Una «occasione storica». Così i vertici di Unicost descrivono il lavoro che la Quinta Commissione del Csm sta svolgendo per riscrivere il Testo Unico sulla dirigenza giudiziaria, in attuazione delle disposizioni previste, in particolare, dalla riforma Cartabia. «La modifica della circolare che il Csm dovrà adottare avrà un impatto significativo sul modello dei dirigenti del futuro, in un momento storico in cui vi sono enormi aspettative di miglioramento del servizio giudiziario, e altrettanto pressanti esigenze di trasparenza e prevedibilità nell’assegnazione degli incarichi».

Unicost sottolinea come il tema degli incarichi giudiziari «oggi assuma una valenza predominante nell’attività del Csm e nella percezione dei magistrati. La scelta del dirigente, direttivo o semidirettivo, ritenuto più idoneo, è spesso fonte di polemiche. Ciò che viene messo in discussione è l'affidabilità dei criteri di selezione. Siamo consapevoli che le sfide attuali del sistema giudiziario richiedono direttivi e semidirettivi preparati e motivati, ma riconosciamo anche che l'attuale versione del Testo Unico consente interpretazioni tali da giustificare decisioni diverse per lo stesso tipo di incarico».

Nel documento di Unità per la Costituzione si legge inoltre: «Nessuno propone un ritorno al criterio dell'anzianità senza demerito, che sarebbe in contrasto con le normative da attuare e riporterebbe la magistratura a un’epoca in cui gli uffici erano spesso diretti da dirigenti anziani, demotivati e poco preparati. Se la professionalità è, e deve essere, un criterio fondamentale, dobbiamo anche riconoscere che l’attuale Testo Unico si presta a interpretazioni variabili, difficili da comprendere sia per i magistrati sia per i cittadini».

Infine, conclude Unicost, «se l’obiettivo ultimo è individuare il dirigente più idoneo per l’incarico, riteniamo che l'esercizio anticipato della discrezionalità nella definizione dei criteri di scelta possa conciliare la necessità di valorizzare merito e competenza con l’urgenza, in questo particolare momento storico, di garantire trasparenza e prevedibilità. Ciò è indispensabile per assicurare un esercizio sereno e proficuo della giurisdizione, oltre a permettere al Csm di ritrovare spazi per le proprie funzioni fondamentali, volte a contribuire alla politica giudiziaria del Paese».