rito abbreviato, assenza di motivazione sul diniego delle attenuanti generiche, travisamento probatorio nelle intercettazioni.
Il 13 gennaio 2021 si diede invece avvio al troncone principale del maxi-processo nell’aula bunker voluta da Gratteri a Lamezia Terme, resa poi inagibile dall’alluvione dello scorso inverno. A novembre 2023 arriva la sentenza di primo grado: 117 assolti su 338 imputati. Il processo di appello è iniziato da poco a Catanzaro e già sono arrivati dei verdetti a seguito di un accordo tra le parti. Quattordici imputati hanno concordato la pena, mediante anche la rideterminazione di alcune condanne e il riconoscimento di alcune attenuanti a diversi imputati. È spiccata l’assoluzione, ormai definitiva, dell’ex sindaco di Pizzo Calabro, Gianluca Callipo dopo che la procura antimafia ha rinunciato ai motivi d’appello circa le contestazioni di abuso d’ufficio, ormai abrogato dal Ddl Nordio, e concorso esterno in associazione mafiosa.