Clima quanto mai surriscaldato a Milano alla vigilia dell'inaugurazione dell'Anno giudiziario dei penalisti italiani. Da indiscrezioni raccolte fra alcuni magistrati in servizio nel Palazzo di giustizia, ci sarebbe da parte delle toghe l'intenzione di “disertare” la giornata inaugurale del 7 febbraio, dove sono previsti gli interventi di saluto dei vertici degli uffici giudiziari milanesi.

L'appuntamento di quest'anno è interamente dedicato alla figura del pubblico ministero e al ruolo avuto negli ultimi trent'anni nella storia del Paese. "Da Mani pulite alla nuova Repubblica giudiziaria", è il titolo della prima sessione, a cui seguirà "Pm parte imparziale e la cultura della giurisdizione". I lavori proseguiranno, prima delle conclusioni affidate al presidente dell’Ucpi, l’avvocato romano Francesco Petrelli, con altre tre sessioni di cui proprio l'ultima non lascia molti spazi all’interpretazione: "L'egemonia delle Procure: processo, politica e informazione".

Si tratta di temi che hanno, verosimilmente, fatto storcere la bocca a più di un magistrato, al punto da spingere i vertici degli uffici giudiziari milanesi ad una riflessione sulla possibilità di declinare l’invito per i saluti istituzionali. L'ultima volta che le Camere penali avevano inaugurato il proprio anno giudiziario a Milano era stato nel 2009. All’epoca a Palazzo Chigi c'era un governo di centrodestra che si apprestava, come adesso, a riformare la giustizia, prima però di venire travolto dallo scandalo del “Rubygate” che, insieme alla sfavorevole congiuntura economica costrinse Silvio Berlusconi alle dimissioni.

Se soltanto il tempo potrà dire cosa accadrà all’esecutivo guidato da Giorgia Meloni a seguito delle varie iniziative giudiziarie della Procura di Roma sul caso Almastri, il crescendo di polemiche degli ultimi giorni non ha certo aiutato a rasserenare gli animi. Il motivo è sempre lo stesso. La riforma della separazione delle carriere fra pm e giudici, un vecchio cavallo di battaglia dei penalisti che in passato si impegnarono anche in una raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare. La risposta dei magistrati al ddl di riforma costituzionale è stata un susseguirsi di interviste e comunicati che descrivono la separazione delle carriere con toni francamente sopra le righe e che hanno determinato reazioni durissime.

A Brescia, durante la scorsa cerimonia di inaugurazione dell’Anno giudiziario, ad esempio, si sono alzati i rappresentanti della Procura generale, per l'occasione con la toga rossa, al momento dell’intervento, in rappresentanza del Csm, dell’avvocata Claudia Eccher, componente laica di Palazzo Bachelet in quota Lega.

Per contrastare la riforma, i magistrati evocano il rischio di avere il pm sotto all’esecutivo, con il controllo da parte di quest'ultimo delle attività investigative, e l'impossibilità di fare indagini sui “potenti". Osteggiate, oltre alla separazione delle carriere, l'alta corte disciplinare e la modifica del sistema di elezione dei componenti del Consiglio superiore della magistratura con la previsione del sorteggio.

La battaglia fra penalisti e pubblici ministeri parte comunque da lontano. Tutte le riforme del codice penale e di quello di procedura di questi ultimi due anni sono state criticate dai pm. L'elenco è sterminato. Dall’abolizione dell'abuso d'ufficio, alla riformulazione del reato di traffico d'influenze, dalla riforma delle intercettazioni a quella della custodia cautelare con l'introduzione del gip collegiale. E poi la presunzione d'innocenza con il divieto di pubblicazione delle ordinanze.

Il compito di “fronteggiare” i penalisti è affidato al pg della Corte d'appello di Roma, Giuseppe Amato, l’unico magistrato invitato all’assise dei penalisti. Per il governo è prevista la partecipazione del viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto. Un intervento sarà tenuto, infine, del vice presidente del Csm, l'avvocato padovano Fabio Pinelli.