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La polemica sulle intercettazione la fa da protagonista anche nel corso delle cerimonie di inaugurazione dell’anno giudiziario. Anche Vinicio Nardo, presidente dell'Ordine degli avvocati di Milano, è tornato sull’argomento nel suo intervento nel capoluogo lombardo.
“Si è riacceso il dibattito sulle intercettazioni, tra chi lamenta la crescente violazione della privacy, complice il progresso tecnologico che aumenta la capacità intrusiva degli strumenti di captazione, e chi drammatizza anche il minimo passo indietro, arrivando a prefigurare la catastrofica disapplicazione di norme che perseguono i reati contro la pubblica amministrazione e finanche di criminalità organizzata”, spiega Nardo. Ma “comunque la si pensi, è innegabile che da qualche tempo abbiamo cambiato le nostre abitudini: parliamo al telefono, e finanche colloquiamo, con una circospezione fino a ieri sconosciuta. Le convinzioni del tempo possono essere relative e l'ansia di sicurezza può farci compiere azioni che un giorno appariranno inconciliabili con l'innata ricerca di libertà dell'essere umano”, aggiunge.
A proposito della Riforma Cartabia, “il bisturi ha inciso sui tempi morti, ma, purtroppo, anche sul contraddittorio: talvolta brutalmente, amputando qua e là il confronto orale e rendendo accidentata la via delle impugnazioni”, spiega il presidente del Coa. “La sfida è rifiutare la giustizia 'sbrigativa', e non è l'unica del futuro”, conclude.