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«La situazione detentiva è estremamente grave, rispetto al sovraffollamento e a tutto ciò che comporta» quindi la proposta del deputato di Iv Roberto Giachetti, elaborata insieme a Rita Bernardini, presidente di Nessuno tocchi Caino, sulla liberazione anticipata speciale «si rivela adatta, congrua, perché ha un effetto immediato di deflazione del carico. La proposta pertanto sotto questo profilo è sicuramente apprezzabile». Così Giovanna Di Rosa, presidente del Tribunale di sorveglianza di Milano, audita in Commissione Giustizia alla Camera.
La magistrata ha aggiunto: «Occorrono sicuramente provvedimenti immediati anche perché a mio avviso quello che manca nella valutazione generale, quando si trattano queste tematiche, è l’attenzione ai ricorsi che vengono proposti dai reclusi, che si trovano in condizioni di sovraffollamento», in base all’articolo 35-ter dell’ordinamento penitenziario che prevede rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subìto un trattamento in violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. «Questi ricorsi, ad esempio, al Tribunale di sorveglianza di Milano sono talmente tanti che nei soli primi due mesi del 2024 hanno superato quelli totali del 2023. Questi ricorsi danno problemi di accoglimento rispetto all’illegalità della carcerazione e risarcimenti del danno in forma o pecuniaria o di riduzione della pena. Il problema di questa situazione deve essere quindi affrontato con un provvedimento immediato e di immediata efficacia».
Opposto il parere della sua collega Vittoria Stefanelli, già presidente facente funzioni del Tribunale di Sorveglianza di Roma: la proposta «presenta criticità. Quanto al primo comma si riporta a 60 giorni la liberazione anticipata per ogni semestre e quindi abbiamo una proposta di riduzione della pena detentiva dall’attuale un quarto ad un futuro un terzo. Questo mi sembra in controtendenza rispetto ad uno Stato che investe sul processo penale, che anche in termini di Pnrr cerca con una riduzione del disposition time di pervenire rapidamente a delle condanne e poi invece queste condanne quando intervengono vengono parzialmente neutralizzate. Già oggi la previsione di riduzione di un quarto della pena, quindi 45 giorni ogni semestre, mi sembra un beneficio di favore che viene concesso per la buona condotta». Intervenuto anche il presidente dell’Unione Camere penali, Francesco Petrelli: «Sono trascorsi esattamente centoventi anni da quando Filippo Turati pronunciò davanti al Parlamento il suo famoso discorso di denuncia sulle condizioni delle carceri italiane», ha esordito il penalista, tuttavia «poco sembra essere cambiato da quel tempo per le nostre carceri, la maggior parte delle quali sono segnate da condizioni di vita detentiva del tutto inaccettabili per un paese civile». Pertanto, «nella impraticabilità di rimedi di maggiore portata che soli apparirebbero idonei a fronteggiare in maniera congrua l’emergenza in corso, quali sarebbero provvedimenti di clemenza generalizzati, tale meritoria iniziativa (proposta in discussione, ndr) risulta essere un concreto contributo alla decompressione del sovraffollamento, con auspicabili ricadute positive sulla riduzione del fenomeno dei suicidi».
Ha preso la parola a favore del provvedimento anche l’avvocato Sergio Schlitzer, dell’associazione Il carcere possibile onlus, fondata da Riccardo Polidoro, recentemente scomparso. Ha però suggerito alcune modifiche: «Si ritiene che la procedura per la concessione del beneficio possa e debba essere semplificata, eliminando un adempimento che nella prassi allunga sensibilmente i tempi, quale quello del preventivo parere del pubblico ministero». Infine Gennarino De Fazio, segretario generale Uilpa Polizia penitenziaria: «Abbiamo 14 mila detenuti in più rispetto alla capienza regolamentare, con una crescita di 400 detenuti al mese. Siamo prossimi ai livelli che ci portarono alla condanna da parte della Cedu. A questo si aggiunge la mancanza di almeno 18mila agenti penitenziari. Abbiamo avuto 30 suicidi tra i detenuti e 4 tra gli agenti dall’inizio dell’anno. Questi numeri danno una fotografia della crisi del sistema penitenziario. Nelle carceri ci sono situazioni di illegalità diffusa: siamo al paradosso di uno Stato che imprigiona cittadini che hanno violato la legge ma poi esso stesso viola quelle leggi che si è dato».
Sulla proposta Giachetti ha concluso: «C’è necessità di interventi strutturali, sistemici. E occorre intervenire subito con misure deflattive: la pdl di cui stiamo discutendo, seppur con degli aspetti critici, non è solo un modo con cui si può fare ma è anche quello probabilmente di esecuzione più immediata, a costo zero, e indurrebbe anche i condannati ad una maggiore adesione ai programmi trattamentali, pur con delle criticità».