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Impagnatiello prima di entrare in aula
Nel giorno simbolico della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il processo per l’omicidio di Giulia Tramontano, giovane donna incinta di sette mesi, entra nella sua fase conclusiva. La Corte d’Assise di Milano si prepara ad emettere la sentenza di primo grado dopo aver ascoltato la requisitoria del pubblico ministero Alessia Menegazzo, che ha richiesto l’ergastolo per Alessandro Impagnatiello, accusato dell’atroce delitto.
Un caso che scuote l’opinione pubblica
Il crimine commesso a maggio 2023 a Senago, in provincia di Milano, ha scosso profondamente l’opinione pubblica. Giulia Tramontano, colpita con 37 coltellate dal compagno, ha lasciato un vuoto incolmabile nella sua famiglia, che oggi chiede giustizia. La madre della vittima, Loredana Femiano, ha condiviso un messaggio struggente sui social, citando le parole della figlia Chiara: «Grideremo giustizia per Giulia e Thiago, ma anche per tutte le donne che non hanno più voce. Saremo in aula per sognare un futuro senza paura».
Una requisitoria che punta alla massima pena
La pm Menegazzo ha definito il caso «un viaggio nell’orrore». Durante il dibattimento, ha evidenziato come Impagnatiello abbia pianificato il delitto con premeditazione e freddezza, tracciando un quadro inquietante del suo profilo psicologico. La pm ha dichiarato: «Il dibattimento ha fornito prove certe e incontrovertibili. Qualunque sarà la decisione della Corte, essa si baserà su elementi solidi».
Le prove emerse durante il processo includono: la ricerca online di Impagnatiello sul veleno per topi e i suoi effetti sulle gravidanze, iniziata a dicembre 2022.; la pianificazione dettagliata, culminata nel tragico giorno del 27 maggio, quando ha messo in atto il suo piano omicida; i tentativi di inscenare la scomparsa di Giulia, simulando un suicidio.
Il profilo di un assassino spietato
La pm ha descritto Alessandro Impagnatiello come un uomo privo di empatia, dominato da un narcisismo mortale e incapace di rimorso. Secondo l’accusa, il delitto non è stato un gesto d’impulso, ma il risultato di una lucida e calcolata pianificazione. La sua relazione con l’amante, alla quale aveva promesso che «non ci sarebbero stati più ostacoli», ha costituito il movente principale.
Gli inquirenti hanno sottolineato come Impagnatiello abbia manipolato persone e situazioni per mesi, fino alla confessione. Tuttavia, la pm ha precisato che questa non è stata spontanea, ma forzata dalle prove schiaccianti raccolte contro di lui. La difesa invece ha chiesto il minimo della pena.
Famiglia e giustizia: un messaggio per il futuro
In aula, la famiglia di Giulia Tramontano ha dimostrato una forza straordinaria, trasformando il dolore in una richiesta di giustizia per tutte le donne vittime di violenza. «Dove c’è giustizia, c’è futuro», ha scritto la madre di Giulia sui social, ribadendo il desiderio di un mondo più sicuro per le donne.