«Auspico che le forze politiche, tutte insieme, ragionino sulla possibilità di un indulto parziale», ha dichiarato in una intervista al quotidiano Avvenire il vice presidente del Consiglio superiore della magistratura, l’avvocato padovano Fabio Pinelli

L'indulto, ha sottolineato il numero due di Palazzo Bachelet che aveva partecipato all'apertura della Porta Santa da parte di Papa Francesco all'interno del penitenziario romano di Rebibbia, permetterebbe di affrontare l'emergenza del sovraffollamento carcerario che «incide sul rispetto della dignità delle persone». Inoltre, ha proseguito Pinelli, serve «compiere una riflessione di politica giudiziaria più ampia, di largo respiro», aprendo la strada alla sanzioni pecuniarie rispetto a quelle detentive.

Parole indubbiamente forti che hanno però spiazzato tutta la maggioranza che sostiene il governo di Giorgia Meloni, a iniziare dalla Lega, il partito che lo ha fortemente proposto lo scorso anno in qualità di componente laico del Csm e che non ha voluto ufficialmente fare alcun commento.

L'unico intervento sul tema del carcere è stato quello del generale Roberto Vannacci, eurodeputato del Carroccio molto legato a Matteo Salvini, per il quale la solidarietà è possibile solo nei confronti delle «vittime della criminalità e mai per i detenuti».

La presenza il giorno di Santo Stefano del vicepresidente del Csm a Rebibbia con il Santo Padre non è comunque passata inosservata. A parte il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che si è limitato a inviare al termine della funzione religiosa un breve comunicato, da via Arenula non si è fatto vedere nessuno. Non era presente il vice ministro Francesco Paolo Sisto e non erano presenti i due sottosegretari, il meloniano Andrea Delmastro, che ha peraltro la delega al carcere ed alla polizia penitenziaria, e il leghista Andrea Ostellari.

Probabilmente c’è stato il timore di trovarsi in difficoltà davanti al prevedibile intervento del Papa, che non ha mai fatto mistero in questi anni della necessità di provvedimenti di clemenza nei confronti dei detenuti. La maggioranza di governo, invece, è da sempre contraria ad ogni ricorso all'indulto e tanto più all’amnistia per risolvere il sovraffollamento.

«Non è all’ordine del giorno perché siamo contrari all’amnistia e a qualsiasi provvedimento svuota carceri che rappresentano una resa dello Stato che così certificherebbe di non essere più in grado di far rispettare le sentenze di condanna», ha più volte affermato Delmastro.

«C’è la massima sensibilità del governo rispetto agli appelli lanciati da Papa Francesco sulle condizioni nelle carceri. La richiesta di “clemenza” del Santo Padre la accogliamo nel senso di incanalarla in una serie di iniziative strutturali che rendano dignitosi i tempi e i luoghi di esecuzione della pena», aveva invece dichiarato Ostellari in una intervista lo scorso anno sempre al quotidiano della Conferenza episcopale. «La soluzione per noi non è in provvedimenti di amnistia o indulto, ma ciò non vuol dire non prendere seriamente in considerazione il grido di dolore che viene sia dai detenuti sia dal personale penitenziario», aveva aggiunto Ostellari.

Il governo, come puntualizzato anche di recente da Nordio, spera di risolvere il problema del sovraffollamento con la realizzazione di nuove carceri (ha da poco nominato un commissario straordinario al riguardo, ndr), il miglioramento di quelle esistenti, il completamento degli organici della polizia penitenziaria e degli educatori. Oltre a stipulare degli accordi per far scontare la pena ai detenuti stranieri nei Paesi di provenienza.

E poi c'è l'ostacolo insormontabile dei numeri. Per l'amnistia e per l'indulto serve la maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera. Forza Italia, che nella compagine governativa è il partito con una maggiore sensibilità su questi temi, non ha preso posizione. Il deputato Pietro Pittalis, componente della Commissione giustizia della Camera, contattato dal Dubbio, ha affermato che il gruppo non ha al momento discusso di questo argomento e che quindi ogni decisione è prematura. Ma anche se ci fosse una apertura degli azzurri, come detto, non ci sarebbero i numeri necessari in Parlamento. Difficile dall’opposizione trovare sponda nel Movimento cinque stelle per un provvedimento del genere.

L'appello di Pinelli per un indulto parziale rischia dunque di cadere nel vuoto e di esacerbare ancora di più lo scontro fra governo e Csm che, all'inizio del prossimo anno, si appresta a discutere un parere sulla separazione della carriere, l’unica riforma costituzionale che ha la possibilità di essere realizzata. Riguardo un eventuale provvedimento di amnistia o di indulto, lo stesso Csm non ha ad oggi preso una posizione. E considerando i diversi orientamenti culturali presenti in Plenum è difficile una decisione unitaria sul punto. Amnistia ed indulto sono dunque destinati a rimanere un tabù per molto tempo ancora.