La sospensione di Rosanna Natoli cambia gli equilibri del Csm. Così come avvenne con lo scandalo Palamara, che portò alle dimissioni di cinque consiglieri, con la rideterminazione dei rapporti di forza all’interno del plenum, l’estromissione della laica toglie un voto al centrodestra. Un voto che potrebbe risultare determinante nelle pratiche più delicate, che spesso si giocano proprio sul filo del rasoio.

La sospensione della consigliera, attualmente iscritta sul registro degli indagati in un’indagine che non ha ancora prodotto alcun atto, oltre all’avviso di garanzia, non è definitiva. Affinché decada dal Consiglio, con la possibilità per il Parlamento di sostituirla, infatti, è necessaria una condanna, cosa che al momento appare una prospettiva lontana. Se non impossibile, date le percentuali di successo di un’accusa che al momento viene definita debole dai più. Così, qualora ne uscisse indenne, lo scranno occupato fino a ieri tornerà in suo possesso. Ma Natoli potrebbe anche fare altro, chiedendo in via cautelare al Tar la sospensione della sospensione per violazione di legge (sulla base del nuovo testo del 335 cpp) o eccesso di potere (data la stringatezza della relazione votata dal plenum). Con tutte le conseguenze del caso.

La vicenda non è, dunque, ancora chiusa. Natoli, in plenum, ha dichiarato di non volersi difendere sulla stampa, ma direttamente in procura, dove attende ancora di essere convocata nuovamente per l’interrogatorio. Ma dopo aver denunciato pressioni e violenze, depositando istanze e memorie, la sensazione è che gli scandali non siano terminati. Anche perché Maria Fascetto Sivillo, non paga, ha deciso di denunciare tutti. La giudice che ha provocato il nuovo tsunami a Palazzo Bachelet, infatti, non ha accolto bene l’autodifesa di Natoli, secondo cui l’audio depositato da Fascetto Sivillo sarebbe stato manipolato e tagliato. Così ha denunciato Natoli per calunnia e, insieme a lei, l’intero Csm, come scritto da Repubblica. La procura di Roma, dunque, dovrà analizzare le condotte di tutti, in particolare la sezione disciplinare, tirata in ballo dalla stessa Natoli nel suo dialogo con Fascetto Sivillo. E questo potrebbe generare nuovi colpi di scena, per quanto, al momento, l’ipotesi sembri residuale.

C’è poi un’altra questione in ballo. La sospensione di Natoli, infatti, ha generato una contraddizione di non poco conto. Non trattandosi di un magistrato, dunque non perseguibile dal punto di vista disciplinare, ragiona col Dubbio un togato, il suo congelamento certificherebbe la plausibilità delle affermazioni fatte durante l’incontro proibito con Fascetto Sivillo. Con uno schiaffo terribile alla sezione disciplinare, che, stando al suo racconto, avrebbe mutato orientamento sulla giudice incolpata per via del comportamento “burrascoso” tenuto durante l’udienza dalla stessa.

In quanto laica, infatti, non rileva il fatto di aver incontrato una parte privata, ma la sola rivelazione del segreto. Che tale sarebbe solo se le sue affermazioni risultassero vere, coinvolgendo, necessariamente, tutti gli altri componenti della sezione disciplinare. Essendo venuto meno l’abuso d’ufficio, infatti, è stato questo l’unico appiglio per cacciare Natoli. E questo potrebbe far crollare tutto, data l’estrema difficoltà probatoria.