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BRUNO CHERCHI MAGISTRATO, CHIARA COLOSIMO PRESIDENTE COMMISSIONE ANTIMAFIA
Oggi all’Antimafia si dovrebbe discutere sulla proposta, avanzata dalla presidente Chiara Colosimo, di modificare la legge sul funzionamento della commissione oppure inserire un articolo ad hoc nel regolamento interno riguardante la questione di “conflitto di interesse”, nata con la presenza di due commissari grillini, gli ex magistrati Roberto Scarpinato e Federico Cafiero de Raho.
Questa proposta, venuta fuori dopo la mancata astensione dei due commissari del Movimento 5Stelle dai fatti che li riguardano indirettamente, ha acceso un feroce scontro politico. C'è chi parla di antiche motivazioni politiche tra destra e sinistra, chi di una regia occulta volta ad estromettere due ex magistrati antimafia che avrebbero conoscenze importanti sulle stragi e per questo farebbero paura, chi la riduce a una questione di scontro con la magistratura.
Eppure, basterebbe applicare il rasoio di Occam per comprendere che la motivazione di questa proposta è molto semplice. La commissione Antimafia si è ritrovata a esaminare due temi ben specifici, in particolare le indagini che Paolo Borsellino stava svolgendo nei suoi ultimi 57 giorni di vita per arrivare a identificare sia l'esecuzione che il movente della strage di Capaci, dove perse la vita il suo collega e fraterno amico Giovanni Falcone. Esplorando la Via Crucis che dovette affrontare il giudice, inevitabilmente si è dovuto fare i conti con le problematiche interne alla procura di Palermo di allora. «Ho scoperto cose terribili», disse Borsellino alla sorella di Falcone come lei stessa testimoniò innanzi al Csm nel 1992. Il riferimento era alla procura, tanto che le disse di aspettare nel denunciare i fatti di sua conoscenza relativi a suo fratello riguardanti l'allora procuratore Pietro Giammanco e non solo. Lo stesso Borsellino, durante il suo intervento a Casa Professa, disse testualmente: «Falcone approdò alla procura della Repubblica di Palermo dove, a un certo punto ritenne, e le motivazioni le riservo a quella parte di espressione delle mie convinzioni che deve in questo momento essere indirizzata verso altri ascoltatori, di non poter più continuare ad operare al meglio».
E il magistrato Antonella Consiglio al Csm disse testualmente: «Dopo la morte di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino ha subito un grosso trauma emotivo ed era determinato nel far luce sui fatti anche della procura, e comunque, diciamo, era una cosa che lui stava sicuramente preparando, a cui pensava».
Il punto è che il senatore grillino Roberto Scarpinato, all'epoca in procura, avrebbe ricevuto anche una confidenza di Borsellino, e come emerge dagli atti si trattava di una questione, più nello specifico relativa a un politico, connessa all'indagine mafia- appalti ( di cui l'attuale commissario in Antimafia era tra i titolari). E poi come non notare anche l'intervista di Massimo Giletti, nel programma “Lo Stato delle Cose”, sullo stesso argomento all’ex procuratore generale di Palermo?
Quindi l'attuale commissione Antimafia, al di là delle intercettazioni tra l’ex magistrato palermitano Gioacchino Natoli e il senatore M5S, si ritroverebbe nell'impossibilità di svolgere la sua attività con un approccio laico. Nessuno, almeno spero, vorrebbe estromettere Scarpinato dalle attività riguardanti la mafia attuale, ma qui si tratta di temi ben specifici. Per quanto riguarda Cafiero de Raho il problema è simile: si tratta della questione dei presunti dossieraggi, avvenuti all'interno della Direzione nazionale antimafia di cui lui ne era capo.
Che i due ex magistrati siano coinvolti indirettamente (ribadiamolo: nessuna questione penale), lo conferma la richiesta della commissaria Lella Paita di Italia Viva di sentirli in audizione. Si sono rifiutati anche perché il regolamento non consente di convocarli. Questi sono i fatti e si è creata per la prima volta nella storia della commissione Antimafia questo grave problema che va sanato. È tutta qui la motivazione che ha spinto la presidente Chiara Colosimo ad avanzare una modifica della legge istitutiva, oppure l'introduzione di un articolo specifico nel regolamento. Sarebbe auspicabile farlo senza scontro, e il Partito democratico potrebbe contribuire in maniera costruttiva senza farsi condizionare, almeno per una volta, dal Movimento Cinque Stelle. È in ballo la verità dei fatti, lo scontro ideologico dovrebbe starne fuori.