«Trovo abbastanza singolare anche si debbano spiegare le motivazioni per le quali lo Stato non lasci respiro alla criminalità organizzata, anche dotando la Polizia penitenziaria dei mezzi che consentono la sicurezza nel trasporto. Però, collega Giachetti, lei mi ha chiesto di rispondere da storico, quale modestissimo sono: beh, vorrei ricordarle che, quando si parla di un nemico mortale, quando si tratta di un nemico mortale, nelle democrazie più avanzate sono sempre state adottate delle formule estremamente crude, crudeli».

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha risposto così all’interrogazione del deputato di Italia viva Roberto Giachetti, che ha chiesto conto delle parole pronunciate dal sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro. «Mi dica soltanto se un uomo delle istituzioni può fare un’affermazione del genere, anche con la iperbolica interpretazione “mettere a soffocare la mafia”. La mafia - lei ci ha insegnato, signor ministro - non è un’entità astratta; sono persone, criminali, efferati spesso e volentieri, ma sono persone, consegnate allo Stato. Un uomo delle istituzioni, che è sotto la sua responsabilità in termini politici, può fare un’affermazione del genere? Lei farebbe un'affermazione del genere, signor ministro?», aveva chiesto Giachetti.

Nordio, nel rispondere, ha citato i 150 anni dalla nascita di Winston Churchill, «che, come tutti noi conveniamo, salvò l’Europa della dittatura nazista. Beh, vorrei ricordare le sue parole, che nei suoi great war speeches Churchill usò: we give no respire, non daremo tregua ai nemici, toglieremo loro il fiato. Poi disse: alcuni possono essere curati (some cured), altri uccisi. Sono parole forti, ma sono le parole usate contro un nemico mortale. Altrettante parole dure furono usate da quello che fu nostro grande Presidente della Repubblica, quando, alla fine della Seconda guerra mondiale, intimò ai nazifascisti di arrendersi o perire: perire, quindi morire - ha aggiunto -. Quando si parla e si tratta di un nemico mortale, come sono i mafiosi e, in genere, gli appartenenti alla criminalità organizzata, queste espressioni dure possono e, secondo me, sono anche giustificate».

Quanto allo Stato di diritto e al rispetto delle regole della democrazia anche nei confronti di terroristi e mafiosi, ha aggiunto Nordio, «lo abbiamo dimostrato da sempre, a cominciare dall’epoca in cui procedemmo contro le Brigate rosse, in una vittoriosa guerra giurisdizionale, portata poi avanti contro la mafia, nel pieno rispetto delle garanzie costituzionali».

Parole che non hanno soddisfatto le attese di Giachetti. «Che infinita tristezza, signor ministro - ha replicato il deputato -. Mi ha fatto questa lezione storica, ma ha trascurato un piccolo elemento: anche quando c’è uno stato di guerra - e non stiamo in uno stato di guerra conclamato, signor ministro - ci sono delle regole che vanno rispettate. Il fatto che lei mi riporti delle parole che appartengono a dei film, che probabilmente ha visto e che piacciono anche a me, sono semplicemente la quintessenza della sconsideratezza con la quale lei ormai ha deciso di gestire la materia che le è stata affidata, attraverso il far proprie anche affermazioni che avrebbe rinnegato: lei, esattamente come me - se non ricordo male, andrò a ricercarlo e glielo manderò per posta -, quando Riina o Provenzano erano in condizioni distrutte dentro un carcere, ormai morti viventi, lei, come me, difendeva l’esigenza che quelle persone fossero considerate come persone, al di là del fatto che fossero criminali. Il fatto che lei ora venga qua e senza pudore difenda delle frasi che avrebbe condannato sicuramente in un altro momento, probabilmente mi fa capire che, purtroppo, quel posto, evidentemente, per lei ha un peso particolare rispetto alla sua storia e questo, davvero, mi dispiace».