Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili, le ultime vittime del mostro di Firenze, sono stati uccisi, secondo le ricostruzioni ufficiali e la testimonianza del 'compagno di merende' Giancarlo Lotti, da Pietro Pacciani e Mario Vanni la sera della domenica 8 settembre del 1985. Ma un esperimento giudiziale, fatto in questi giorni alla piazzola di Scopeti, dove i due francesi avevano piazzato la loro tenda, potrebbe demolire la verità di Lotti e spianare la strada alla revisione della condanna all'ergastolo di Vanni, sollecitata da un nipote del postino di San Casciano: l'omicidio sarebbe avvenuto prima, il sabato sera o addirittura il venerdì, dunque Lotti avrebbe mentito. È quanto riporta oggi "La Nazione", come dà conto l’Adnkronos, con un articolo di Stefano Brogioni, cronista investigativo delle vicende del cosiddetto 'mostro di Firenze'. «I risultati sono incoraggianti nello smentire in maniera categorica le dichiarazioni del teste oculare», dichiara alla "Nazione" Fabiola Giusti che, con Stefano Vanin, due luminari dell'entomologia forense - la scienza che studia le larve che quarant'anni fa non era ancora sviluppata al livello di conoscenze attuale - ha ricreato, nello stesso luogo e nei medesimi giorni del mese, l'ambiente in cui, nel primo pomeriggio di lunedì 9 settembre, il cercatore di funghi Luca Santucci s'imbattè per caso nei due cadaveri.

Nadine era nella tenda, Jean Michel tra i rovi, coperto da alcuni rifiuti. Il corpo della donna aveva già raggiunto una decomposizione tale che, a tanti, già allora, faceva dubitare che quel delitto potesse essere avvenuto prima della domenica sera. Oggi, alle convinzioni di allora, arrivano a supporto le convinzioni della scienza. Nei giorni scorsi, nella radura di Scopeti, è stata montata una canadese molto simile a quella della coppia di turisti d'Oltralpe. Dentro, è stata posta della carne, che con il passare delle ore ha iniziato il suo normale decorso, e i due entomologi hanno osservato, cronometro alla mano, l'arrivo di larve e mosche. Una fauna cadaverica che sarebbe paragonabile a quella presente sul cadavere della vittima, stando alle foto delle autopsie. 

Adesso, gli avvocati Valter Biscotti e Antonio Mazzeo, con la relazione dei loro consulenti, depositeranno entro l'anno la richiesta di revisione del processo conclusosi con la condanna di Vanni. Il tribunale competente è quello di Genova, che in passato - correva l'anno 2004 - aveva già respinto una richiesta analoga presentata dal difensore di allora di Vanni, l'avvocato Nino Filastò.

Ma oggi, oltre alla consulenza dei due luminari dell'entomologia, l'istanza potrebbe essere corredata da altri elementi che sbugiardano il 'pentito' dei delitti del mostro, come ad esempio il taglio sulla tenda: secondo i legali, potrebbe essere uno strappo, non provocato da una lama come invece raccontò Lotti. «Noi non cerchiamo l'assassino - dichiara Biscotti alla "Nazione" - ma ci sono processi che in un momento storico sono stati condizionati e che adesso meritano di essere rivisti».