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Distacco fisico dai figli e norme che non sempre permettono una adeguata tutela di tutte le parti rendono la vita dei padri separati molto triste. Soprattutto, poi, se l’altro genitore ha portato con sé all’estero il figlio. La storia di Ivan Marino è comune a tante altre persone. L’uomo, residente a Siena, ha voluto raccontarla al Dubbio per mantenere alta l’attenzione su casi spesso dimenticati, che richiedono un impegno costante da parte delle istituzioni.
«Mi sono sposato con una donna armena – dice Ivan Marino - a Yerevan. Mio figlio è nato in Armenia nel 2014 e gli è stata data consensualmente solo la cittadinanza italiana». Nel settembre 2018, il colpo di scena. Il figlio di Marino è stato sottratto dalla madre con la scusa di una breve vacanza in Armenia. Un’azione che, quindici mesi dopo, ha portato alla sentenza di separazione del Tribunale di Siena, passata in giudicato, con il collocamento del minore nella città toscana presso il padre, affidamento esclusivo al padre e visite protette consentite alla madre. Il piccolo, che ad agosto compirà dieci anni, si trova tuttora nel Paese asiatico.
«La mia ex moglie – spiega Ivan Marino - non mi permette di vedere più mio figlio, anche meno dei già limiti ristrettissimi decretati dal giudice armeno, e non riconosce i diritti paterni. Anzi, vengono presi in considerazione soltanto i doveri economici, escludendomi da ogni decisione riguardante la vita di mio figlio. Inoltre, al bambino è stata attribuita la cittadinanza armena, senza che venissi interpellato, appena dopo venti giorni dall’inizio del trattenimento illecito. In Armenia non ho sostanzialmente diritti, e non è stata riconosciuta neppure la sentenza di separazione del Tribunale di Siena, che colloca il bambino presso di me. Una situazione surreale con i giudici armeni che a loro volta pronunciano solo provvedimenti restrittivi nei miei confronti. A nulla sono valse le mie iniziative per informare e sensibilizzare le autorità italiane, compresa l’ambasciata d’Italia in Armenia, la Farnesina e la presidenza del Consiglio dei ministri».
Oltre al danno, la beffa. I problemi maggiori sono iniziati dopo che l’Armenia ha concesso al minore la cittadinanza di quel Paese, senza il consenso obbligatorio del padre. Inoltre, l’ex moglie di Marino ha chiesto e ottenuto l’intervento dell’autorità giudiziaria di Yerevan. È stato aperto un procedimento penale contro Ivan Marino per l’inadempimento del provvedimento, arbitrariamente assunto dall’autorità armena in prima e seconda istanza, sul mantenimento del figlio con un importato calcolato su cifre dichiarate ma mai dimostrate dalla madre. «Una situazione a dir poco paradossale – aggiunge il nostro connazionale -, che mi ha costretto ad annullare un viaggio in Armenia, già organizzato dal 21 al 25 aprile dello scorso anno, per rivedere mio figlio. Troppo rischioso, dato che sono venuto a conoscenza di un procedimento penale a mio carico e in caso di arrivo a Yerevan non potevo prevedere le conseguenze, rischiando pure l’arresto». Nella vicenda emerge altresì la difficolta ad effettuare dall’Italia all’Armenia alcune notifiche. Una situazione che ricorda, sotto certi versi, il caso di Giulio Regeni. «Nonostante alcune sentenze italiane, che mi danno ragione – conclude Ivan Marino -, nonostante la mia ex moglie abbia conservato la cittadinanza italiana, notificarle degli atti giudiziari è diventato impossibile».
Sul tema dei figli sottratti ad uno dei genitori, l’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi (ambasciatore e attualmente senatore di FdI) ha espresso la propria preoccupazione. «Alcuni genitori – afferma Terzi - hanno sicuramente passato un capodanno particolarmente triste, lontani dai propri bambini. Padri e madri italiani di bambini che, per varie ragioni, sono stati portati all’estero dall’altro coniuge, di nazionalità straniera, che poi si è rifiutato di rientrare in Italia, sottraendo il bambino o la bambina, impendendo al genitore italiano foss’anche solo di frequentare e visitare il minore. A nulla servono le sentenze, esecutive e passate in giudicato, della magistratura, semplicemente inapplicabili in molti Paesi che, di fatto, non rispondono agli appelli degli avvocati dei genitori italiani né tantomeno delle nostre ambasciate in loco. Veri e propri casi di sottrazione di minori, irrisolti e in rapido peggioramento, nonostante sentenze italiane, civili e penali, che, in diversi casi, attribuiscono l’affido esclusivo dei bambini al papà o alla mamma italiani: sentenze semplicemente non applicate. È quasi impossibile riprendere i piccoli portati all’estero illecitamente. Le leggi in materia sembrano inadeguate e manca la collaborazione da parte delle autorità locali».
Secondo il senatore Terzi, bisogna moltiplicare gli sforzi. «La task force "minori contesi" della Farnesina – conclude – si impegna quanto più possibile, ma le leggi in materia sono ormai inadeguate. Cccorre molto probabilmente un salto di qualità nella trattazione di queste delicate e importanti vicende e, forse, una riforma urgente di revisione di queste leggi, oltre che ovviamente una più incisiva moral suasion e pressione internazionale tramite il nostro apparato diplomatico».