La gip Donatella Banci Buonamici lo disse tre anni fa e le costò la carriera. Ma oggi a darle ragione è la gup di Verbania Rosa Maria Fornelli, secondo cui la tesi dei reati dolosi non può essere contestata agli imputati del caso Mottarone, la tragedia della funivia che costò la vita a 14 persone il 23 maggio 2021.

È una svolta clamorosa quella arrivata oggi in aula a Verbania, quando la giudice ha di fatto smontato l’impianto accusatorio della procura chiedendo al pm di riformulare i capi di imputazione, escludendo l’aggravante dell’antinfortunistica e, appunto, la sussistenza dei reati dolosi, accogliendo quindi le tesi delle difese. Per la giudice le accuse vanno contestate come disastro colposo, omicidio colposo plurimo e lesioni colpose.

Così come aveva fatto Banci Buonamici - alla quale poi fu sottratto il fascicolo -, che nell’ordinanza con la quale non convalidava il fermo degli indagati metteva in dubbio la natura dolosa dei reati contestati. La procuratrice Olimpia Bossi e la pm Laura Carrera avevano chiesto il rinvio a giudizio per Luigi Nerini, titolare di Ferrovie del Mottarone, la società concessionaria dell’impianto, Enrico Perocchio e Gabriele Tadini, allora rispettivamente direttore d’esercizio e capo servizio dell’impianto, Martin Leitner, consigliere delegato di Leitner, la società di Vipiteno che si occupava delle manutenzioni dell’impianto e Peter Rabanser, responsabile del customer service, nonché di due società, Ferrovie del Mottarone e Leitner.

Chiesto invece il non luogo a procedere per Anton Seeber, presidente della Leitner. Le ipotesi di reato contestate a vario titolo erano attentato alla sicurezza dei trasporti, rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, disastro colposo, omicidio plurimo colposo, lesioni colpose gravissime e solo per Tadini (l’unico a essere finito ai domiciliari) e Perocchio anche il falso.

Ora, però, è tutto da rifare. Si torna in aula il 12 settembre. «Sono soddisfatto - ha commentato all’AdnKronos Marcello Perillo, difensore di Tadini - perché la giudice ha perfettamente interpretato il suo ruolo garantista e equidistante cercando di mettere ordine in capo di imputazione che meritavano di essere sistemati. Accogliendo le doglianze della difesa Tadini almeno sui punti chiave».