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Il ministro della Giustizia Carlo Nordio
Contro il sovraffollamento carcerario «escludo l’indulto, che è una resa dello Stato: penso invece a pene alternative, a forme di esecuzione penale diverse». Lo ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio, in videocollegamento con il festival “Taobuk” di Taormina. Il ministro ha anche ricordato il «lavoro» portato avanti per siglare accordi affinchè i detenuti stranieri possano scontare la pena nei loro Paesi d’origine: «I detenuti stranieri sono quasi la metà» della popolazione carceraria, «se riuscissimo a far scontare loro la pena nei Paesi d’origine - ha sottolineato il Guardasigilli - avremmo risolto il problema» del sovraffollamento.
Il ministro Nordio ha parlato della riforma e, in particolare, della separazione delle carriere: «Sono un po’ stanco di questo processo alle intenzioni. Se si fa così, accadrà questo. No, il testo è chiarissimo. È un testo di revisione costituzionale che dice che la magistratura, nella sua duplice funzione requirente e giudicante, è indipendente e autonoma. Una volta approvato con la legge costituzionale questo principio, se un domani uno lo volesse cambiare - certo non vorrei cambiarlo io e non lo farei mai - dovrebbe fare un’altra legge di revisione costituzionale. Il testo che c’è è chiarissimo e questa litania petulante di dire che in realtà sottintende un intento di sottoporre il pubblico ministero al potere esecutivo non ha nessun fondamento razionale. È un puro ritornello petulante sul quale mi vorrei confortare con il testo davanti. Non accetto che si sospetti un’intenzione punitiva. Non vedo razionalità in un’affermazione del genere», sottolineando che «in tutti i Paesi anglosassoni le carriere sono separate e non per questo la magistratura si sente umiliata».
Sull’approvazione della riforma il guardasigilli chiarisce: «Più larga è la maggioranza che approva una riforma costituzionale e più noi siamo lieti. Poi i numeri parleranno da soli. Molti potrebbero essere favorevoli alla separazione delle carriere, ma per ragioni di partito potrebbero votare contro. Questo potrebbe anche non farci raggiungere il quorum per evitare il referendum. Posso dire però che, tutto sommato, sarei lieto se si andasse al referendum, perché finalmente vedremmo da che parte sta il popolo italiano. Dare la parola ai cittadini su questioni così importanti che poi li toccano da vicino per me è una buona scelta. Se riuscissimo ad avere la maggioranza qualificata in Parlamento ben venga, perché sarebbe accelerata al referendum», ma in caso di referendum «per certi aspetti sarei ancora più tranquillo, perché sono certo che la grande maggioranza dei cittadini sarebbe favorevole alla nostra scelta».
Nordio ricorda la posizione di Giovanni Falcone: «Lui è stato il primo a dire che con l’introduzione del processo accusatorio le carriere andavano separate, perché le due funzioni sono completamente diverso. Ricordo però che qualcuno disse fu ucciso dalla stessa magistratura. Fu la magistratura a isolarlo e a punirlo quando manifestò queste sue idee. E qui mi fermo. Non voglio essere polemico più di tanto, però andatevi a rileggere gli atti dell’epoca quando Falcone fu bocciato in tutta una serie di sue aspirazioni, chi votò contro e chi votò a favore e chi poi lo isolò dandogli del venduto, perché andò a lavorare al ministero sotto la direzione dell’onorevole Martelli, all’epoca ministro della Giustizia. Andiamo a rileggere gli atti e le registrazioni e allora vedremo chi ha ragione», ha ribadito.
Il ministro della Giustizia ha aggiunto: «Aspettiamo di vedere i risultati che però, secondo me, saranno importanti soprattutto per quanto riguarda la modifica della composizione della elezione del Consiglio superiore della magistratura. Perché la vera riforma in realtà sta lì ed è quello che in effetti preoccupa alcuni membri dell’Associazione nazionale magistrati. Parliamoci chiaro: tutti sanno che il Csm sta alle correnti dei magistrati come il Parlamento sta ai partiti e queste correnti sono determinanti nella elezione della gran parte dei membri del Csm e, poiché riflettono le volontà degli elettori, vi è poi un rapporto tra elettori ed eletti che poi si traduce che gli stessi magistrati hanno chiamato degenerazione correntizia». Il Guardasigilli ha affermato che «siamo aperti al dialogo. Le modifiche possono intervenire in senso migliorativo, ma sempre nell’ambito del parametro che ci è stato affidato dagli elettori. Gli elettori ci hanno affidato il compito di riformare il Consiglio superiore della magistratura, di separare le carriere ed è quello che noi facciamo, perché in democrazia la parola spetta agli elettori attraverso il Parlamento che ne è l’espressione. Se questa riforma fosse veramente inutile, non vedo allora perché si dovrebbe accendere una discussione così animata. In realtà, è una riforma che tocca alcuni punti fondamentali: non solo il principio della divisione delle carriere, che peraltro esiste già in gran parte».
E a proposito di magistrati ha chiarito: «L’organico dei magistrati in Italia è di 10.500, già direi insufficiente. Però la situazione grave consiste nel fatto che questo organico è carente del 15%. Che fare? Se mancano 1.500 magistrati, bisogna tener conto che l’assunzione è devoluta a due organismi, uno è il ministro e l’altro è il Csm. Ebbene, noi - per la prima volta dalla costituzione della Repubblica - entro il 2026 riempiremo l’organico, facendo i concorsi per la magistratura. Ce ne sono quattro già in piedi, altri due sono in via di promulgazione. Noi abbiamo detto al Csm che occorre accelerare questa procedura, però abbiamo ricevuto tutta una serie di obiezioni. Allora mi devono dire come vogliono fare per riempire questo organico. Anche perché i soldi li abbiamo. Quando abbiamo provato solo a ipotizzare un concorso straordinario che accelerasse ancora di più i tempi e desse una corsia privilegiata ai giudici onorari, che tengono in piedi quasi metà della nostra giurisdizione, si è scatenata anche lì la bufera».
Con l’Anm, ha aggiunto ancora Nordio, «il dialogo è iniziato e auspico che continui con il rispetto e la considerazione reciproca». Ma Giuseppe Santalucia, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, intervenendo ai microfoni di radio Giornale Radio, avverte: «Se saranno necessarie altre forme di mobilitazione per rafforzare la comunicazione delle ragioni di contrarietà alla riforma Nordio, le faremo. La riforma Nordio non migliora l’efficienza della giustizia e con i problemi della giustizia non c’entra nulla. Questo è evidente perché si muove su un piano costituzionale e non tocca nessuno degli equilibri necessari per migliorare la qualità del servizio. Il cittadino avrà solo ricadute negative».
Il ministro Nordio ha parlato anche dell’abuso d’ufficio: «siamo in dirittura d’arrivo. Posso dire che in una riforma estremamente incisiva come quella del reato di abuso d’ufficio che sarà eliminato fra pochi giorni, quando in seconda lettura arriverà alla Camera, vi è stata una certa convergenza anche da una parte dell’opposizione. Però da un’altra parte dell’opposizione vi è stata una netta chiusura anche se però sottobanco tutti venivano in processione a dirci “Fate bene, fate bene, perché non ne possiamo più della paura della firma”, a cominciare da molti sindaci del Pd»,