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Probabilmente slitterà a gennaio il primo sì alla riforma costituzionale relativa alla separazione delle carriere, al doppio Csm e all’Alta Corte disciplinare. Lo ha preannunciato il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto nel congedarsi ieri dalla commissione Affari costituzionali della Camera, dov’è proseguito il voto sugli emendamenti. «Saremo in aula il 29 novembre», ha detto il numero due di via Arenula, che segue il dossier per conto dell’Esecutivo. Poi ci sarà un’altra seduta «a dicembre, probabilmente», ha aggiunto, «non so se riusciremo a chiuderlo a dicembre, se no si chiuderà a gennaio, il primo passaggio. Dopo i quattro passaggi», ha rassicurato, «tutti tranquilli perché c’è il referendum. È una scelta che spetta non solo al Parlamento ma soprattutto al popolo: se le norme saranno degne di entrare in Costituzione lo deciderà la gente».
La prossima settimana, in particolare lunedì alle 12, la commissione si dedicherà invece al decreto Flussi, nel quale confluiranno anche le norme del decreto Paesi sicuri, per poi tornare a lavorare, mercoledì 27 novembre, sul ddl costituzionale di Nordio. Si rinvia invece sulla riforma della Corte dei Conti, che ha come primo firmatario il capogruppo di FdI alla Camera Tommaso Foti.
Comunque la prima Commissione di Montecitorio ieri mattina ha sospeso l’esame del ddl sulla separazione delle carriere: una scelta compiuta in modo da consentire ai deputati di recarsi in Emilia Romagna e Umbria per la campagna elettorale delle Regionali. È stata dunque annullata la riunione pomeridiana inizialmente prevista a partire dalle 14. Intanto, come avvenuto per i primi due, sono stati votati e respinti gli emendamenti soppressivi, tutti delle opposizioni, dell’articolo 3 del testo di Nordio. Si tratta del passaggio con il quale si intende sostituire integralmente l’articolo 104 della Costituzione, introducendo due distinti Consigli superiori della magistratura – uno per i giudicanti e l’altro per i requirenti – e il sorteggio per i membri degli organi di governo autonomo delle toghe. Accantonato invece «per un approfondimento» l’emendamento presentato da Alleanza Verdi e Sinistra, sottoscritto anche da Federico Fornaro del Partito democratico e Maria Elena Boschi di Italia Viva, allo stesso articolo, che puntava a prevedere il rispetto della parità di genere nella composizione dei due Csm. «Il suo accantonamento è un fatto politico importante: una parte maggioritaria della magistratura è composta da giudici di sesso femminile e non si comprende perché gli organismi dirigenti non debbano prendere atto di questo dato di realtà» ha dichiarato Filiberto Zaratti, capogruppo di Avs nella commissione. «Sono stati accantonati tre emendamenti sulla questione della parità di genere, benché io e gli altri relatori, in accordo con il governo, avessimo dato un parere contrario ritenendo che la questione di genere debba essere affrontata da una legge di riforma e non inserita in Costituzione», ha spiegato invece il presidente della commissione, Nazario Pagano (Forza Italia), co-relatore del provvedimento.
«Molto probabilmente si farà un ordine del giorno o qualcosa del genere, perché inserire questa cosa in Costituzione, oltre che complicata, è inappropriata», ha concluso l’azzurro.
«Il meccanismo del sorteggio integrale per la composizione del Csm finirà per individuare, almeno in alcuni casi, magistrati privi delle conoscenze necessarie a svolgere con professionalità, preparazione e autorevolezza il ruolo fondamentale assegnato», ha invece stigmatizzato il deputato del Movimento 5 Stelle Federico Cafiero de Raho. A lui si è unito nella critica il capogruppo del Pd in commissione Giustizia Federico Gianassi: «La destra procede con strappi ideologici, come per gli interventi sulla Corte di Conti o in materia di separazione delle carriere o come ha fatto con l’abrogazione dell’abuso d’ufficio».
A difendere il ddl costituzionale ci ha pensato ancora una volta il vicepremier, e leader di FI, Antonio Tajani: «Nella riforma sulla separazione delle carriere e nella riforma generale sulla giustizia non abbiamo mai pensato, per esempio, di avere magistrati di nomina governativa. Questo è quel che regola il rapporto tra i diversi poteri dello Stato, il cui equilibrio è fondamentale per la democrazia del nostro Paese».
Del tema ne discuterà il Comitato direttivo centrale dell’Anm, che si riunirà domani e domenica in Cassazione: il terzo punto all’ordine del giorno del “parlamentino” è proprio “Riforme costituzionali dell’assetto della Magistratura: valutazioni ed eventuali iniziative”. Non si escludono mobilitazioni contro il ddl Nordio: si comincerà probabilmente con un’assemblea straordinaria dei magistrati da convocare per metà dicembre.