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Non solo memorie e dichiarazioni spontanee, anche disponibilità a rispondere alle domande dei pm. Fabio Pinelli, avvocato del sottosegretario Armando Siri, annuncia le intenzioni del suo assistito in una nota stampa. L’accusa di corruzione a carico del senatore leghista è un’onta troppo ingombrante, indipendentemente dallo scontro politico che ha generato all’interno del governo, e Siri chiarire al più presto la sua posizione per dimostrare la sua estraneità ai fatti.
Non solo, «in riferimento alle notizie apparse su alcuni organi di stampa, si precisa che in sede di presentazione spontanea del senatore Armando Siri verrà depositata una memoria difensiva al precipuo fine di rappresentare, in modo esaustivo e documentale, i rapporti con Paolo Franco Arata», chiarisce nella nota l’avvocato Pinelli. «È pertanto del tutto inveritiero che tale scelta corrisponda ad un intento di sottrarsi al confronto con l’Autorità Giudiziaria, confronto del resto richiesto dallo stesso sottosegretario», argomenta ancora il legale, prima di annunciare: «Infatti, unitamente alla presentazione della memoria difensiva, il senatore Armando Siri renderà dichiarazioni e risponderà ad eventuali richieste di chiarimenti avanzate dai magistrati», spiega ancora Fabio Pinelli.
Ma a difendere il sottosegretario ai Trasporti non scende in campo solo il suo avvocato. Sul fronte aperto dalla procura di Milano sull’acquisto sospetto di una palazzina da parte di Siri, parla Policarpo Perini, l’intermediario immobiliare che ha curato la vendita dello stabile.
«L’immobile era in vendita per almeno due anni nei quali ho dato massima visibilità sui portali Internet al prezzo richiesto dai proprietari, che notoriamente non hanno mai regalato nulla, pari alla somma del valore di mercato di ciascuna unità immobiliare», spiega su Facebook l’agente. «La vendita è stata portata a termine a un valore più basso dovuto come sempre quando la trattativa è per l’acquisto in blocco».
Tutto regolare, dunque, secondo Perini, nonostante la segnalazione fatta dal notaio per riciclaggio. «Un proverbio ebraico recita che un uomo non si valuta per i soldi che possiede, ma per quanto credito ottiene.
Ed è per questo che non ho mai avuto dubbi sulle possibilità finanziarie del senatore», dice ancora l’intermediario, che sulla decisione del notaio chiosa: è stato solo «dovere professionale, in qualità di soggetto obbligato».