Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è intervenuto in diverse occasioni su temi rilevanti per la sicurezza e il sistema penale italiano. Durante un’intervista a SkyTg24, ha sottolineato l’aumento di crimini commessi da bande giovanili, che, a suo avviso, alimentano un crescente allarme sociale. Nordio ha anche annunciato l’intenzione di introdurre misure per affrontare situazioni come le occupazioni abusive di case, fenomeno che colpisce i cittadini e mina la fiducia nello Stato.

Riguardo al sovraffollamento carcerario, il ministro ha negato di aver accusato i magistrati di essere responsabili della situazione, ribadendo che l’ingresso in carcere dipende da un reato commesso e dalle decisioni giudiziarie. Inoltre, Nordio ha espresso il desiderio di promuovere un referendum sulla separazione delle carriere entro la prossima primavera, per porre fine al dibattito e fornire una risposta chiara tramite il voto popolare.

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha pure affrontato la questione dei femminicidi in Italia, distinguendo tra dati assoluti e relativi. «In termini assoluti, i responsabili sono per lo più italiani, ma in termini relativi no. Considerando che in Italia ci sono circa 50 milioni di italiani e 500mila stranieri, il numero di femminicidi commessi dagli italiani è maggiore, ma rapportando le cifre alla popolazione, il dato percentuale tra gli stranieri risulta più alto» ha spiegato il ministro.

Nordio ha evidenziato come alcune realtà culturali e sociali possono incidere su tali statistiche. «Esistono culture in cui la donna è considerata una proprietà, dove si praticano infibulazioni o dove l’adulterio femminile è punito con lapidazioni o frustate. Se ignoriamo queste realtà, viviamo in un’utopia» ha affermato, sottolineando che queste differenze culturali, per quanto legittime nei Paesi di origine, possono rendere complesso l’adattamento a una società come quella italiana, dove, ad esempio, la violenza sessuale all’interno del matrimonio è considerata un reato.

In merito al caso Almasri, ha spiegato che il tribunale dei ministri dovrebbe pronunciarsi entro tre mesi, chiarendo che la procedura seguita è stata corretta e che il ritardo nella liberazione è dipeso da errori sostanziali nel mandato di arresto iniziale.

Sul piano delle riforme, il ministro ha indicato l’intenzione di rivedere il codice penale, risalente all’epoca fascista, per adeguarlo ai tempi moderni. Ha anche anticipato la volontà di intervenire sull’informazione di garanzia e sul registro degli indagati, che, a suo dire, si sono trasformati in strumenti di condanna anticipata, danneggiando la vita privata e professionale delle persone coinvolte.

Infine, Nordio ha posto l’accento sull’importanza dell’educazione e dell’informazione, sostenendo che, prima di creare nuovi reati o avviare procedimenti legali, è necessario educare non solo i giovani ma anche i genitori, perché la famiglia rappresenta il primo contesto di formazione dei futuri cittadini.