Ci ha messo un po’, forse per sbrogliare il complicato groviglio di interpretazioni possibili della vicenda. Ma alla fine la Prefettura di Reggio Calabria ha inviato a Domenico Lucano, eurodeputato Avs e primo cittadino di Riace, la tanto temuta comunicazione che annuncia l’avvio della procedura per la decadenza da sindaco. Secondo il ministero dell’Interno, infatti, la condanna in via definitiva a 18 mesi, pena sospesa, per falso rientra nei casi previsti dalla legge Severino. E così la Prefettura si è vista costretta a inviare una nota al Comune di Riace, con allegato il dispositivo della Cassazione, che annuncia l’avvio della procedura. La condanna rientrerebbe, secondo il Viminale, tra le cause di incandidabilità ed essendo la condanna intervenuta dopo l’elezione, è necessaria una procedura particolare per la decadenza. Il Consiglio comunale dovrà ora prendere atto, entro 10 giorni, della sussistenza della causa di incandidabilità e dichiarare la decadenza di Lucano. In caso ciò non avvenisse, la Prefettura dovrà attivare la procedura prevista dall’articolo 70 del Tuel, con un ricorso al giudice civile davanti al quale il primo cittadino potrà presentare opposizione.

La vicenda è stata analizzata nel dettaglio dal difensore di Lucano, l’avvocato Andrea Daqua, secondo il quale la condanna non rientrerebbe tra i casi previsti dalla Severino. Ma il Viminale ha la possibilità di operare una scelta discrezionale - comunque impugnabile -, cosa che, nel caso di Riace, ha fatto. Un “contenzioso” antico quello tra il ministero dell’Interno e il Comune di Riace, che risale all’epoca in cui a sedere sulla poltrona oggi occupata da Matteo Piantedosi c’era Matteo Salvini, che aveva definito uno “zero” lo stesso Lucano, chiudendo i progetti d’accoglienza. Una decisione, quella, che fu poi bocciata prima dal Tar e poi dal Consiglio di Stato, secondo cui si trattò di una scelta illegittima che comunque svuotò il paese dell’accoglienza. Lucano, nei giorni scorsi, aveva annunciato di voler chiedere alla Prefettura il reinserimento di Riace nel circuito dell’accoglienza. Una visita che l’eurodeputato ha inserito nella sua agenda ma che ancora non ha effettuato. Ora la doccia gelata, con la decisione del Viminale di defenestrarlo.

Stando alla Severino, sono automaticamente sospesi dalle cariche pubbliche gli amministratori che ricadono nella casistica indicata nelle prime tre lettere del comma 1 dell’articolo 10 della Legge: chi ha ricevuto una condanna non definitiva per reati gravi, come mafia, traffico di droga, corruzione e altri reati contro la Pubblica amministrazione; chi è stato condannato in primo grado e la condanna è stata confermata in appello, se la pena è di almeno due anni di reclusione per un reato doloso; chi è stato sottoposto a una misura di prevenzione non definitiva, perché sospettato di appartenere ad associazioni mafiose o criminali. Nulla a che fare con Lucano. Il sindaco, infatti, è stato condannato per violazione dell’articolo 479 in relazione al 476, comma 2, del codice penale. Tale automatismo per lui, dunque, non c’èi: il reato di falso ideologico in atto pubblico (art. 479 c.p.) e falso materiale (art. 476, co. 2 c.p.) non rientra, infatti, tra quelli elencati nell’articolo 11. Ma il Viminale ha potuto fare leva sul dubbio interpretativo: la lettera d) del comma 1 dell’articolo 10 (che disciplina l’ineleggibilità) prevede anche che non possono comunque ricoprire le cariche di presidente della provincia e sindaco coloro i quali hanno subito «condanna con sentenza definitiva alla pena della reclusione complessivamente superiore a sei mesi per uno o più delitti commessi con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti ad una pubblica funzione o a un pubblico servizio diversi da quelli indicati nella lettera c)».

A Lucano non sono contestati né l’abuso di potere né la violazione dei doveri inerenti alla pubblica funzione, anche perché il reato, inizialmente, era contestato come finalizzato al compimento di altri più gravi, come la truffa, per i quali è stato assolto e per i quali veniva tirata in ballo la qualità di sindaco del Comune di Riace. La scelta del ministero, ora, aprirà una nuova stagione giudiziaria per il Comune. «Sono sconfortato - commenta Lucano al Dubbio -. È una situazione che sembra non finire mai. Nei giorni in cui Riace accoglie un migrante che si trova in punto di morte dopo essere stato lasciato senza cure, tocco con mano fino a dove può arrivare la cattiveria. A volte avrei voglia di mollare tutto. Ma ho rispetto per chi mi ha votato, non solo a livello locale, ma in generale, perché oggi Riace è un modello, una testimonianza di quel rispetto per i diritti umani che vogliamo difendere. Ciò che è stato fatto a Riace non è solo un elenco di opere pubbliche, ma un piccolo contributo per cercare di migliorare il mondo. Ed è proprio questo che mi spinge a continuare, a fare scelte politiche. Provo sentimenti contrastanti in questo momento - aggiunge -. Sono vittima di teoremi costruiti ad arte, come ha confermato la giustizia, non solo penale ma anche amministrativa. Il vero obiettivo è togliere voce e spazio a qualcosa che probabilmente ha infastidito molti».

Dopo aver trascorso sette anni «in balia di un teorema creato a tavolino - aveva spiegato annunciando in esclusiva al Dubbio del rischio decadenza -, sono esasperato. Non ho intascato nemmeno un euro, e la sentenza della Cassazione lo dice chiaramente. Perché allora continuano ad accanirsi su di me? Voglio che l’opinione pubblica sappia la verità: sono stato condannato per aver contrastato i memorandum con la Libia e le sue prigioni disumane. Questo è il vero significato della mia condanna, ma la destra lo usa per attaccarmi, indipendentemente dal merito. Volevano solo poter dire: “avete visto che era colpevole?”. Non accettano il dissenso e difendono chi commette violenze sui più deboli, mentre noi dobbiamo rimanere in silenzio. Ma come si può stare tranquilli di fronte a queste ingiustizie? Sono esausto, vogliono farmi fuori di nuovo. Il mio "crimine" è solo questo: essermi opposto a politiche disumane. Ma posso davvero passare tutta la vita così?»