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Roma, processo per l’omicidio di Serena Mollicone
L’omicidio di Serena Mollicone resta un caso aperto. La Corte di Cassazione, dopo oltre due ore e mezza di Camera di Consiglio, ha annullato le assoluzioni in secondo grado per Franco Mottola, ex comandante della stazione dei carabinieri di Arce, per il figlio Marco e per la moglie Annamaria, disponendo un nuovo processo d’Appello. Una svolta significativa a quasi 24 anni dal delitto, caratterizzati da indagini, archiviazioni e processi, compreso quello a carico del carrozziere Carmine Belli, assolto nei tre gradi di giudizio.
La decisione della Suprema Corte ha riacceso la speranza della famiglia Mollicone, che da anni lotta per ottenere giustizia. «In questo momento il mio pensiero va a mio padre, che non può essere qui a darci la sua forza, e a mia sorella», ha dichiarato Consuelo Mollicone. «Confidiamo nella giustizia per arrivare alla verità sulla morte di Serena. Sono 24 anni che attendiamo questo momento».
Dello stesso avviso anche lo zio Antonio, fratello di Guglielmo Mollicone, che per anni si è battuto per la verità: «Questa decisione apre una nuova possibilità non solo per noi familiari, ma per tutta la comunità. Quando si maltratta e si riduce una ragazza in quel modo, non possiamo restare indifferenti. Siamo contenti perché questa sentenza rappresenta un passo avanti nella ricerca della verità. Non vogliamo un capro espiatorio, ma i veri responsabili. Sono 24 anni che aspettiamo».
La posizione delle parti civili e della difesa
«Siamo davvero soddisfatti», ha affermato l’avvocato Anthony Iafrate dello Studio Salera, legale di Consuelo Mollicone. «Oggi è stato compiuto il primo vero passo verso la giustizia che la famiglia Mollicone attende da quasi un quarto di secolo». Tuttavia, ha precisato: «Questa non è ancora una vittoria, perché parliamo di una ragazza brutalmente uccisa. È solo un nuovo inizio».
L’avvocato ha sottolineato che «se la Cassazione avesse rigettato il ricorso, il caso di Serena sarebbe stato definitivamente chiuso. Questa decisione ci riempie di orgoglio e rafforza la nostra fiducia nella giustizia. Ci aspetta una nuova sfida in Corte d'Appello, ma siamo pronti». Inoltre, ha evidenziato che «la requisitoria del procuratore generale è stata puntuale, incisiva e giuridicamente fondata».
Sul fronte opposto, l’avvocato Mauro Marsella, che difende la famiglia Mottola insieme ai colleghi Francesco Germani e Piergiorgio Di Giuseppe, ha commentato: «Aspettiamo le motivazioni della sentenza. Restano comunque elementi a discarico dei Mottola che non potranno mai essere messi in discussione, nemmeno in un altro dibattimento».
Il caso di Serena Mollicone: 24 anni senza giustizia
Serena Mollicone scompare il 1° giugno 2001. Quella mattina, dopo aver preparato la colazione al padre, con cui vive sola dalla scomparsa della madre, esce di casa per recarsi all’ospedale di Sora, dove ha un appuntamento per un’ortopanoramica. Da quel momento, però, si perdono le sue tracce.
Due giorni dopo, il suo corpo viene ritrovato nel bosco di Fonte Cupa, in località Anitrella, vicino a un cumulo di rifiuti. Serena è stata legata mani e piedi, ha del nastro adesivo su naso e bocca e un sacchetto dell’Eurospin sulla testa. Da quel tragico ritrovamento sono trascorsi 24 anni tra indagini, archiviazioni e processi, senza che si sia ancora giunti a una verità definitiva.