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Non è recluso per mafia o terrorismo, ma per diversi reati di truffa. Un accumulo che l’ha portato a un fine pena fissato nel 2046. Di fatto, quanto una codanna all’ergastolo. Si chiama Marco Bondavalli ed è malato, dimagrito, quasi cieco e ha un insieme di patologie che non gli permettono di deambulare bene. Dal 2018 era riuscito ad ottenere la detenzione domiciliare per motivi, appunto, umanitari e rinnovabili di volta in volta. Nel mentre, però, è stato sbattuto di nuovo in cella per un arresto in flagranza per furto di corrente elettrica. In poche parole, per necessità ha commesso questo reato. Arresto non convalidato perché l’avvocata difensore Simona Giannetti obiettò che non poteva esistere il presupposto della flagranza. Ma da allora, restò in carcere perché con l’occasione gli tolsero quella misura della detenzione domiciliare. Si sono susseguite istanze su istanze per chiedere di nuovo la misura domiciliare. L’ultimo rigetto è stato depositato il 25 agosto, relativo all’udienza del 23 giugno. Un rigetto che avviene nonostante sia confermato il suo stato di salute precario. L’avvocata Giannetti, nell’ultima istanza, con tanto di cartelle cliniche ha dimostrato l’attualità della grave infermità fisica e l’incompatibilità con il carcere. In sostanza ancora oggi permane questo suo stato di salute che non solo non è mai migliorato dal 2018 ad oggi, ma semmai peggiorato in ragione delle malattie degenerative di cui è affetto. Come rivela il legale, il peggioramento è avvenuto a causa delle difficoltà del carcere a rendere operative le terapie a cui doveva sottoporsi e a cui non si sottopone. Infatti, nel “Diario clinico dell’Azienda Ospedaliera di Reggio Emilia”, si legge: «Sentite le ragioni del paziente per essere curato agli arresti domiciliari dal Suo medico Personale e dalla Medicina delle Cure Primarie, ove anche il Giudice accolga questa richiesta del Paziente, siamo totalmente d’accordo con lui e siamo già pronti a trasferire le nostre mansioni ai colleghi medici della medicina del territorio per le loro specifiche competenze e con il sussidio del personale infermieristico» . La presente citazione nel Diario conferma, secondo il legale, l’evidente opportunità che Bondavalli sia messo in detenzione domiciliare in relazione alla sua condizione di salute, come riferito anche dal medico del carcere di Reggio Emilia. Di fatto, da gennaio scorso ad oggi è dimagrito di 50 kg, ciò dovuto dall’impossibilità mangiare cibo indicato da referto. Il vitto che riceve gli crea il vomito a causa della sua patologia. Secondo l’avvocata Giannetti, ciò è dovuto anche dalla mancata assunzione delle terapie e dei disattesi costanti controlli presso i presidi sanitari: «Sono queste le ragioni - oltre alla evidente forma di tortura nel costringerlo in stato di detenzione pur avendo un grave condizione di cecità e di difficoltà di deambulare – che rendono necessaria una misura alternativa alla detenzione: si impongono cioè sia motivazioni espressamente di salute, sia di dignità umana violata, considerato che la carcerazione per il detenuto in questione rappresenti una vera e propria sofferenza aggiuntiva contraria al senso di umanità».
Ma c’è stato il rigetto. Per il tribunale di sorveglianza di Bologna, in realtà il detenuto è monitorato, tanto che – come dimostra la relazione medica aggiornata che hanno acquisito – nel caso di alcuni peggioramenti viene ricoverato in pronto soccorso in modo efficace e tempestivo. Assume comunque dei farmaci, ma soprattutto Bondavalli è a rischio recidiva «desunto dai precedenti penali a carico, dai carichi pendenti, dalle condotte inosservanti e potenzialmente lesive tenute nel 2020 durante l’esecuzione di misura domiciliare umanitaria». Parliamo del furto di energia elettrica. In sostanza lo stato di salute di Bondavalli non è di tal gravità da essere considerato più urgente della necessità di tutelare la sicurezza sociale. «Il diritto alla salute come descritto nel caso di Bondavalli può davvero considerarsi dover soccombere per precedenti per truffa in soggetto con patologia degenerativa, che non deambula, quasi cieco, dimagrito della metà del peso e che non viene cibato come dovrebbe in carcere?», chiosa amaramente l’avvocata Giannetti.