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Si intitola Dalla parte di Jekyll, manifesto per una buona destra il libro di Filippo Rossi in uscita a settembre per i tipi di Marsilio. Pamphlet che non poteva vedere la luce in un momento più opportuno visto che esce in perfetto sincrono con l’avanzata impetuosa di quella destra leghista e salviniana che è figlia, per Rossi di Mister Hyde.
Una prospettiva che non preoccupa solo la sinistra ma anche quello che fino a ieri si chiamava il centrodestra.
Iniziative come quella in corso al Foglio - dove in questi giorni è stato aperto il bando d’arruolamento “per una destra non truce” - nascono dall’allarme rispetto a un dato effettivamente inedito dall’inizio del dopoguerra: quello di una destra senza ancoraggio al centro che viaggia verso il 40 per cento del consenso elettorale e che si prepara a governare il Paese.
E’ chiaro che una prospettiva del genere desta interrogativi e inquietudini: per le incognite che essa presenta, per il suo grado di estremismo e di improvvisazione, per il suo avventurismo in politica estera e la sua mancanza di misura e di visione.
E tuttavia c’è un dato che non si può eludere: e il dato è che in Italia oggi l’unica destra esistente è quella di Salvini e che altre destre non esistono.
Può non essere bello ma è reale. E siccome ciò che è reale è anche razionale sarebbe il caso di capire come si sia arrivati a questa situazione invece di demonizzare una decina di milioni di italiani che votano Salvini.
E per farlo può essere utile ritornare al libro di Rossi e al suo manifesto per la buona destra, perché lì c’è forse involontariamente contenuto
e riassunto il senso di un equivoco.
Già protagonista dell’esperienza finiana, giornalista appassionato alla battaglia delle idee, Rossi nel suo pamphlet mette a tema la dualità della destra italiana.
Secondo lui ci sarebbero due destre: una cattiva, pulsionale intrisa di odio che oggi è ovviamente quella di Salvini ( mister Hyde); una buona, laica, inclusiva, autorevole ma non autoritaria, capace di raccogliere le sfide della modernità, ( Dottor Jekyll).
Dicevamo di un equivoco che sta tutto in questo manicheismo che in realtà nasconde un’imbarazzante indeterminatezza. Che significa infatti dire che una buona destra è laica, inclusiva, realista, autorevole? Risposta: non significa nulla. Si tratta infatti di qualità morali, generiche e non politiche che ciascuno si attribuisce volentieri ma non spiegano assolutamente niente sul senso e la declinazione che si vorrebbe dare alla destra. Che destra vogliono infatti i Rossi e quelli a cui non piace il Truce, come i “foglianti” appellano il vicepremier leghista? Non si capisce.
La destra ha immaginato che dentro questo suo campo largo di benpensanti coltivato per decenni in tempi più tranquilli fossero magicamente racchiuse le virtù della moderazione politica. Salvo poi accorgersi che è la stessa maggioranza che oggi vota in massa per la Lega di Salvini. Perché di fronte al nuovo ciclo politico venuto con la crisi mondiale, questa destra moderata, i cui ceti di riferimento venivano intanto proletarizzati dalla globalizzazione, s’è trovata a balbettare. A oscillare tra la retorica di un patriottismo coccardiero e la prassi di una subordinazione acritica alle linee dettate dalla tecnocrazia europea.
E’ così che soprattutto in Italia questa destra moderata è stata travolta da una forza più radicale che ha agguantato tre temi della destra agitandoli con brutale violenza: immigrazione, sicurezza sociale e tasse. Insomma è stata l’indeterminazione della destra italiana del dopoguerra ad aver generato la determinazione radicale dell’attuale destra salviniana.
Che è poi quanto accade nel romanzo di Stevenson proprio al dottor Jekyll. Che non è affatto un personaggio positivo: perché ad aver generato Hyde è proprio Jekyll nella sua stolta idea di rimuovere da sé l’ombra e il male invece di riconoscerlo al proprio interno, di affrontarlo e trasformarlo. Che in termini politici significa dare forma culturale e politica a un bagaglio di pulsioni, di istinti e anche di paure che si agitano legittimamente nella società.
Una cosa che la destra non è mai stata capace di fare. Per questo Salvini vola verso il 40 per cento. E per questo c’è il populismo da cui non ci salveranno né Mara Carfagna né le vecchie zie di Longanesi.