Partirà il prossimo 29 gennaio il processo di secondo grado a carico di Alessia Pifferi, la 38enne condannata all'ergastolo per l'omicidio volontario aggravato della figlia Diana di 18 mesi, abbandonata per 6 giorni dentro la casa di via Parea, a Milano, il 14 luglio 2022 e morta di stenti nella culla. La donna, assistita dall'avvocato Alessia Pontenani, comparirà davanti alla Corte d'assise d'appello di Milano per chiedere la riforma della sentenza di primo grado che ha già escluso l'aggravante della premeditazione. Diana Pifferi è stata abbandonata nella casa di zona Ponte Lambro con le finestre aperte, dentro a un lettino, con una bottiglietta d'acqua e un biberon di latte, mentre Alessia Pifferi trascorreva una settimana con il suo compagno nella Bergamasca, il primo di diverse persone, incluse la sorella e la madre, a cui mentirà su dove si trovasse la piccola in quei giorni.

Davanti al collegio di primo grado della Corte d'assise presieduto dal giudice Ilio Mannucci Pacini, la difesa ha sollevato dubbi su un grave deficit cognitivo della donna sin dall'infanzia, portando anche documentazione redatta dalle psicologhe del carcere che sono finite indagate per falso e favoreggiamento dal pm Francesco De Tommasi. Il processo d'appello partirà proprio a un anno dalle prime perquisizioni del fascicolo 'Pifferi bis', indagine ancora aperta della Procura di Milano. La perizia psichiatrica disposta dai giudici ha escluso che la 38enne non fosse in grado di intendere e di volere al momento dei fatti.