Il 2 dicembre è stato ripristinato il regime di semilibertà per Piero Amara, noto per il coinvolgimento in diversi scandali giudiziari. La decisione è stata resa nota dalla Procura Generale di Perugia, dopo che la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso contro un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Perugia.

Amara, attualmente detenuto presso l’istituto penitenziario di Spoleto, deve scontare una pena residua di oltre otto mesi per reati gravi come associazione per delinquere finalizzata all’emissione di fatture false, corruzione e falsità materiale commessa da pubblico ufficiale.

Le motivazioni della Cassazione

Il Tribunale di Sorveglianza aveva concesso a Piero Amara l'affidamento in prova al servizio sociale, basandosi su quella che la Procura Generale ha definito una valutazione «illogica e contraddittoria». Secondo il procuratore generale Sottani, le informazioni utilizzate per giudicare l’evoluzione della condotta del condannato erano «non aggiornate e prive di verifiche adeguate».

Un’altra criticità è emersa dall’analisi del comportamento di Amara durante l'affidamento in prova, in particolare per il volontariato svolto presso la Caritas locale. La relazione della casa di reclusione di Spoleto aveva evidenziato una certa «opacità» nelle attività, segnalando che il condannato avrebbe incontrato persone estranee all’ente e agito in autonomia rispetto alle direttive ricevute.

Il ritorno alla semilibertà

Con l'annullamento dell’affidamento in prova, Amara torna al regime di semilibertà. Questo implica che potrà uscire dal carcere per alcune ore al giorno per partecipare ad attività di reinserimento sociale, come il volontariato, ma con controlli più rigorosi.