«Ho il rammarico di non aver potuto ancora inserire la figura dell'avvocato nella riforma costituzionale dandogli la stessa identità formale e sostanziale delle altre parti che costituiscono la cosiddetta cultura della giurisdizione. Contiamo però di farlo entro la fine della legislatura». Così il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intervenendo con un videomessaggio al Congresso regionale delle Camere penali del Friuli Venezia Giulia in corso a Palmanova, dal titolo "La giustizia è ancor un valore (sociale) condiviso?".

Nel sottolineare «l'alta considerazione per la professione dell'avvocato, e non solo per ragioni professionali», Nordio ha fatto riferimento ai suoi 40 anni di esercizio della funzione di pubblico ministero, durante i quali ha «compreso che senza la figura essenziale dell'avvocato difensore, e anche della parte civile quando serve, il tavolo della giurisdizione è un tavolo zoppo, un tavolo che è privato di un elemento fondamentale. Per cui - ha proseguito - quando sento parlare di cultura della giurisdizione da parte dei colleghi magistrati, come se si trattasse di un concetto che unisce soltanto pubblici ministeri e giudici, mi ribello proprio sotto un profilo logico e ovviamente giuridico. Il tavolo della giurisdizione, inteso come ius dicere, è un tavolo che comprende la dialettica delle tre parti, del difensore, dell’accusatore e ovviamente del giudice e, quindi, questa è la ragione di rammarico per non aver potuto inserire la vostra essenziale figura nel rango costituzionale».

Il Guardasigilli ha poi rammentato il cammino della riforma costituzionale «già approvata in prima seduta alla Camera e lo sarà tra breve al Sentato», auspicando «una seconda lettura più rapida possibile» per poi arrivare al referendum, «non solo perché è richiesto dalla Costituzione, ma perché una questione così complessa e così articolata, così sensibile, deve essere sottoposta al vaglio degli italiani» ha concluso Nordio.