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Elisabetta Gualmini e Alessandra Moretti
Passa in mano alla Commissione Juri la richiesta di revoca dell’immunità parlamentare delle eurodeputate del Pd Elisabetta Gualmini e Alessandra Moretti, finite dopo oltre due anni dagli arresti nel tritacarne mediatico-giudiziario del Qatargate. Il deferimento della vicenda alla Commissione è stato annunciato alle 18 di oggi dalla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, durante la plenaria a Strasburgo. Le due eurodeputate, nei giorni scorsi, si sono autosospese dal gruppo dei Socialisti e democratici, di fatto anticipando le mosse del partito, che già all’epoca del coinvolgimento di Andrea Cozzolino optò per una rinuncia totale al garantismo. Con alcune eccezioni eccellenti, come l’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando e l’ex capo della Dna Franco Roberti, infatti, i dem preferirono la cautela, nonostante sin dall’inizio l’inchiesta sia risultata instabile e incerta. Non solo per il metodo di acquisizione delle prove - di fatto raccolte quasi esclusivamente dai Servizi segreti, cosa che in Italia non sarebbe possibile -, ma anche per la qualità del materiale raccolto e per l’affidabilità del super pentito dell’inchiesta, l’ex europarlamentare Pier Antonio Panzeri. La cui credibilità è stata smentita persino dal principale investigatore del caso, Ceferino Alvarez Rodriguez, che confermava a Francesco Giorgi, ex assistente di Panzeri e tra i principali indagati del caso, di come la procura non credesse ad una parola del proprio teste chiave. Ma non solo: il presunto scandalo di corruzione è rimasto, per giunta, senza corruttori, data la rinuncia, da parte del Belgio, di perseguire il ministro del lavoro del Qatar Ali bin Samikh Al Marri, Abderrahim Atmoun, attualmente ambasciatore del Marocco in Polonia, e Mohamed Belharache, funzionario del servizio segreto estero marocchino (la Dged). L’inchiesta sembra dunque essere su un binario morto. Così la procura ha tentato, nel frattempo, di allungare la lista degli indagati. A gennaio, infatti, tre assistenti legati al gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D) sono stati coinvolti nell’inchiesta, e poco dopo è finita sul registro degli indagati anche l’ex eurodeputata socialista belga Maria Arena, che fino a quel momento non era mai stata formalmente accusata. Panzeri, inizialmente, aveva fatto proprio il suo nome. Ma non piacque, così gli fu chiesto di farne degli altri, tra i quali anche quelli dell’eurodeputata Moretti, come si legge in un documento depositato dagli avvocati di Panzeri, Laurent Kennes e Marc Uyttendaele. La richiesta nei confronti di Moretti e Gualmini rappresenta la prima azione firmata dalla nuova giudice istruttrice, Pascale Monteiro Barreto, che ha preso il posto di Aurélie Déjaiffe, dimessasi a febbraio, dopo l’addio di Michel Claise, il “Di Pietro belga”, costretto a ritirarsi nel giugno 2023 per via degli affari di suo figlio col figlio di Arena (poi arrestato per traffico di droga). Il nome di Moretti era emerso fin dall’inizio dell’inchiesta, legato al presunto coinvolgimento di Cozzolino (liberato dopo quattro mesi di domiciliari), il belga Marc Tarabella e Arena. I quattro erano indicati come un “quadrumvirato” che avrebbe agito con «precisione, attenzione ed efficacia» per favorire gli interessi del Qatar, accusa che Moretti ha sempre respinto. Il suo nome è emerso per la prima volta nella relazione stilata dalla Polizia federale belga il 15 luglio 2022, un documento che riprendeva in modo quasi identico quello preparato precedentemente dai servizi segreti. In questa relazione, Moretti era indicata come parte di una rete legata a Panzeri e Giorgi. Le informazioni a suo carico erano contenute in poche righe, solo i suoi dati personali, senza alcun altro dettaglio concreto. Fu poi lo stesso Panzeri, durante un interrogatorio, a rivelare che, in vista di una votazione della Commissione Libe del Parlamento Europeo sulla possibilità di consentire ai cittadini del Qatar di entrare in Europa senza visto, Giorgi si sarebbe attivato per garantire il voto favorevole anche da parte di Moretti. Si parlò anche di un presunto viaggio per Moretti e suo figlio, organizzato e pagato per assistere alla partita Germania-Spagna ai Mondiali del 2022 in Qatar, ma alla fine il viaggio non si sarebbe mai concretizzato. In merito al Marocco, Panzeri ha dichiarato che il nome di Moretti, insieme a quello di altri, tra cui Cozzolino, venne fatto da lui a Abderrahim Atmoun, l’ambasciatore del Marocco in Polonia, accusato di aver consegnato buste di denaro in contante a lui e a Giorgi. Atmoun avrebbe cercato persone che potessero essere «utili» alla causa marocchina e da coinvolgere per convogliare i voti della comunità marocchina in Italia. Tuttavia, dopo anni di indagini, non è emersa alcuna prova concreta a sostegno di queste dichiarazioni. Ancora più labili gli elementi a carico di Gualmini: il suo nome è stato menzionato in alcune intercettazioni, sempre in relazione alla questione dei visti. La palla, dunque, passa ora alla Commissione Juri, che in passato aveva già “scaricato” l’ex vicepresidente del Parlamento Eva Kaili, anche lei tra gli indagati nel presunto scandalo di corruzione. E Kaili aveva interrogato la stessa Commissione sperando di smuovere un dibattito che il Parlamento ha invece sempre rifiutato: «Come può il Parlamento europeo tollerare la violazione di tutti questi diritti?», aveva chiesto dopo il rifiuto di valutare una possibile violazione dell’immunità parlamentare dell’eurodeputata. Domanda che non ha mai ricevuto risposta.