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Dopo la lunga telefonata, ieri l’altro, col presidente russo Vladimir Putin, il premier Mario Draghi ieri ha replicato col leader ucraino Zelensky. Al centro del colloquio le prospettive di sblocco delle esportazioni di grano dall'Ucraina per far fronte alla crisi alimentare che minaccia i Paesi più poveri del mondo. Il presidente Zelensky ha espresso apprezzamento.
TELEFONATA TRA IL PREMIER E IL PRESIDENTE UCRAINO
Dopo Putin è la volta di Zelensky. Il premier italiano Mario Draghi sente al telefono anche il presidente ucraino per fare il punto della situazione. Durante il colloquio, fa sapere Palazzo Chigi, i due hanno discusso delle prospettive di sblocco delle esportazioni di grano dall’Ucraina per far fronte alla crisi alimentare che minaccia i Paesi più poveri del mondo. Perché i porti vanno sminati e sono gli ucraini a conoscere la posizione esatta degli ordigni. Zelensky, da parte sua, avrebbe espresso apprezzamento per l’impegno da parte del governo italiano e ha concordato con Draghi di continuare a confrontarsi sulle possibili soluzioni. «L’ho informato della situazione sulla linea del fronte, ci aspettiamo ulteriore sostegno militare dai nostri partner - ha scritto il presidente ucraino su Twitter - ho sollevato la questione delle forniture di carburante e sono state discusse maniere di prevenire la crisi alimentare: dobbiamo sbloccare i porti insieme».
Insomma, qualche spiraglio di dialogo comincia ad aprirsi. In mattinata il numero uno di kiev aveva dichiarato: «L’Ucraina non è ansiosa di parlare con la Russia di Vladimir Putin, ma deve affrontare la realtà e sarà necessario . Anche se con prudenza, dunque, un contatto è possibile. «Cosa vogliamo da questo incontro? - si è chiesto Zelensky - Rivogliamo le nostre vite e rivogliamo la vita di un Paese sovrano all’interno del proprio territorio, ma la Russia non sembra essere pronta per seri colloqui». Per poi aggiungere che «le forze russe vogliono ridurre in cenere il Donbass». Ma Zelensky aveva puntato anche il dito contro la Ue, accusandola di non agire con decisione sulle sanzioni. Specie l’embargo sul petrolio, osteggiato esplicitamente dall’Ungheria di Viktor Orban ma indirettamente anche da Germania e Italia. Sul fronte, le truppe russe hanno circondato da due lati su tre la città di Severodonetsk, che non si è ancora arresa. Secondo il primo ministro inglese, Boris Johnson, le forze di Mosca stanno facendo «progressi lenti ma tangibili».
E mentre continuano i bombardamenti su Dnipro ( 10 morti in un attacco alla caserma), 70 cadaveri sono stati ritrovati sotto le macerie di una vecchia fabbrica a Mariupol. L’ha comunicato su twitter Petr Andriuscenko, consigliere del sindaco della città.
Sul fronte diplomatico, da registrare le parole dello stesso Putin, secondo il quale le pressioni dei paesi considerati ostili, tra cui l’Italia, sono «aggressioni di fatto» e quelle del suo ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, per cui «l’Occidente non nasconde di aver dichiarato guerra al mondo russo».
Chi prova a instaurare un dialogo tra le parti è la Turchia. Per il capo della diplomazia di Ankara, Mevlut Cavusoglu, Russia e Ucraina sono impegnati in colloqui per lo scambio dei soldati catturati da entrambi i fronti, mentre il negoziato per il cessate il fuoco è fermo. «Il processo negoziale è in fase di stallo e l’Ucraina ha fatto sapere che è stato interrotto - ha affermato Cavusoglu parlando con i giornalisti di ritorno da una visita in Israele Ci sono colloqui in corso riguardo allo scambio dei soldati che sono stati catturati dalla Russia e dall’Ucraina, ma sul campo continuano gli scontri mentre per vari motivi non è possibile per il grano raggiungere i mercati internazionali».
per porre fine alla guerra»