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Carlo Nordio, ministro della Giustizia
«Il ministro della Giustizia Carlo Nordio segue con la massima attenzione la vicenda di Alfredo Cospito, detenuto sottoposto al regime speciale del 41 bis presso la Casa circondariale di Sassari che sta proseguendo ad oltranza lo sciopero della fame». Lo si legge in una dichiarazione diffusa nella serata di ieri da via Arenula: si tratta della prima risposta del guardasigilli all’appello, promosso da giuristi e intellettuali, per la revoca del “carcere duro” a cui è sottoposto il militante anarchico.
Le condizioni di salute di Cospito, assicura il ministero della Giustizia, «sono monitorate, con la massima attenzione, attraverso un controllo medico giornaliero e un rafforzamento della sorveglianza da parte del personale di Polizia penitenziaria. Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria», prosegue la nota, «garantisce ogni eventuale assistenza sanitaria».
Il comunicato quindi precisa: «Il decreto di applicazione del regime del 41 bis per Alfredo Cospito è stato firmato il 4 maggio 2022 dall’allora ministra della Giustizia Marta Cartabia, su richiesta concorde della Direzione distrettuale antimafia di Torino e della Direzione nazionale antimafia, in relazione alle condanne per più reati, tra cui attentato per finalità di terrorismo e strage. Cospito del resto ha fatto pervenire dal carcere documenti di esortazione alla prosecuzione della lotta armata di matrice anarco- insurrezionalista, dimostrando così di essere in grado di collegarsi con l’esterno, nonostante la detenzione in regime ordinario». E ancora, via Arenula segnala che «il Tribunale di sorveglianza di Roma ha respinto, lo scorso 19 dicembre, il ricorso del detenuto contro il decreto di applicazione del regime speciale.
Al momento», si precisa quindi, «al ministero della Giustizia non è arrivata alcuna richiesta di revoca del regime speciale 41 bis né da parte del detenuto, né da parte dell’autorità giudiziaria, che a fronte dell’aggravamento delle condizioni di salute può disporre una sospensione della pena o chiedere al ministro», appunto, «una revoca del regime speciale».