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I penalisti proclamano uno sciopero di tre giorni contro il decreto Sicurezza deliberando l’astensione dalle udienze e da tutte le attività giudiziarie dal 5 al 7 maggio.
La giunta dell’Unione delle Camere penali si riserva “di assumere ogni possibile iniziativa che, attraverso il coinvolgimento delle Camere Penali territoriali, dell'Avvocatura tutta, dell'Accademia e della società civile, persegua l'obiettivo di rendere i rappresentanti del governo e del parlamento consapevoli della responsabilità assunta attraverso la riproposizione di politiche securitarie e carcerocentriche inutili ed inique, che non incidono in alcun modo sul tenore di sicurezza della collettività, e della responsabilità su di essi incombente per ogni individuo che, in ragione della qualità di detenuto, versi in condizioni carcerarie contrarie al senso di umanità”.
Per l’Unione delle Camere penali, il provvedimento approvato dal governo presenta numerose criticità: inutile introduzione di nuove ipotesi di reato, molteplici sproporzionati e ingiustificati aumenti di pena, introduzione di aggravanti prive di alcun fondamento razionale, sostanziale criminalizzazione della marginalità e del dissenso, introduzione di nuove ostatività per l'applicazione di misure alternative alla detenzione, consequenziale aumento della popolazione carceraria, ulteriore aggravio del fenomeno del sovraffollamento, insufficienza degli interventi per ridurre sia il sovraffollamento carcerario in crescita progressiva sia il tragico fenomeno dei suicidi in carcere che ha raggiunto il numero record nel 2024.
Già il 5 aprile, commentando l’approvazione del decreto da parte del Consiglio dei ministri, i penalisti avevano espresso la propria contrarietà. “Nonostante le annunciate modifiche – scriveva la Giunta - restano di fatto tutte le criticità del 'pacchetto sicurezza' denunciate dall'Unione delle Camere penali italiane”. “L’entrata in vigore di tali discusse norme, violative dei principi costituzionali di proporzionalità, ragionevolezza, offensività e tassatività, non farà altro che aumentare la popolazione carceraria, con ulteriore aggravio del fenomeno del sovraffollamento e con il definitivo collasso di strutture oramai allo stremo, come denunciano i quasi quotidiani suicidi, giunti oramai al numero di ventisei dall'inizio dell'anno”.
Inoltre, i penalisti hanno denunciato l’abuso “della decretazione d'urgenza nella materia penale: tale modalità di intervento legislativo risulta tanto più inadeguata in quanto non solo adottata in mancanza di ogni profilo di necessità e di urgenza che possa giustificare una simile iniziativa, ma in quanto la stessa viene attuata con riferimento ad una serie di norme, già da più parti sottoposte a severe critiche, mentre è in corso un'ampia e approfondita discussione davanti al Senato”, sottolineando che “la sottrazione dell'iniziativa legislativa alla sua ordinaria sede parlamentare denuncia, ancora una volta, come si tratti di interventi ostentatamente simbolici e come tali privi di ogni effettiva efficacia e che, ad onta del titolo, nulla hanno a che fare con un qualche reale incremento della sicurezza dei cittadini”.