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Nel giorno in cui la premier Meloni a Rtl 102.5 dichiara da un lato di non vedere scontri tra politica e magistratura, ma dall’altro ribadisce che c’è «una piccolissima parte, anche se rumorosa, della magistratura che per ragioni ideologiche ritiene di dover fare altro rispetto al suo ruolo proprio», scatta l’ennesima polemica. Ancora una volta i «magistrati scomodi» sono obiettivo del ministro Nordio. Ad esserne convinto è Giovanni Zaccaro, segretario di AreaDg.
Commentando la risposta scritta del Guardasigilli ad una interrogazione sul caso Apostolico presentata dal senatore di FI Gasparri, Zaccaro dice: «Il ministro Nordio pensa ad un illecito disciplinare dal contenuto fumoso e generico: una pistola puntata contro i magistrati scomodi o che si permettono di partecipare al dibattito pubblico sulla giustizia».
Nordio aveva detto nello specifico: «Al fine di evitare il ripetersi di situazioni analoghe a quella in esame, resta tema centrale l'eventuale reintroduzione nel nostro ordinamento, tra i doveri del magistrato, del divieto di “tenere comportamenti, ancorché legittimi, che compromettano la credibilità personale, il prestigio e il decoro del magistrato o il prestigio dell'istituzione giudiziaria”, con la seguente previsione, quale illecito disciplinare extrafunzionale, del divieto di tenere “ogni altro comportamento tale da compromettere l'indipendenza, la terzietà e l'imparzialità del magistrato, anche sotto il profilo dell'apparenza”. Tale aspetto formerà oggetto di un'attenta riflessione nella consapevolezza della fondamentale importanza del valore dell'imparzialità di chi è chiamato a svolgere le delicatissime funzioni giurisdizionali, imparzialità che deve essere non soltanto effettivamente sussistente ma anche declinarsi sotto il profilo della sua apparenza».
Abbiamo raccolto anche il commento del presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia: «Individuo due grossi problemi. Il primo rappresenta una criticità enorme, ossia si rischia di costruire la sanzione disciplinare in maniera vaga e generica. Sarebbe intollerabile. Occorrerebbe invece darle un minimo di precisione e tassatività, altrimenti diventerebbe un grimaldello per colpire qualunque magistrato che qualcuno in maniera fumosa ritenga aver tenuto un comportamento contrario all’apparenza dell’imparzialità, sulla cui definizione è molto difficile costruire una sanzione.
Ma, ancora a monte, vedo nel disegno appena abbozzato dal ministro una confusione tra il codice della disciplina e quello etico dei magistrati. I due codici non devono coincidere. Non tutte le norme di comportamento possono essere attratte nell’area del disciplinare, altrimenti si arriva ad una soggezione inaccettabile del magistrato all’apparato disciplinare».