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CARLO NORDIO MINISTRO GIUSTIZIA
L’assoluzione di Salvini «è un segnale plurimo. Il primo, che abbiamo la stragrande maggioranza di magistrati preparati e coraggiosi, che applicano la legge prescindendo dalle loro idee politiche. Il secondo, che questo processo, fondato sul nulla, non si sarebbe nemmeno dovuto iniziare: e comunque avrebbe dovuto coinvolgere anche Conte, allora presidente del Consiglio, come concorrente in base all'art. 40, 2 comma, del codice penale», argomenta il ministro della Giustizia Carlo Nordio in un'intervista a Il Messaggero.
Il terzo punto, spiega il guardasigilli, è «che in due casi identici, quello della Diciotti e della Gregoretti, erano state infatti adottate soluzioni opposte, sia a livello politico, negando l'autorizzazione a procedere, sia a livello giudiziario, con l'archiviazione. Il quarto, che bisognerà pur pensare a risarcire le persone che finiscono nella graticola giudiziaria per anni, perdendo la salute, i risparmi, e magari il posto di lavoro, perché qualche pm non ha riflettuto sulle conseguenze della sua iniziativa avventata e, in questo caso, incomprensibilmente limitata a un ministro solo».
Sul possibile sciopero dei magistrati, Nordio aggiunge: «Io non ho mai scioperato in vita mia e secondo me un magistrato può scioperare solo per il suo status impiegatizio. Che la magistratura scioperi contro una decisione del governo è di una gravità inaudita e il governo non cederebbe di un centimetro. Non è un colpo di Stato pensare di varare una riforma costituzionale secondo le procedure fissate dalla stessa Costituzione. Solo la veritas domini è in eterno...».
Sulla separazione delle carriere Nordio spiega: «È un principio che adottano tutti i paesi del mondo, garantisce la terzietà del giudizio». Quanto ai tempi il ministro della Giustizia prosegue: «Entro l'estate dovremmo avere la doppia lettura, alla Camera e al Senato. A Montecitorio il primo sì tra gennaio e febbraio, poi si va a Palazzo Madama. Tre mesi per legge di pausa, poi la seconda lettura che dovrebbe essere de plano. Difficilmente ci saranno i due terzi, quindi si andrà a referendum - conclude - E me lo auguro: se ci fossero i 2/3, vista la malizia politica, qualcuno potrebbe insinuare accordi sottobanco. Mentre con il Referendum saranno i cittadini a decidere».