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LaPresse
Il Qatargate rischia di essere un processo alla politica e alle espressioni di voto all’interno della principale assemblea rappresentativa dell’Europa. E chi ha votato in un certo modo rischia di essere processato per quello stesso voto. È la prima volta che accade: un processo alle opinioni politiche. Un rischio sempre più chiaro dopo la scelta della procura belga di chiedere la revoca dell’immunità delle due eurodeputate del Pd Elisabetta Gualmini e Alessandra Moretti.
I loro nomi sono gli ultimi, in ordine di tempo, tra quelli tirati fuori dal cilindro dalla procura belga, che ha istruito il caso Qatargate. Un presunto scandalo di corruzione internazionale rimasto, fino a questo momento, senza prove, avvolto piuttosto da molte ombre, specialmente riguardo le modalità delle indagini. I dubbi sull’inchiesta riguardano non solo le modalità di raccolta delle prove — basate quasi esclusivamente sulle attività dei Servizi segreti — ma anche la qualità del materiale e l’affidabilità del principale teste dell’accusa, l’ex europarlamentare “pentito” Pier Antonio Panzeri, ritenuto il vertice della presunta associazione a delinquere.
La sua credibilità, però, è stata messa in discussione persino dal capo degli investigatori, Ceferino Alvarez Rodriguez, che aveva confidato a Francesco Giorgi, ex assistente di Panzeri e tra gli indagati principali, come la procura non ritenesse attendibili le dichiarazioni del proprio testimone chiave. Inoltre, il presunto scandalo di corruzione è rimasto privo di corruttori, dato che il Belgio ha deciso di non procedere contro figure di spicco come il ministro del Lavoro del Qatar, Ali bin Samikh Al Marri, l’ambasciatore del Marocco in Polonia, Abderrahim Atmoun, e Mohamed Belharache, funzionario dei servizi segreti esteri marocchini (Dged).
La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha annunciato lunedì, durante la sessione plenaria a Strasburgo, il deferimento della questione alla Commissione Juri, che dovrà poi pronunciarsi sulla richiesta della procura belga. Le due eurodeputate si sono subito autosospese dal gruppo dei Socialisti e Democratici, anticipando di fatto le decisioni del partito, che aveva già mostrato un approccio poco garantista quando a finire nel mirino era stato l’allora eurodeputato Andrea Cozzolino, anche lui coinvolto nella vicenda e subito scaricato dal Pd. La scelta di chiedere la revoca dell’immunità per Gualmini e Moretti rappresenta, dunque, la prima iniziativa della nuova giudice istruttrice, Pascale Monteiro Barreto, che ha preso il posto di Aurélie Déjaiffe, dimessasi a febbraio, dopo l’addio di Michel Claise, costretto a ritirarsi nel giugno 2023 per via degli affari di suo figlio col figlio dell’eurodeputata Maria Arena (poi arrestato per traffico di droga).
Le due eurodeputate potranno ora essere ascoltate dalla Commissione Juri, che aveva invece negato tale possibilità all’ex vicepresidente Eva Kaili, anche lei indagata. «Allo stato - spiega il professor Vittorio Manes, difensore di Gualmini -, non possiamo entrare nel merito di contestazioni che neppure conosciamo nei loro precisi contorni. Vi è solo una richiesta di sospendere l’immunità, rimessa alla scelta discrezionale del Parlamento europeo, scelta alla quale l’onorevole Gualmini si rimetterà con totale serenità, potendo confidare sul fatto di non essere mai stata neppure a conoscenza di accordi irregolari o illeciti, e tantomeno di aver mai prestato alcun sostegno, diretto o indiretto, ad alcuna attività illecita in favore del Qatar, del Marocco o di qualsivoglia organizzazione affaristica volta a favorire questi o altri paesi».
Ma gli elementi sono labilissimi. Il nome di Moretti era emerso fin dalle prime fasi dell’inchiesta, collegato al presunto coinvolgimento di Cozzolino (liberato dopo quattro mesi di arresti domiciliari), del belga Marc Tarabella e di Maria Arena. I quattro erano stati descritti come un “quadrumvirato” che avrebbe agito con «precisione, attenzione ed efficacia» per promuovere gli interessi del Qatar, accuse sempre respinte da Moretti. Il suo coinvolgimento era stato segnalato per la prima volta in una relazione della Polizia federale belga del 15 luglio 2022, un documento che riprendeva quasi integralmente un precedente rapporto dei servizi segreti.
In quella relazione, il nome di Moretti compariva all’interno di una rete collegata a Panzeri e Giorgi, ma le informazioni a suo carico si limitavano a pochi dati personali, senza ulteriori dettagli concreti. Successivamente, fu lo stesso Panzeri, durante un interrogatorio, a sostenere che Giorgi si sarebbe attivato per assicurare il voto favorevole di Moretti in occasione di una votazione della Commissione Libe del Parlamento europeo sull’ingresso senza visto dei cittadini del Qatar in Europa. Si parlò anche di un viaggio in Qatar per assistere alla partita Germania-Spagna ai Mondiali del 2022, organizzato e pagato per Moretti e suo figlio, che però non si sarebbe mai realizzato.
Per quanto riguarda il Marocco, Panzeri dichiarò che il nome di Moretti, insieme a quello di altri, tra cui Cozzolino, era stato menzionato a Abderrahim Atmoun, ambasciatore marocchino in Polonia, accusato di aver consegnato buste di denaro contante a lui e a Giorgi. Atmoun avrebbe cercato figure «utili» alla causa marocchina, in grado di convogliare i voti della comunità marocchina in Italia. Tuttavia, dopo anni di indagini, non è stata trovata alcuna prova concreta a sostegno di queste accuse.
Gli elementi contro Gualmini sono ancora più fragili: dal verbale dell’unica riunione citata dagli atti d’indagine, quella del Gruppo dei Socialisti del 16 novembre 2022, emerge infatti chiaramente che Gualmini si oppose alla richiesta di cancellare il dibattito sulla Coppa del Mondo in Qatar, posizione che esclude qualsiasi prova di un possibile condizionamento di Gualmini, che anzi si schierò apertamente contro quella proposta ritenuta dalla procura funzionale agli obiettivi della presunta organizzazione criminale.
Ma non solo, si trattava del primo in assoluto tra Gualmini e Giorgi. Proprio per questo motivo, e considerato il fatto che si era espressa in contrasto con la linea sostenuta da altri deputati, Gualmini decise, per semplice cortesia istituzionale, di inviare un messaggio a Giorgi per chiarire la propria posizione. Inoltre, Gualmini non ha mai fatto parte di Commissioni che trattavano questioni legate al Qatar, non ha mai partecipato a missioni ufficiali in quel Paese e non ha mai incontrato cittadini qatarini. Insomma, l’unico elemento in mano alla procura è la sua opinione politica.
E che le opinioni politiche degli europarlamentari siano state analizzate è un dato emerso dalle stesse carte: polizia e servizi, infatti, hanno monitorato la posizione politica della presidente Metsola e delle vicepresidenti Kaili e Pina Picierno. Un particolare che emerge nel mare magum di documenti finiti nel fascicolo, tra i quali spiccano alcuni verbali di polizia sulla missione organizzata dal Parlamento europeo a Rabat, in Marocco, in occasione della riunione organizzata dall’Assemblea parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo il 10 ottobre 2022.