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Ieri la Prima sezione penale di Cassazione, riunita in Camera di Consiglio, ha deciso sul ricorso di Salvatore Francesco Pezzino contro l’ordinanza del Tribunale di sorveglianza di L’Aquila, con il quale gli era stata negata la liberazione condizionale in ragione della mancata collaborazione con la giustizia (e preso atto dell’assenza della cosiddetta collaborazione impossibile).
L’uomo, attualmente recluso nel carcere sardo di Tempio Pausania e in carcere dal 1984, tramite l'avvocato Giovanna Araniti aveva presentato il ricorso “pilota” che ha spinto la Consulta a fare pressioni sul legislatore perché modificasse la norma sul fine pena mai. «La decisione – spiega una nota di piazza Cavour - segue alla restituzione degli atti alla Corte di Cassazione che era stata disposta dalla Corte costituzionale con l’ordinanza n. 227 del 10 novembre 2022, alla quale era stata rimessa la questione di legittimità costituzionale delle norme del cd. ergastolo ostativo, perché era sopraggiunta una nuova disciplina per l’accesso ai benefici penitenziari per i detenuti non collaboranti con condanna all’ergastolo per reati cd. ostativi ( d. l. 31 ottobre 2022, n. 162, conv. con modificazioni con la l. 30 dicembre 2022, n. 199). Il Collegio ha annullato l’ordinanza impugnata, così come richiesto anche dalla Procura Generale».
La difesa in via principale invece aveva chiesto di far tornare la nuova norma all’attenzione propria della Consulta, considerando che c’è una disposizione transitoria che prevede l’applicazione retroattiva della legge, contenendo elementi peggiorativi. In subordine era stato chiesto l’accoglimento del ricorso previa lettura costituzionalmente orientata delle disposizioni peggiorative. «L’annullamento – prosegue il comunicato - è stato disposto con rinvio al Tribunale di sorveglianza di L’Aquila affinché, alla luce della nuova disciplina, valuti con accertamenti di merito preclusi al giudice di legittimità la sussistenza o meno dei presupposti ora richiesti dalla legge per la concessione dei benefici penitenziari ai detenuti per reati cd. ostativi non collaboranti». Questa decisione non deve sorprendere: era più che plausibile che gli ermellini rinviassero, considerato che la nuova norma fa cadere la preclusione della non collaborazione per l’accesso ai benefici. Toccherà quindi ai magistrati abruzzesi valutare se per Pezzino esistono i presupposti per poter accedere alla liberazione condizionale.
Il timore, come sottolineato da diversi giuristi, è che però dovrà superare una prova diabolica per ottenere quella libertà persa ormai da decenni. Come ci spiega il legale di Pezzino, l’avvocato Giovanna Araniti: «Al momento non abbiamo le motivazioni della decisione adottata oggi dalla Cassazione ( ieri, ndr). La difesa rimane in attesa di poterle leggerle. Adesso è prematura qualsiasi considerazione, in quanto la motivazione potrebbe essere molto complessa sulle varie questioni sollevate». Ciò non esclude che in base ad essa la difesa possa chiedere al Tribunale di Sorveglianza dell’Aquila di sollevare nuovamente un dubbio di costituzionalità.
Insomma la strada per Pezzino per vedersi libero è ancora lunga. Ma, come ci disse in una intervista esclusiva, «sono dell’idea che, seppur tra sconforto e sofferenza, il “gioco vada portato avanti fino alla fine”’ perché finché c’è vita c’è speranza, finché la lucidità regge». In merito alla decisione della Cassazione hanno commentato i dirigenti di Nessuno tocchi Caino Rita Bernardini, Sergio d’Elia ed Elisabetta Zamparutti: «Rinvio è la parola che ha connotato la riforma del 4bis dopo la condanna dell’Italia da parte della Cedu nel caso Viola vs Italia.
La Corte Costituzionale ha rinviato al Parlamento, poi ha rinviato l’esame della legge di conversione del decreto alla Cassazione che a sua volta ha rinviato al Tribunale di Sorveglianza la valutazione del caso. Rinviare è rimandare indietro e questa è la valutazione che facciamo di questa riforma del 4bis che, seppur metta la parola fine alla presunzione assoluta di pericolosità, introduce tanti e tali paletti, da rendere davvero difficile l’esercizio del diritto alla speranza».
Per loro «la partita però non è ancora chiusa, perché il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha ancora aperta la procedura nei confronti dell’Italia. È a questi organismi sovranazionali europei ( Comitato dei Ministri e Corte Europea) che Nessuno tocchi Caino con il suo monitoraggio continuerà a fornire tutti gli elementi per valutare se la nuova normativa e la sua applicazione in concreto rispetta la sentenza Viola contro Italia».