PHOTO
«Mi auguro un abbassamento dei toni da parte della politica nel criticare le sentenze». Il ministro Carlo Nordio prova a riconciliarsi con la magistratura, ma rilancia le riforme costituzionali. Un intervento nel segno del dialogo quello del guardasigilli al convegno per i 60 anni di Magistratura democratica, anticipato dalle parole della presidente Silvia Albano, finita nel mirino degli hater per l’ordinanza che ha imposto all’Italia di riportare in Italia i migranti spediti in Albania.
«Noi vogliamo un dialogo con la magistratura proprio perché sappiamo che la magistratura è quella chiamata ad applicare le leggi - ha evidenziato il ministro -. Il nostro Governo chiede il vostro contributo, perché stiamo vivendo un momento di transizione veramente importante, stiamo colmando la carenza di organico -ha evidenziato -. Abbiamo chiesto “aiuto” anche ad Anm e Csm e aumentato le assunzioni». Altro problema è la critica al merito politico e al contenuto delle leggi soprattutto una volta che sono state approvate e «qui il presidente Mattarella è stato chiarissimo. Mi auguro ci sia sempre meno una critica della magistratura al merito politico delle leggi e mi auguro un abbassamento dei toni da parte della politica nel criticare le sentenze».
Ma l'invito del ministro sembra, per ora, essere caduto nel vuoto: «Da Magistratura democratica vittimismo, propaganda e polemiche contro il governo e il ministro Matteo Salvini. Essere invisi a Md, che criticò perfino Giovanni Falcone, è una straordinaria medaglia», recita una nota della Lega.
Nordio ha rilanciato la separazione delle carriere, che «non farà sì che il pm sia sottoposto al potere esecutivo», soluzione che «mi farebbe inorridire». La riforma, ha sottolineato, «farà sì che ci sia l’autonomia dell'organo requirente».
Albano ha spiegato che i magistrati sentono il dovere di intervenire nel dibattito proprio alla luce delle riforme che potrebbero minare l’indipendenza della magistratura. E ha risposto alle polemiche di chi attacca Md etichettando i suoi esponenti “toghe rosse”. «Il fatto che chi cerca di applicare la Costituzione venga appellato come “giudice comunista” mi preoccupa molto per lo stato della nostra democrazia e per il suo futuro - ha evidenziato -. Io non ho nessuna intenzione di fare un scontro con il governo, è il governo che vuole farlo con me. E io da questo scontro voglio sottrarmi - aveva detto ai giornalisti prima di prendere la parola, ripetendo poi il concetto in apertura del suo discorso -. Non sono intervenuta mai in questo periodo perché c’è stata una personalizzazione insopportabile. Non c’è nessuna personalizzazione, ma solo dei giudici che cercano di fare il loro lavoro. C’è stato un pronunciamento unanime di tutte le comunità dei giuristi, dall’Unione delle Camere penali all'associazione dei professori di diritto dell'Unione europea. Per dire che sulla supremazia del diritto europeo non ci si può fare nulla».
La riforma della giustizia, nel combinato disposto con la riforma sul premierato, ha aggiunto, «pone effettivamente un problema perché la nostra Costituzione prevede degli organi di garanzia, come la Corte costituzionale, il Csm. I costituenti hanno creato un sistema di pesi e contrappesi che doveva garantire che non ci fosse più una situazione in cui una maggioranza di governo potesse agire senza limiti di legalità», ha continuato puntando l'attenzione sulle conseguenze di «una legge elettorale maggioritaria in Costituzione» sugli organi di garanzia. «Non stiamo a difendere nessun privilegio, l’indipendenza della magistratura è la garanzia di tutelare i diritti di tutti i cittadini. Oggi tocca ai migranti, domani chissà, potrebbe accadere a ciascuno di noi».