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Il presidente ANM Giuseppe Santalucia in occasione del Comitato Direttivo Centrale dell’Associazione Nazionale Magistrati
«La misura è colma, giù le mani dai giudici», aveva scritto la sezione locale Emilia Romagna dell’Associazione nazionale magistrati in un documento di due giorni fa. Ed è propria questa l’atmosfera che si respirava ieri a Bologna nell’assemblea straordinaria convocata dall’Anm per dire basta agli attacchi politici e mediatici ai giudici che hanno disapplicato e stanno continuando a disapplicare leggi ritenute in contrasto con la normativa europea in materia di immigrazione. La sala delle Colonne del Tribunale civile di Bologna era piena di persone: magistrati, avvocati, accademici, semplici cittadini riunitisi per «difendere l’autonomia e l’indipendenza delle magistratura».
L’assise è stata convocata dopo che il giudice del tribunale di Bologna, Marco Gattuso, presidente del collegio che ha rinviato alla Corte di giustizia Ue il decreto “Paesi sicuri” bloccando il rimpatrio di un 30enne del Bangladesh, è stato pesantemente criticato, pure sul piano delle vita privata, dalla maggioranza di Governo e una parte della stampa. Gattuso non ha partecipato, ma ha inviato una lettera, sottolineando che «in questione non è la vicenda che mi ha riguardato, ma ciò che è accaduto in questi giorni al diritto di ogni persona che il proprio giudice sia imparziale e libero da qualsiasi condizionamento».
Ad aprire la riunione il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia: «Chiediamo di poter esercitare il nostro delicatissimo ruolo senza subire condizionamenti di sorta. Non è questione di una corporazione che si sente attaccata ma di tutelare la giurisdizione», ha chiarito Santalucia, che ha auspicato che non ci siano più «colleghi di volta in volta presi di mira con un tentativo che va censurato di mettere insieme fatti che non c’entrano nulla, anche di vita privata, per disegnare la figura del magistrato nemico del popolo e consegnarlo all’immagine pubblica.
I magistrati rispettano la Costituzione a cui restiamo fedeli non solo quando scriviamo i provvedimenti ma anche quando esercitiamo i diritti». Non si è lasciata attendere una replica della Lega: «Il presidente dell’Anm afferma che i magistrati chiedono solo di poter esercitare il loro delicatissimo ruolo. Santalucia e tanti suoi colleghi magistrati vanno rassicurati: l’unico ostacolo all’esercizio del loro delicatissimo lavoro sembra essere la tendenza a partecipare a convegni e talk show quando sarebbe auspicabile vederli sempre di più in tribunale». Intanto ieri il Tribunale di Catania ha disapplicato senza rinvio alla Cgue il dl Paesi sicuri, non convalidando il trattenimento disposto dal questore di Ragusa di un migrante arrivato dall’Egitto, che a Pozzallo ha chiesto lo status di rifugiato. Per il giudice l’Egitto non è un Paese sicuro.
Mentre il 31 ottobre il Tribunale di Roma, sezione immigrazione, rispetto al diniego di protezione internazionale ad un cittadino del Bangladesh (uno dei primi trattenuti in Albania e poi riportato in Italia) da parte della Commissione territoriale ha predisposto un rinvio pregiudiziale alla Corte di Giustizia europea chiedendo se un Paese può essere definito tale da una norma nazionale primaria e se sia tale anche se alcune categorie di persone vedono lesi alcuni diritti e siano in pericolo. Sulla questione oggetto dell’assemblea, ieri il Csm, o meglio il gruppo di Magistratura indipendente, si è diviso. Tutti i togati di Palazzo Bachelet - insieme ai laici Ernesto Carbone (Italia Viva), Michele Papa (M5S) e Roberto Romboli (Pd) - tranne alcuni di MI hanno presentato una richiesta di pratica a tutela per il Collegio di Bologna e per Gattuso. Si legge, nell’atto dei consiglieri, che «questa situazione determina una inaccettabile pressione sui giudici che hanno emesso l’ordinanza suddetta e un obiettivo condizionamento per quelli che in futuro si dovranno occupare delle medesime questioni; essa, pertanto, vulnera l’indipendenza dell’intera magistratura. Si impone, quindi, una richiesta urgente di apertura di pratica a tutela».
Tre esponenti di MI - Luisa Mazzola, Maria Vittoria Marchianò e Bernadette Nicotra - ne hanno però presentato un’altra, dai contenuti diversi, «originata dalla volontà di garantire una tutela piena dell’indipendenza della giurisdizione e della intangibilità della vita privata di ciascun magistrato, al di là di qualsiasi strumentalizzazione e contrapposizione di tipo politico».
Eppure nella mattinata di ieri i vertici Claudio Galoppi e Loredana Micciché si erano espressi, in una nota, «per la difesa incondizionata del magistrato che, nell’esercizio legittimo delle proprie funzioni, sia oggetto di attacchi personali ingiusti, che ledono la sua dignità, da qualunque fonte provengano», esprimendo «solidarietà al magistrato colpito da illazioni giornalistiche che attengono a sfere di vita individuale privatissime, che nulla hanno a che vedere con la decisione assunta nell’esercizio delle funzioni».
Tornando all’assemblea dell’Anm sono arrivati nel capoluogo emiliano anche i vertici di alcuni gruppi associativi. Per Area, il segretario Giovanni Zaccaro, secondo cui «il momento della unità di chi esercita la giurisdizione, dei magistrati, degli avvocati, degli operatori del diritto, per testimoniare che nessuna maggioranza politica, nessun interesse nazionale può sacrificare i diritti e le garanzie fondamentali delle persone, che spetta a magistrati ed avvocati difendere, al di là di ogni consenso o mandato popolare. Mi spiace che alcuni colleghi, seppure investiti dell’onore di presidiare l’autonomia e la indipendenza della magistratura, non abbiano aderito alla proposta quasi unitaria a tutela dei colleghi bolognesi vilipesi e tramite esso a tutela della giurisdizione tutta».
Per Unicost ha parlato la presidente Rossella Marro, che ha espresso «piena solidarietà ai colleghi bolognesi, destinatari di attacchi strumentali da alte cariche dello Stato, per essersi limitati ad esercitare la giurisdizione, facendo ricorso all’istituto del rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia espressamente previsto dal nostro ordinamento». Md invece ha visto l’intervento del membro del Cdc Stefano Celli: «Dobbiamo spiegare con ostinata ragionevolezza che spetta all’ordine giudiziario interpretare la legge, applicarla, tutelare i diritti. Di chiunque».
Presenti anche i membri del Csm Antonello Cosentino, Roberto Fontana, Mimma Miele e l’esponente di Area del Cdc Rocco Maruotti, mentre l’indipendente Andrea Mirenda ha inviato un messaggio di solidarietà ai colleghi bolognesi.