Unicost esprime forte preoccupazione per la riforma dell'art. 2, comma 1, lettera c) del D.lgs 109/2006, che - sulla base delle ipotesi circolate -, introdurrebbe un nuovo illecito disciplinare per i magistrati: la mancata astensione in presenza di «gravi ragioni di convenienza». «Questa formulazione vaga, a differenza della giurisprudenza consolidata che richiede un conflitto di interessi, rischia di avere effetti distorsivi. L'introduzione del concetto di “convenienza”, senza un chiaro riferimento al conflitto di interessi, crea un'ambiguità pericolosa. Invece di chiarire e codificare la giurisprudenza esistente, la norma rischia di sanzionare i magistrati per le loro opinioni scientifiche o per interpretazioni costituzionalmente orientate delle leggi - spiega Unicost in una nota -. I magistrati, in quanto qualificati operatori del diritto, contribuiscono al dibattito sulle riforme, anche con interventi critici, in convegni e pubblicazioni. Sanzionare disciplinarmente le loro opinioni in virtù di una presunta “convenienza” ad astenersi limiterebbe la libertà di espressione e inaridirebbe il confronto tra magistratura, avvocatura, accademia e politica».

«Inoltre, la nuova norma incentiverebbe le astensioni cautelative da parte dei magistrati, per evitare sanzioni disciplinari, con conseguente rallentamento dell'attività giudiziaria», rileva. Unicost «apprezza l'intenzione del Governo di codificare la giurisprudenza in materia di astensione. Tuttavia, sollecita un intervento correttivo urgente affinché la norma preveda la sanzione disciplinare solo in caso di mancata astensione in presenza di un conflitto di interessi, come affermato dalla Corte di Cassazione. Solo così si garantirà l'indipendenza e l'imparzialità della magistratura, evitando le pericolose derive interpretative della nuova norma», conclude la corrente.