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Più che una “Relazione annuale sull’amministrazione della giustizia”, quella esposta oggi dal guardasigilli Carlo Nordio prima al Senato e poi alla Camera è stata una difesa della riforma sulla separazione delle carriere da poco approvata a Montecitorio, o meglio un attacco ai detrattori e alla loro «enfasi apocalittica di radicati pregiudizi».
Secondo il ministro «l’unico processo che noi respingiamo è quello alle intenzioni: non si può continuare a dire che c’è l’intenzione di sottoporre il pm all’Esecutivo quando la legge costituzionale da noi proposta lo esclude, apertis verbis, in via assoluta». Nordio ha ribadito: «Proseguiremo nella piena attuazione del sistema accusatorio all’interno del sistema processuale penale, ripristinando l’impianto del codice firmato da Giuliano Vassalli nel 1989, in sostituzione di quello di Alfredo Rocco e Benito Mussolini».
Poi il duro attacco alla magistratura requirente: «Quanto poi al timore che il pm diventi un superpoliziotto, la risposta è assai semplice: nel sistema attuale esso è già un super poliziotto, con l’aggravante che, però, godendo delle stesse garanzie del giudice, egli esercita un potere immenso, senza alcuna reale responsabilità. Oggi infatti il pm non solo dirige le indagini, ma addirittura le crea, attraverso la cosiddetta clonazione del fascicolo, svincolata da qualsiasi parametro e da qualsiasi controllo, che può sottoporre una persona a indagini occulte, eterne e che, alla fine, creano disastri, anche finanziari, nell’ambito dell’amministrazione della giustizia, irreparabili. Pensiamo a quante inchieste sono state inventate, nel vero senso della parola, si sono concluse con sentenze la cui formula è ‘il fatto non sussiste’ e sono costate milioni e milioni di euro in intercettazioni, in tempi, in ore di lavoro perdute».
Il responsabile di Via Arenula ha poi espresso soddisfazione per l’abrogazione dell’abuso d’ufficio «che ha ridato serenità a moltissimi amministratori. Si sono rafforzate poi le garanzie degli indagati e dei terzi nel delicato settore delle intercettazioni e delle misure cautelari, senza vulnerare, lo ripeto ancora una volta, quelle che sono le indispensabili forme d’indagine nei confronti di criminalità organizzata, mafia e terrorismo». Ha parlato poi di «grandi risultati raggiunti» per la «riduzione degli arretrati, in relazione anche agli impegni che abbiamo preso con il Pnrr».
Riguardo all’amministrazione penitenziaria, il guardasigilli ha ripetuto quello che sostiene da mesi e mesi: «Per quanto riguarda la riduzione del cosiddetto sovraffollamento carcerario, noi stiamo agendo in tre direzioni, esclusi i provvedimenti di amnistia o di scarcerazione lineare, che manifesterebbero una debolezza da parte dello Stato, perché si può essere generosi quando si è forti, non quando si è costretti dalla necessità». Le tre direzioni sarebbero piuttosto, per Nordio, «eventuale detenzione differenziata per i tossicodipendenti», «espulsione di extracomunitari che già dovrebbero essere espulsi, ma che ancora non lo sono per ragioni burocratiche di lentezza della magistratura di sorveglianza, alla quale va tutta la mia gratitudine», e modifiche sulla «carcerazione preventiva», per le quali «stiamo già agendo».
Il ministro ha poi concluso: «Lo Stato liberale, nel quale noi crediamo, si propone di affrancare il cittadino dall’abbraccio soffocante dello Stato, di favorirne l’avvicinamento attraverso una semplificazione dei diritti e dei doveri e, per quanto riguarda il nostro caso, la giustizia penale, di attuare il garantismo nella sua duplice funzione di presunzione di innocenza e di certezza della pena».
Proprio a partire da quest’ultimo punto gli ha replicato il senatore dem Walter Verini: «Lei ha rinnegato proclami garantisti, smentendo sue stesse dichiarazioni di principio, e ha indossato l’elmetto e l’armatura del peggiore populismo penale. Lei è il ministro che nella storia ha introdotto in così breve tempo il maggior numero di nuovi reati, gran parte dei quali legati al palinsesto televisivo: reati di strada, rave, imbrattatori. Di contro, ha messo la sua faccia e spesso la sua firma sull’indebolimento di presidi e norme di contrasto alla corruzione, alla criminalità organizzata e alle mafie. Invece di cooperare con la magistratura, l’avvocatura e tutte le componenti della giurisdizione per applicare le riforme e modernizzare il sistema giudiziario, ha scelto di dichiarare di nuovo guerra ai magistrati, alla loro indipendenza e alla separazione dei poteri».
Forza Italia, invece, per voce del capogruppo Giustizia a Palazzo Madama Pierantonio Zanettin, ha spronato il ministro ad andare avanti su altri provvedimenti: «A noi sta a cuore anche la grande riforma delle intercettazioni: una prima gamba è già divenuta legge col divieto assoluto di intercettare i colloqui tra avvocati e cliente. Attendono di completare l’iter parlamentare due importantissimi ddl già passati al vaglio del Senato: le nuove norme sul sequestro di smartphone e dispositivi digitali e la proroga delle intercettazioni per evitare il deprecabile fenomeno di quelle a strascico o meramente esplorative. Sulle modifiche relative al trojan, ministro, siamo in attesa di una sua iniziativa legislativa, motivo per cui abbiamo congelato la nostra, qui giacente in commissione Giustizia. È in attesa di calendarizzazione anche la modifica della prescrizione. Ricordo infine il ddl sui criteri di priorità dell’azione penale: anche su questo tema ci aspettiamo un’accelerazione da parte del governo».
Giudizio completamente positivo quello del senatore di FdI Sergio Rastrelli: «Con la riforma Nordio l’Italia torna ad essere uno Stato di diritto. Sui temi della giustizia, il governo ha realizzato interventi legislativi e ordinamentali che hanno consentito all’Italia di risollevarsi».
È arrivata anche la reazione della magistratura. Secondo Rossella Marro, presidente del gruppo centrista dell’Anm Unicost, «le parole pronunciate in Parlamento dal ministro Nordio sono inaccettabili e tradiscono il non detto della riforma costituzionale: ridurre l’indipendenza e le garanzie del pm. Il ministro parla di ’clonazioni’ di fascicoli, di indagini ’occulte ed eterne’, di ’disastri finanziari’, tutte condotte che vengono individuate come prassi diffuse e condivise dalle Procure della Repubblica: sono affermazioni gravi e inaccettabili perché semplicemente non vere».