«In merito alla vicenda per la quale ho deciso di rassegnare le dimissioni dalla commissione disciplinare del Csm, preciso che sono consapevole di avere imperdonabilmente sbagliato nell’incontrare la magistrata di Catania sottoposta al giudizio della Commissione. Va comunque subito sottolineato che ho accettato di incontrarla quando avevo già compiuto il mio lavoro di relatrice e avere determinato la decisione del tutto opposta alle speranze della interessata». A dirlo è Rosanna Natoli, consigliera laica del Csm eletta in quota FdI, finita nell’occhio del ciclone per aver incontrato privatamente la giudice Maria Fascetto Sivillo, sottoposta a un procedimento disciplinare. «L’ho incontrata su pressante richiesta di un vecchio e da tutti stimato amico (non avvocato ed estraneo alla politica) - spiega Natoli - che mi pregò per un atto di “pietà” stante, mi disse, il grave stato di salute della interessata». Natoli, però, al momento dell’incontro, doveva ancora stendere le motivazioni della sentenza, momento che non escludeva un ritorno in Commissione. Ma non solo: al momento dello scandalo sedeva tra le file della Commissione disciplinare impegnata con la richiesta di revoca della misura cautelare della sospensione, lo stesso durante il quale il difensore di Fascetto Savillo, Carlo Taormina, ha consegnato al Comitato di Presidenza la chiavetta usb con il contenuto dell’incontro, durato oltre due ore. Solo dopo, dunque, la laica di FdI - che avrebbe dovuto optare sin da subito per l’astensione, dato l’incontro incriminato - ha deciso di abbandonare la seduta per rassegnare, dopo due ore, le dimissioni dalla stessa Commissione.

Come raccontato in esclusiva sul Dubbio, mercoledì scorso Natoli ha disertato il plenum, su pressione di almeno 13 togati, pronti ad abbandonare l’aula qualora si fosse presentata. E la sua assenza è stata determinante per la nomina di Francesco Curcio a procuratore di Catania: Natoli, infatti, avrebbe votato per Giuseppe Puleio, che è andato sotto di un solo voto.

Ora a Palazzo Bachelet si attendono le altre dimissioni, quelle dal Consiglio che, stando ai rumors, potrebbero non essere così scontate. Un’opzione, quest’ultima, che già infiamma le chat dei magistrati, alcuni dei quali si dicono pronti ad andare via qualora Natoli non decidesse di abbandonare Palazzo Bachelet. Peserà, dunque, forse l’intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che dal Brasile, dove si trova per impegni istituzionali, non avrebbe mancato di far sapere di essere irritato per il nuovo scandalo che ha travolto il Consiglio. E, dunque, difficilmente potrà rimanere in silenzio di fronte a questo nuovo tsunami interno al Csm.

Nella sua nota, Natoli smarca il proprio partito, i cui vertici, sostiene, sono sempre rimasti all’oscuro di questa vicenda, «del tutto estranea a ogni riferimento politico», ci tiene a sottolineare. «Tralascio allo stato le modalità per le quali ho deciso di disertare l’ultima plenaria come suggeritomi da componenti togati del Csm. Mi rammarico ancora - aggiunge - per la mia inammissibile decisione di incontrare la magistrata difesa dall’avvocato Taormina la quale ha evidentemente preordinato la registrazione di un colloquio che, ripeto, è comunque avvenuto solo dopo la mia dura decisione disciplinare nei suoi confronti». Taormina, dal canto suo, ha ricusato l’intero collegio, sperando di azzerare un disciplinare a suo dire ingiusto. Come ingiusto sembra definirlo anche Natoli in quella conversazione datata 3 novembre.

In quell’audio, la laica di FdI – che tira pure in ballo un’altra componente del Consiglio, Claudia Eccher, in quota Lega, che le avrebbe chiesto «un occhio di riguardo su tante cose» - ammette di aver violato la camera di consiglio, spiegando alla toga che il suo intento, nel procedimento disciplinare precedentemente chiuso, era quello di proporre la censura. E di essere stata anche capace di convincere il resto della Commissione, che però ha poi optato per la perdita di anzianità di due anni a causa delle dure parole pronunciate da Fascetto Savillo in aula nei confronti di alcuni colleghi.

Intoccabili, sostiene ora la difesa, al punto da spingere qualcuno ad invitare la toga incolpata a desistere. Secondo quanto ricostruito dalla difesa della giudice incolpata, infatti, la stessa sarebbe stata contattata da un avvocato che le avrebbe comunicato l’intenzione di Natoli di parlare con lei per chiarire alcune cose relative a quel procedimento. L’intento sarebbe stato quello di dissuaderla dal continuare ad attaccare alcuni magistrati catanesi e di convincerla a non avvalersi più della difesa di Taormina o, per lo meno, di farsi affiancare da un magistrato. Al termine del colloquio, Fascetta Savillo avrebbe minacciato di rendere tutto pubblico e Natoli, parlando sempre al plurale, avrebbe replicato «Sì, lei lo fa... lo fa, giusto? Ma poi facemu i pernacchi».