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È una decisione unica, la prima del suo genere. E consentirà, forse, di fare chiarezza sulle ingerenze dei Servizi segreti (Vsse) nell’indagine Qatargate, il caso di presunta corruzione internazionale che ha minato alle fondamenta il Parlamento europeo. Martedì sera, la Chambre des mises en accusation di Bruxelles ha infatti accolto la richiesta di Dimitri De Beco, legale belga dell’ex eurodeputato Andrea Cozzolino, di chiedere il parere del Comitato R (l’organo di controllo della sicurezza dello Stato) sulla regolarità dell’inchiesta condotta praticamente quasi per intero dal Vsse: il 90 per cento degli atti d’inchiesta, aveva evidenziato infatti De Beco in aula lo scorso 18 giugno, è opera degli 007. Non solo del Belgio, ma anche di altri Paesi. Un’impronta impressa sin dal primo atto inserito in questo corposo fascicolo, con un lavoro costante, caratterizzato anche dalla presenza dei poliziotti in borghese nell’Europarlamento per controllare le opinioni politiche dei parlamentari.
«Sono molto soddisfatto di questa decisione - ha commentato a Le Soir De Beco -. Per quanto ne so, è la prima volta che un tribunale penale chiede un parere al Comitato R sulla legalità di tali metodi. La Chambre des mises en accusation riconosce l’importanza in questo dossier del ruolo svolto dalla Sicurezza dello Stato. E che non bisogna fidarsi ciecamente della loro indagine, ma verificarne i metodi». Secondo il legale, l’indagine dell’intelligence è «profondamente problematica: quello che denuncio è che non è stata la Sicurezza a trasmettere informazioni alla giustizia per aprire le indagini, è stata la Sicurezza a condurre l’indagine al posto del giudice istruttore e degli inquirenti. E che, quando è stata avviata l’indagine, i Servizi segreti hanno continuato a indagare parallelamente. I Servizi hanno ascoltato i parlamentari, cosa che la giustizia, per esempio, non avrebbe potuto fare».
Stando alla ricostruzione degli avvocati, i Servizi avrebbero ascoltato, pedinato e indagato degli europarlamentari violando la loro immunità, bypassando così le regole che avrebbero invece impedito alla polizia di spingersi così oltre. Senza contraddittorio e senza possibilità di intervento, dunque, i Servizi hanno potuto raccogliere materiale a proprio piacimento, senza alcun obbligo di analizzare eventuali elementi a discarico, continuando ad indagare anche dopo aver passato la palla alla polizia.
La richiesta di De Beco si fonda sull’articolo 131 bis del Codice di procedura penale: quando nel fascicolo sono presenti documenti frutto del lavoro dei Servizi, le parti possono chiedere al Comitato R un parere scritto sulla legalità del metodo di raccolta dei dati. Stando al fascicolo - e per stessa ammissione della procura belga - l’inchiesta Qatargate è nata proprio sulla base di informazioni trasmesse dai Servizi segreti: a partire dal 26 aprile 2022, infatti, la Commissione amministrativa Bim (che vigila sulle indagini della Vsse) ha inviato diverse note alla procura federale. Il primo verbale è quello nato dalla perquisizione effettuata a casa dell’ex eurodeputato Pier Antonio Panzeri, presunto vertice dell’organizzazione e super “pentito” dell’inchiesta, la cui credibilità è stata messa in discussione dall’ispettore capo dell’inchiesta, in un audio registrato da Francesco Giorgi, suo ex assistente e marito di Eva Kaili, ex vicepresidente dell’Europarlamento, anche lei indagata, aveva smontato la portata del suo contributo. Ma non solo: il 13 luglio 2022 i Servizi hanno inoltrato un documento, intitolato “Ingerenza nel Parlamento Europeo”, nel quale si descrive una vasta rete di corruzione che avrebbe coinvolto diversi soggetti, tra i quali Panzeri, Cozzolino e Giorgi, sempre dando per accertati i fatti, nota poi integrata con un ulteriore appunto del 15 luglio. Ed è proprio quello il giorno in cui la procura ha iscritto i primi indagati. Registro arricchito di ulteriori nomi a seguito di un’ulteriore nota del Vsse del 31 agosto 2022, riguardante il traffico telefonico di Panzeri. Gli arresti, come noto, sono scattati il 9 dicembre 2022. Con una selezione dei nomi inseriti nel fascicolo dai Servizi. Sono diverse le note degli 007 belgi nel fascicolo, tutte zeppe di informazioni e dettagli. E il loro ruolo è ancora più chiaro grazie ad una lettera del 3 gennaio 2023, inviata ancora una volta dalla Commissione Bim alla procura, nella quale si evidenzia, tra le altre cose, che «sulla base dei dati portati a conoscenza della Commissione Bim dai servizi della Vsse», risultava che l’esecuzione di «diversi metodi particolari di intelligence ha consentito di evidenziare l’esistenza di gravi indizi relativi ad una possibile commissione di fatti di organizzazione criminale». Informazioni che era stato possibile raccogliere grazie al contenuto di «diverse conversazioni intercettate, di cui sono allegate relazioni/ritrascrizioni totali o parziali tradotte e gestite dalla Vsse, nonché dall’analisi dei fatti visualizzati e di vari altri elementi raccolti, tra cui elementi finanziari». Inoltre,come già evidenziato dal Dubbio, erano stati i servizi a sorvegliare l’appartamento di Kaili e non la polizia.
I metodi utilizzati dai Servizi, si legge nell’ordinanza licenziata dal collegio presieduto dal giudice Brice De Ruyver, «non equivalgono ad attività di investigazione giudiziari». Eppure, sono proprio gli elementi raccolti dai Servizi a costituire la base del mandato di arresto di Cozzolino e Giorgi, un cortocircuito che in Italia avrebbe reso nullo ogni atto. Inoltre, è solo la presunta flagranza l’elemento a carico di Kaili, resa possibile solo dalla presenza dei servizi davanti casa sua - un eurodeputato - nonostante Giorgi fosse già stato arrestato. «Tenuto conto del gran numero e del tipo di metodi di raccolta dei dati raccolti dai servizi di intelligence - continua la Corte -, è necessario verificarne la regolarità, chiedendo un parere scritto del Comitato R sulla legalità di tali metodi, come previsto dall’articolo 131 bis del codice di istruttoria penale». Da qui l’incarico al giudice istruttore «di compiere i passi necessari affinché tale richiesta di parere sia trasmessa senza indugio al Comitato R e di trasmettere alla Corte, sezione dell’accusa, le risposte che tale Comitato le riserva». Un intervento che potrebbe cambiare per sempre le sorti dell’ormai famigerato Qatargate.