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«Abbiamo presentato un esposto per verificare se tutto ciò che sta accadendo non rappresenti una fattispecie di reato». Ad annunciare azioni legali è l'attore hollywoodiano Richard Gere, intervenuto questa mattina in conferenza stampa a Lampedusa, dopo essere salito sulla Open Arms per portare viveri e conforto ai migranti che da nove giorni sono in attesa di poter sbarcare. Al suo fianco Oscar Camps, fondatore Open Arms, Riccardo Gatti, presidente Open Arms Italia e Gabriele Rubini (Chef Rubio), cuoco e fotografo. Il caso, dunque, arriverà sulle scrivanie dei procuratori di Roma e Agrigento. «Sono storie orribili» L'attore ha spiegato di essere già stato a Lampedusa nel 2016, quando aveva fatto visita agli hotspot. «Si tratta di persone che hanno vissuto storie orribili, hanno sofferto moltissimo, li chiamano migranti ma sono rifugiati che hanno bisogno di aiuto», ha spiegato. La decisione di salire sulla ong è stata rapidissima, ha sottolineato il divo, «in 10 minuti: ho raggiunto degli amici che stavano per mettersi in viaggio, volevamo dare una mano». [embed]https://www.facebook.com/252231521632595/videos/709062816202702/[/embed] «Non sono interessato a Salvini, i politici invece di aiutare queste persone le demonizzano e questo deve finire e può finire se lo facciamo finire noi. Il mio unico interesse è aiutare questa gente - ha sottolineato l'attore - Sembra che ci sia una generazione di politici che mette la propria energia nel dividere le persone, come se nel dividere ci fosse del guadagno, che è una cosa idiota. Ma siamo tutti interdipendenti». La priorità, ha poi aggiunto, è interrompere la situazione di stallo della Open Arms. «A bordo la situazione è grave, ci sono persone che vivono ammassate tra di loro e se la condizioni non è peggiore è grazie ai volontari della nave” - ha evidenziato - Tutti noi che siamo saliti a bordo e abbiamo potuto notare che le 121 persone sono state accudite bene dalla Open Arms, mangiano 3 volte al giorno e sembra che stiano bene. Poi ti rendi conto che sono sulla barca strettissimi, il contatto fisico è ravvicinato e c’è un rumore forte. E’ ovvio che l’equilibrio è pronto a rompersi per cui questa situazione deve essere interrotta adesso. La situazione è grave, molte di queste persone sono state già su delle barche, sono state riportate in Libia e torturate e poi di nuovo in viaggio. Se non ci fosse stata l’Open Arms sarebbero morte». La replica di Salvini E non è mancata la risposta del ministro dell’Interno Matteo Salvini. «Richard Gere è incredulo per l’approvazione del Decreto Sicurezza Bis: sicuramente è colpito favorevolmente dalle scelte a favore delle Forze dell’Ordine e contro scafisti e criminali. L’Italia le attendeva da anni. In compenso, visto che il generoso milionario annuncia la sua preoccupazione per la sorte degli immigrati della Open Arms, lo ringraziamo: potrà portare a Hollywood, col suo aereo privato, tutte le persone a bordo e mantenerle nelle sue ville. Grazie Richard». [embed]https://www.facebook.com/salviniofficial/photos/a.278194028154/10156835516343155/?type=3&theater[/embed] Lo stop del Viminale alla Ocean Viking Intanto il Viminale ha vietato ingresso, transito e sosta in acque italiane ad un'altra ong, la Ocean Viking, gestita da Medici senza frontiere e Sos Mediterranee. E in campo è scesa anche la Farnesina, che ha chiesto alla Norvegia di indicare un porto sicuro per la nave. «Il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale sollecita le autorità della Norvegia, quale Stato di bandiera, nell'esercizio dei suoi poteri sovrani sulla nave e sulle persone a bordo, ad esercitare prontamente ed efficacemente ogni azione necessaria affinché sia individuato un porto sicuro di sbarco per le persone a bordo», si legge in una "nota verbale" trasmessa all'ambasciata di Norvegia a Roma. La nave ha recuperato «un numero tutt'ora imprecisato» di migranti nel corso di un'operazione di soccorso «in area Sar libica» e «in una zona equidistante tra Lampedusa, Malta e la Tunisia». «Le autorità italiane non hanno in alcun momento assunto il coordinamento delle operazioni di soccorso che sono avvenute poche miglia al largo delle coste libiche, ben al di fuori della area Sar di responsabilità italiana - prosegue la nota - La nave è stata impegnata nei giorni scorsi in un'attività sistematica di perlustrazione e attualmente risulta proseguire la navigazione in zona, con intenti non genuinamente ispirati a quelle definiti dalle Convenzioni internazionali in materia di soccorso in mare e non in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all'immigrazione illegale. Alla luce di quanto descritto, non può in alcun modo essere attribuita alle autorità italiane la responsabilità dell'individuazione del porto di sbarco dei naufraghi soccorsi dalla nave Ocean Viking e comunque l'ingresso nelle acque territoriali italiane sarebbe considerato pregiudizievole al buon ordine e alla sicurezza dello Stato, cosiì come previsto dall'articolo 19 della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare». Il ministero degli Esteri ha inoltre stigmatizzato il comportamento della ong, definendo «non accettabile ogni condotta di Organizzazioni non governative che considerano l'Italia l'unico porto possibile di sbarco e che, a questo scopo, sono pronte a esporre le persone a bordo a condizioni psicologiche di forte pressione in situazioni igienico-sanitarie suscettibili di rapido deterioramento».