Dalla lettura delle relazioni sull’amministrazione della giustizia presentate dai vertici della Cassazione e delle Corti d’Appello emerge, per l’ambito civilistico, un’attenzione costante ai nuovi istituti introdotti dalle ultime riforme. L’evoluzione del diritto negli ultimi anni ha mostrato un bilanciamento tra innovazione normativa ed esigenze di efficienza processuale: novità come la digitalizzazione delle udienze, il rinvio pregiudiziale e la specializzazione delle sezioni giudicanti hanno contribuito a una maggiore rapidità nella definizione delle controversie. Tuttavia, restano criticità legate alla gestione del carico di lavoro, alle carenze di organico e all’impatto di alcune riforme, soprattutto in ambito familiaristico.

Solo attraverso un costante monitoraggio e un adeguamento sempre più mirato delle normative all’evoluzione sociale sarà possibile garantire un sistema giudiziario più efficiente, accessibile e in linea con le esigenze dei cittadini. Ma proviamo ad accennare qui una fotografia del sistema.

Un aspetto particolarmente segnalato dalle relazioni inaugurali è stata la possibilità di svolgere le udienze da remoto. In molte Corti d’appello si è osservata una preferenza crescente per la sostituzione dell’udienza con lo scambio delle note scritte. Dal punto di vista statistico, le relazioni evidenziano un calo complessivo delle nuove iscrizioni, nel civile, pari al 2,1%. Nel complesso, nell’anno appena trascorso, gli uffici giudiziari hanno definito un numero di procedimenti pari a 2.640.341, leggermente superiore al numero di quelli iscritti (2.605.064). I dati generali confermano un progressivo miglioramento dell’efficienza del sistema.

Un importante sviluppo riguarda, come detto, il rinvio pregiudiziale, che ha rafforzato il rapporto tra i giudici del merito e quelli di legittimità, permettendo di chiarire questioni complesse e di migliorare la qualità delle decisioni. Tale strumento è stato concepito con la finalità precipua di garantire, in tempi significativamente ridotti, l’enunciazione di un principio di diritto su questioni giuridiche nuove, evitando così che tali problematiche emergano solo a seguito dell’iter ordinario dei mezzi di impugnazione. Il presupposto essenziale per l’ammissibilità del rinvio pregiudiziale è che la questione sottoposta alla Cassazione presenti gravi difficoltà interpretative e possa riproporsi in un numero significativo di procedimenti, senza che la stessa abbia già formato oggetto di statuizioni della Suprema corte.

La valutazione preliminare dell’ammissibilità della questione spetta al primo presidente della Corte, il quale, ove ritenga che ricorrano i presupposti richiesti dalla legge, provvede all’assegnazione della questione alle Sezioni Unite o a una delle Sezioni semplici. Qualora, invece, l’istanza non risulti ammissibile, il primo presidente emette, entro 90 giorni, un decreto di inammissibilità, determinando la restituzione degli atti al giudice a quo. Dal punto di vista organizzativo, è stato istituito un apposito organo denominato Ufficio delle questioni pregiudiziali (Uqp), incaricato di supportare

il primo presidente nella valutazione dell’ammissibilità del rinvio pregiudiziale. Tale ufficio è composto dal direttore del Massimario, dal coordinatore delle Sezioni Unite civili e dal direttore del Ced.

L’introduzione del rinvio pregiudiziale rappresenta un significativo passo avanti nell’ambito della nomofilachia, consentendo alla Suprema corte di intervenire tempestivamente nella risoluzione di problematiche interpretative rilevanti per la giurisprudenza di merito. Non sono mancate perplessità e riserve da parte della Dottrina, soprattutto in ordine al rischio di deresponsabilizzazione dei giudici di merito e all’eventuale riduzione del confronto giurisprudenziale tra gli organi giurisdizionali. Tale critica, tuttavia, a parere di chi scrive, appare priva di fondamento, in quanto il meccanismo del rinvio pregiudiziale configura una sinergia tra il giudice a quo e la Corte di Cassazione, finalizzata a garantire l’uniformità interpretativa delle norme e ad evitare che questioni giuridiche complesse restino prive di una soluzione chiara e tempestiva. Negli ultimi anni, il settore civile della Cassazione ha attraversato un processo di trasformazione significativo, caratterizzato da profonde innovazioni sia sul piano normativo che organizzativo.

Tra i cambiamenti più rilevanti v’è stata l’istituzione dell’Ufficio per il processo, struttura pensata per supportare l’attività giurisdizionale, e la soppressione della Sesta Sezione civile, precedentemente incaricata di gestire i ricorsi inammissibili e manifestamente infondati. Al suo posto, sono stati creati gli uffici spoglio-sezionali, con il compito di esaminare attentamente i ricorsi sopravvenuti per individuare il percorso processuale più adeguato alla loro trattazione.

Un ulteriore elemento di novità è stata la maggiore valorizzazione della specializzazione per ambiti di materie, aspetto fondamentale per garantire maggiore efficienza nella gestione delle controversie. A questo si aggiunge l’importante passo avanti nella digitalizzazione del processo, con l’introduzione del processo telematico. Dal dicembre 2024, infatti, è stata resa possibile la pubblicazione immediata in via telematica delle sentenze e delle ordinanze depositate dal presidente del collegio, un’innovazione che ha contribuito a rendere più rapida la comunicazione degli esiti processuali. Queste riforme, unite all’impegno costante dei magistrati, hanno inevitabilmente avuto un impatto sui tempi del processo di Cassazione. L’impegno per i prossimi anni sarà quello di consolidare e migliorare ulteriormente le performance raggiunte, garantendo un sistema giustizia più efficiente e in linea con gli obiettivi prefissati a livello nazionale ed europeo. Stiamo a vedere.