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Quando mancano le risorse umane si getta la spugna. È successo nel Tribunale di Napoli Nord, con sede ad Aversa, in provincia di Caserta. Pochi giorni fa il presidente Luigi Picardi ha disposto con decreto la sospensione delle udienze civili davanti al Giudice di Pace di Aversa dal 15 settembre al 31 ottobre. Con la precisazione che i «processi saranno rinviati direttamente dai Giudici di Pace ad altre udienze successive al 31 ottobre 2023, rispettando sempre i limiti disposti in precedenti provvedimenti».
Una decisione inevitabile che ha tenuto conto dei carichi di lavoro e della carenza del personale amministrativo. Un dato su tutti: le sentenze civili da pubblicare, come evidenzia Picardi nel suo decreto, sono passate da 9340 a 15852. Dopo una precedente ispezione ministeriale per verificare la situazione in cui versano gli uffici del GdP, l’obiettivo era correre ai ripari. Non è stato possibile. Di qui l’amara constatazione di Picardi per cui «le prescrizioni intervenute all’esito della recente ispezione restano del tutto inadempiute» Il presidente del Coa di Napoli Nord, Gianluca Lauro, parla di «resa dello Stato».
Il Tribunale, collocato nel Castello Aragonese, è stato istituito nel 2013 con la riforma della geografia giudiziaria e il circondario comprende 38 Comuni (19 della provincia di Napoli e altrettanti della provincia di Caserta). Serve 1 milione di utenti; attualmente sono 150 gli operatori a disposizione. Dieci anni fa ci si rese conto che un unico Tribunale, quello di Napoli (al momento conta sul lavoro di 900 amministrativi), non avrebbe potuto mai operare al meglio per una utenza di circa 3milioni di persone. In tale contesto si inserisce pure il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere con un bacino di utenza di 600mila abitanti e 300 amministrativi.
«La proporzione delle risorse umane – dice al Dubbio il presidente Lauro - è enormemente sfavorevole per il Tribunale di Napoli Nord, perché è stata parametrata su un carico zero all’atto dell’istituzione del Foro nel 2013. Questa è la reale problematica che siamo costretti ad affrontare. In questi mesi l’interlocuzione con il ministero della Giustizia, con alcuni parlamentari, con il Consiglio nazionale forense e con l’Ocf, non è mai mancata per far conoscere l’inadeguatezza della nostra pianta organica». Domani si terrà un altro incontro in via Arenula per discutere sulle possibili soluzioni da mettere in campo. Il presidente del Coa si sofferma sui numeri.
«Nell’ufficio del Giudice di Pace di Napoli Nord – spiega Lauro -, pendono 50mila procedimenti. Sulla carta ci sono 12 unità amministrative, ma di fatto ne sono in servizio sei e di queste, escludendo il dirigente amministrativo, impegnato pure nella predisposizione delle buste paghe, quasi tutte beneficiano della legge 104 o della maternità. Di fatto si può contare sul lavoro soltanto di due unità. Quello che preoccupa è che queste risicate risorse umane devono far fronte alla pubblicazione di circa 16mila provvedimenti tra ordinanze, decreti ingiuntivi e sentenze».
Carichi di lavoro insostenibili a fronte del personale a disposizione. «Il dirigente amministrativo – aggiunge il presidente del Coa - nei giorni scorsi ha dichiarato che l’ufficio, nelle condizioni in cui si trova, non può pubblicare più di mille provvedimenti l’anno. Significa che i cittadini che si rivolgono al Giudice di Pace di Napoli Nord per la tutela dei propri diritti sono figli di un dio minore. Potranno veder tutelati i propri diritti soltanto a distanza di tantissimi anni. Ma la situazione non cambia neppure davanti al Tribunale. Nel penale abbiamo udienze rinviate al 2027 e al 2028. Le liquidazioni dei gratuiti patrocini avvengono a distanza di almeno cinque anni. Tutto ciò rende evidente l’inadeguatezza della nostra pianta organica, causa del blocco delle attività e della denegata giustizia. Il lavoro di noi avvocati è mortificato. Il nostro Tribunale dovrebbe avere quantomeno 300 unità amministrative in più per poter funzionare bene».
Dunque, la situazione è molto preoccupante al netto delle dotte disquisizioni - che esaltano anche l'ego di qualcuno - nelle ampie e confortevoli stanze dei ministeri. Il Coa di Napoli Nord ha scelto per il momento un profilo basso, continuando a credere nel confronto costruttivo e in soluzioni adeguate da definire già nei prossimi giorni. «Lo Stato, però – conclude l’avvocato Lauro -, non può più stare a guardare».