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Via libera definitiva alla Camera con la fiducia al dl Carceri con 153 voti favorevoli, 89 contrari e un astenuto. Maggioranza compatta ma forti scontri con l’opposizione. A tenere banco le dichiarazioni della deputata leghista Simonetta Matone che aveva chiesto di mettere la sua firma «a titolo individuale» all’odg a favore delle detenute madri presentato dal dem Marco Lacarra. In particolare, si chiedeva al Governo di «incrementare di almeno 10 milioni di euro annui» «il fondo per le case famiglia protette al fine di contribuire alla tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori nonché al fine di incrementare l’accoglienza di genitori detenuti con bambini al seguito in case-famiglia».
Dopo la riformulazione del governo accettata da Lacarra, quest’ultimo ha però dichiarato di «non voler accettare la sottoscrizione della collega, pur stimandola personalmente, perché è in palese contraddizione con quanto da lei dichiarato nel corso della Commissione che esaminava gli emendamenti del ddl sicurezza». Simonetta Matone non ci è stata: «La Lega non ha mai voluto mandare i bambini in carcere, bensì proteggere le donne costrette dall’organizzazione che vige all’interno dei campi nomadi, proteggere queste donne sfinite dalle gravidanze e massacrate di botte se non tornano con il bottino a casa».
Le sue parole hanno suscitato la protesta dell’opposizione con urla e gesti. «Oggi noi abbiamo assistito a un’affermazione in quest’Aula di una gravità storica. Oggi noi non abbiamo solo assistito a una teorizzazione, come spesso avviene, di quello che viene definito il diritto penale del nemico. Questa è ormai purtroppo moneta corrente. Oggi noi abbiamo assistito a un salto di qualità nell’idea dello Stato etico, perché, secondo la collega Matone, la pretesa punitiva dello Stato potrebbe essere esercitata anche per intervenire in situazioni di particolari difficoltà, che una persona vive», ha dichiarato il deputato del Pd Andrea Orlando.
Pure Maria Elena Boschi, deputata di Iv, ha difeso Lacarra: «Con quale coraggio state cambiando, con il decreto-legge sicurezza, una norma del 1930, che era più garantista di quello che andate a fare voi oggi? Una norma che prevede il rinvio del carcere per le donne incinta e quelle con bambini sotto un anno. Voi, invece, con il ddl Sicurezza le mandate in carcere, e con orgoglio, come ha rivendicato l’onorevole Matone, come se il carcere fosse un centro termale, una Spa, in cui si sta meglio che nei campi rom».
Il governo così ha trasformato il suo iniziale parere positivo in negativo, su proposta del capogruppo di Fd’I Tommaso Foti. Mentre era in corso la discussione, una nota congiunta di Roberto Giachetti (Iv) e di Nessuno Tocchi Caino ha annunciato che si recheranno, assistiti dall’avvocato Maria Brucale, alla stazione dei carabinieri di Piazza San Lorenzo in Lucina a Roma per presentare un esposto denuncia rivolto alla procura della repubblica di Roma «perché, a fronte della gravità della situazione nelle carceri – descritta con dovizia di particolari nelle 11 pagine del testo – e a fronte dei probabili ulteriori pericoli che incombono sulla comunità penitenziaria, verifichi la sussistenza di eventuali responsabilità penali a carico del ministro della Giustizia onorevole Carlo Nordio e dei sottosegretari onorevole Andrea Del Mastro Delle Vedove e senatore Andrea Ostellari i quali, avendo specifici obblighi di custodia dei ristretti, non vi adempiono cagionando loro un danno evidente alla salute, fisica o psichica, e alla loro stessa vita».
Anche la segretaria del Pd Elly Schlein è intervenuta per criticare il decreto: «Le carenze delle strutture colpiscono tutti: detenuti e chi ci lavora». I suicidi, il cui numero aumenta in maniera preoccupante, «sono per lo più 20enni» che «spesso manomettono le serrature delle celle per ritardare i soccorsi». La segretaria dem ha puntato il dito contro il centrodestra che «accecato da foga punitiva» e «abusando del diritto penale» dimentica «che quando si riempiono le carceri è un fallimento di tutti». Ha aggiunto, «anche l’appartenenza alla comunità rom e sinti è diventato un reato da espiare».
Ha replicato Andrea Delmastro delle Vedove, deputato di Fratelli d’Italia e sottosegretario alla Giustizia: «Condivido la fotografia impietosa di Schlein sulle condizioni carcerarie che abbiamo ereditato da una sinistra che ha governato per anni pur senza mai vincere una sola elezione» e ancora: «Possono cambiare i leader, ma non cambia la sostanza: la sinistra sa sempre cosa fare, quando governano gli altri, ma se ne dimentica quando le tocca il governo». «Un buon punto di arrivo, anche se Forza Italia avrebbe voluto di più. Da una parte garanzia per i cittadini che chi sbaglia sconti la pena fino in fondo. Ma dall’altra parte servono garanzie e tutele per detenuti e agenti. E tutele anche per chi lavora nelle carceri in condizioni spesso difficili», ha detto il deputato Paolo Barelli, capogruppo alla Camera di Forza Italia. Di diverso parere la vicepresidente del M5S Chiara Appendino: «Lo possiamo dire chiaramente: viviamo in uno Stato incivile se in tutta Italia le carceri cadono letteralmente a pezzi; se nella stessa piccola, sporca e caldissima cella scontano la loro pena 15 persone costrette a cucinare attaccate allo sciacquone del bagno; se 65 detenuti, l’ultimo ieri, e 7 agenti di polizia penitenziaria si sono suicidati da inizio anno». Approvato l’odg presentato dal deputato di Azione Enrico Costa che impegna il governo a rivedere le norme sulla custodia cautelare. L’odg è stato sottoscritto anche da FI, Nm e Iv. Il testo originario di Costa puntava a limitare il ricorso alla custodia cautelare «per pericolo di reiterazione nei confronti di incensurati solo per reati di grave allarme sociale e per reati che mettono a rischio la sicurezza pubblica o privata o l’incolumità delle persone». Cioè, se uno è incensurato, secondo il parlamentare, non si dovrebbe ravvisare nei suoi confronti il pericolo di reiterazione del reato se non per reati gravissimi, tra i quali non rientrerebbero quelli contro la Pa.
Il governo ha proposto però una riformulazione che di fatto «lo trasforma nell’enunciazione di un principio», come ha commentato lo stesso Costa. L’impegno che assume il governo è cioè quello di valutare, «nel solco delle iniziative già adottate con il ddl Nordio, un intervento normativo finalizzato ad una rimodulazione delle norme sulla custodia cautelare con particolare riferimento alle esigenze cautelari finalizzato ad un puntuale bilanciamento tra presunzione di non colpevolezza e garanzie di sicurezza».
Scontro poi in Aula tra destra e sinistra sugli odg del forzista Tommaso Calderone e del leghista Davide Bellomo, che prendendo spunto dal caso Toti, avevano chiesto di riformare la normativa sulla custodia cautelare, in particolare per quanto riguarda la reiterazione del reato per i pubblici amministratori. Gli odg sono stati poi approvati, anche con l’appoggio di Iv, nella stessa riformulazione dell’odg Costa.