Quante probabilità ci sono che il Consiglio superiore della magistratura approvi una delibera che ponga un freno alla partecipazione dei magistrati ad eventi organizzati in via esclusiva da partiti politici? Molto poche considerando gli attuali equilibri a Palazzo Bachelet. Sulla carta, infatti, solo i togati di Magistratura indipendente, il gruppo conservatore, sono propensi ad una stretta. Il tema della partecipazione dei magistrati ad "eventi pubblici" è tornato ancora una volta di attualità questa settimana (vedasi Il Dubbio del 9 aprile, ndr) con la richiesta da parte del professore Felice Giuffré, componente laico del Csm in quota Fratelli d’Italia, di apertura di una pratica che dovrebbe contemperare la libertà di manifestazione del pensiero, di riunione e di associazione delle toghe nel rispetto però dell’interesse costituzionale alla garanzia del prestigio, della credibilità, dell’indipendenza e dell’autonomia della magistratura.

Va detto che da anni il Csm cerca di mettere un punto fermo al riguardo, ma tutti i tentativi sono sempre puntualmente naufragati. E ciò a differenza di quanto accade nelle altre magistrature dove i limiti sono molto stringenti. La giustizia amministrativa, ad esempio, ha anche delle regole di condotta ferree circa l'utilizzo dei social. «Sempre più spesso negli ultimi mesi è stato posto all’attenzione, sia del Csm e sia nel dibattito pubblico, il tema del corretto bilanciamento tra le libertà di manifestazione del pensiero, di riunione e di associazione del magistrato, e i limiti che alle stesse situazioni giuridiche derivano in considerazione del suo particolare status di appartenente all’ordine giudiziario e, dunque, in ragione delle delicatissime funzioni che l’ordinamento gli assegna», ha ricordato Giuffrè, in attesa che la sua richiesta di apertura pratica ottenga il via libera da parte del Comitato di presidenza del Csm. La Corte costituzionale, con diverse sentenze, la prima già nel 1976, è intervenuta sul punto mettendo dei limiti, anche impliciti, alla libertà di manifestazione di pensiero, di riunione e di associazione dei magistrati, proprio con l’esigenza di tutela del prestigio e della credibilità dell’ordine giudiziario e quindi dell’autonomia e dell’indipendenza del potere giurisdizionale.

«A bilanciare le istanze di libertà individuale e altri interessi di pregio costituzionale sono del resto poste anche le previsioni normative di rango primario che valgono a sanzionare talune condotte extra-funzionali del magistrato o a considerare in sede di valutazione di professionalità i prerequisiti di equilibrio e indipendenza», ha puntualizzato Giuffrè, evidenziando il rilievo particolarmente delicato della questione alla luce dell’enorme ampliamento di canali e, quindi, di opportunità comunicative “senza filtri” che le nuove tecnologie e, in particolare, i social network offrono anche agli appartenenti all’ordine giudiziario.

Con l'approssimarsi della campagna referendaria sulla riforma della separazione delle carriere, che il governo vuole portare a casa prima possibile, è prevedibile che si moltiplicheranno gli eventi di partito a cui prenderanno parte le toghe. Già adesso esponenti dei gruppi progressisti della magistratura, contrarissimi a qualsiasi paletto, hanno presenziato ad iniziative dei partiti dell’opposizione contrari alla riforma sollevando molte polemiche.

Fra i casi più noti, quello pm antimafia Eugenio Albamonte, intervenuto in una sezione del Pd a Roma, e quello del segretario di Magistratura democratica, il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Stefano Musolino, che, per aver partecipato ad un dibattito in un centro sociale ed aver criticato alcuni provvedimenti del governo, era stato anche oggetto di un procedimento per incompatibilità ambientale al Csm, poi archiviato, aperto su richiesta delle laiche Isabella Bertolini (FdI) e Claudia Eccher (Lega).

Su questa tematica Magistratura indipendente, nel corso dell'ultima riunione del Comitato direttivo centrale dell’Associazione nazionale magistrati, si era fatta promotrice di una mozione, non approvata, che invitava i colleghi a declinare l’invito a partecipare ad eventi «organizzati in via esclusiva da partiti politici in occasione della prossima campagna referendaria».

«La credibilità della magistratura è un valore essenziale in uno Stato democratico: si custodisce e si coltiva tanto nell’esercizio delle funzioni, quanto con i comportamenti pubblici dei singoli», avevano scritto le toghe di Mi, ponendo l’accento sul principio secondo cui il magistrato non solo deve essere ma anche "apparire" imparziale e indipendente.

«Chiaramente l’Anm non mancherà di esprimere la propria posizione in convegni, incontri con la cittadinanza ed in eventi organizzati dai gruppi parlamentari, nazionali o regionali, ai quali è opportuno che partecipino magistrati che ricoprono ruoli nell’ambito dell’Anm o delegati», avevano comunque aggiunto le toghe di Mi, le uniche che potrebbero dunque concordare con l’iniziativa di Giuffrè.

Laconico, invece, il commento del togato indipendente del Csm Andrea Mirenda: «Viviamo in una bolla tutta nostra, fatta solo di diritti e di scarsa attenzione verso il punto di vista esterno. E la domanda resta sempre la stessa: ferma la libera manifestazione del pensiero, giova al prestigio della magistratura essere il prezzemolo politico ovunque?».