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Ci si poteva aspettare che a riprendere il filo del discorso sulla separazione delle carriere sarebbe stato il guardasigilli Carlo Nordio. E invece stamattina, a riaprire il dossier, ha provveduto il ministro della Difesa Guido Crosetto, con un’intervista a Repubblica in cui, a sorpresa, ha annunciato che verrà data «priorità alla riforma della giustizia, perché quella sul premierato» va «spiegata meglio, visto che finora è stata presentata come il tentativo di distorcere la Costituzione, e invece non toglie alcun grammo di democrazia». Crosetto ha quindi assestato una stilettata alla Anm: «Sulla giustizia, il confronto che il governo deve avere è parlamentare e politico, non certo con la magistratura. Che lo ricordo, in teoria, dovrebbe solo applicare le leggi».
Sembra di sentire l’eco della sua intervista al Corriere della Sera del 26 novembre 2023, quando il ministro della Difesa accusò le toghe di fare «opposizione giudiziaria» per affossare i governi di centrodestra. Quelle parole scatenarono infinite polemiche, che sembravano ricucite dall’incontro con il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia, avvenuto qualche mese dopo. E invece adesso riemerge, dopo le critiche rivolte sempre da Crosetto all’inchiesta sul governatore della Liguria Giovanni Toti, una profonda ostilità del ministro nei confronti del “sindacato” delle toghe, che si prepara a mettere in campo iniziative per contrastare il ddl costituzionale sulla giustizia. È confermata per sabato in Cassazione la riunione del “parlamentino” dell’Anm. L’ordine del giorno, ovviamente, reca solo un punto: “Riforma costituzionale per la separazione delle carriere, la modalità di nomina dei componenti dei due Consigli superiori delle magistrature e per l’istituzione dell’Alta Corte disciplinare”.
Come è noto il ddl varato dal governo riguarda solo la magistratura ordinaria, in particolare nella parte relativa all’Alta Corte. Tuttavia, al “direttivo” Anm sono state invitate anche le associazioni della magistratura contabile, di quella amministrativa e della magistratura militare. I motivi sono due: tutte sarebbero contrarie alle previsioni del ddl Nordio e, sebbene la riforma si occupi solo delle toghe ordinarie, c’è il timore che successivamente il mutamento del disciplinare possa estendersi alle altre giurisdizioni. Se tutte accettassero l’invito, ci si troverebbe di fronte a un segnale di un certo rilievo: sarebbe la prima volta che tutte le diverse magistrature si riuniscono su temi del genere. L’assemblea del direttivo Anm sarà aperta anche alle sezioni locali dell’associazione: l’obiettivo è quello di organizzare iniziative sul territorio per sensibilizzare l’opinione pubblica sui presunti pericoli della riforma.
Lo spirito che aleggia tra i magistrati rimane comunque di grande insofferenza, ma si allontana l’ipotesi dello sciopero: la discussione sulla riforma sarà lunga, e già i big di qualche corrente hanno fatto intendere che l’astensione andrà utilizzata al momento opportuno. Sta di fatto che l’intervista rilasciata ieri da Crosetto non ha suscitato reazioni ufficiali tra le toghe. «Ormai ci siamo abituati a non fare affidamento alle parole degli esponenti del governo. Nordio è venuto al nostro congresso di Palermo l’11 maggio a dire che non conosceva i tempi di arrivo della riforma in Consiglio dei ministri, che l’iter sarebbe stato dilatato a causa della campagna elettorale. Poi il 29 dello stesso mese il ddl viene approvato»: è il senso dell’analisi fatta da diversi rappresentanti dell’associazionismo giudiziario, che comunque aspirano, intanto, ad essere auditi non appena il provvedimento verrà incardinato in Parlamento: «Siamo ancora una democrazia partecipativa».
Ma la precedenza attribuita da Crosetto alla separazione delle carriere è un’idea condivisa? Fonti vicine al ministro Nordio fanno notare come l’affermazione appaia «sorprendente». Quel che è certo è che il ddl è all’esame della Presidenza della Repubblica, alla quale il governo ha inviato il testo, anche se non si possono fare previsioni sui tempi della firma con cui Sergio Mattarella ne autorizzerà la trasmissione alle Camere. Ricordiamo che il ddl era stato posto all’attenzione del Capo dello Staro (che presiede anche il Csm) da parte di Nordio e del sottosegretario Alfredo Mantovano il 28 maggio, la sera prima del via libera in Cdm. Ma lo stesso testo subì modifiche nella successiva mattinata, prima di essere presentato in conferenza stampa. Ora occorre capire quanto il governo e la maggioranza vogliano spingere a favore della separazione delle carriere a discapito del premierato. Difficile che le due maxi riforme costituzionali possano viaggiare insieme. L’approvazione in Cdm del ddl, a pochi giorni dalle elezioni, fu raccontata, soprattutto da Forza Italia, come un grande risultato che si sarebbe a breve concretizzato nella discussione parlamentare. Ma fu la stessa Giorgia Meloni, nelle ore successive, a rivendicarne l’importanza. Forse perché consapevole che battere in questo momento su una riforma che accresce i poteri del premier può attrarre critiche di forzature pseudo-cesariste. La separazione delle carriere sarebbe invece più spendibile anche a livello comunicativo, e potrebbe trovare sponde tra le opposizioni.
Ovviamente siamo sempre nel campo delle ipotesi, anche perché ancora non si conosce in quale commissione Affari costituzionali la riforma sarà incardinata: se a Palazzo Madama o a Montecitorio. Qualora il premierato passasse a breve al Senato, il passo successivo sarebbe quello di iniziarne la discussione nella prima commissione della Camera. Se lì si trovasse anche il ddl costituzionale di Nordio, si potrebbe creare un ingorgo. È pur vero che nella Affari costituzionali della Camera sono state già fatte audizioni in merito alle quattro pdl sullo stesso tema, quindi si potrebbero dare per assodate quelle riguardanti la parte sulla separazione delle carriere e farne di nuove sui soli articoli concernenti il sorteggio dei membri del Csm e l’Alta Corte disciplinare, così da accorciare i tempi.