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«La magistratura mi contesta scelte politiche e/ o tecniche, cui si “abbinano” ipotesi di reato, alcune operate nel 2014, cioè precedentemente al mio insediamento alla guida della Regione». E’ la reazione decisa del governatore della Calabria Oliverio che ieri è stato raggiunto da un avviso di garanzia.
Secondo gli inquirenti il presidente della Regione Calabria del Pd e il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, di Fi, aspirante candidato governatore, avrebbero promosso un'associazione per delinquere finalizzata a «commettere una serie di delitti contro la Pa». Oliverio è ritenuto «il referente politico istituzionale degli associati, nonché degli amministratori pubblici e degli imprenditori in ordine agli sviluppi delle procedure di gara pubbliche bandite dalla Regione e di interesse dell'associazione, nonché alle vicende politiche ed istituzionali correlate alle stesse».
«Sono quanto mai certo che, anche in questa occasione, nessun Giudice condividerà una simile impostazione accusatoria, che intravede sospetti di reato in normali condotte di natura politica, nel senso aristotelico del termine», ha ribadito il governatore. aUn dato sintomatico, che andrà pure approfondito, è quello che attiene ad una indagine che è iniziata a fine 2014, ovvero il giorno stesso del mio insediamento alla guida della Regione e che si è, guarda caso, conclusa verso la fine dello stesso, nel 2019. Questo ennesimo avviso di garanzia mi porta ad esprimere profonda amarezza per quanto mi sta accadendo. Non posso in alcun modo accettare di essere additato come il promotore di “una associazione per delinquere con lo scopo di commettere una serie indeterminata di delitti contro la Pubblica Amministrazione” Ebbene, ribadisco, come già fatto in altre occasioni, che combatterò con tutte le mie energie per dimostrare la mia assoluta estraneità ai fatti contestati. La mia non vuole essere una sfida rivolta agli apparati giudiziari ed investigativi. E’ solo l’unico modo che, come politico, cittadino e uomo, mi resta per contrastare questa feroce gogna cui sono sottoposto, posso ora dirlo, dal primo giorno del mio insediamento».