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I vertici degli uffici giudiziari del capoluogo lombardo non parteciperanno all'apertura dell’Anno giudiziario dell’Unione delle Camere penali, prevista per il prossimo 7 febbraio a Milano. Come annunciato in esclusiva da Il Dubbio, i capi degli uffici giudiziari milanesi hanno inviato alla presidente della Camera penale di Milano, l’avvocata Valentina Alberta, una lettera in cui esprimono tutto il loro «disagio ad intervenire in un contesto complessivo nel quale la magistratura viene sistematicamente delegittimata e individuata come un ordine estraneo alla cultura istituzionale, quasi eversivo».
Dopo aver ricordato che con i penalisti ci sono sempre stati momenti di confronto sui temi della tutela della dignità dei detenuti, sull’effettività del diritto di difesa, e su numerose altre questioni, i presidenti della Corte d’appello e del Tribunale, unitamente al procuratore generale ed al procuratore, hanno però sottolineato che per un’agenda riformista è necessario dialogare con «serenità», partendo dal presupposto del «reciproco rispetto istituzionale e dei ruoli». «Il dialogo fa crescere la cultura democratica, la delegittimazione di una istituzione, quella giudiziaria, nel nostro caso impone al contrario di manifestare con fermezza il disagio», puntualizzano i magistrati.
L’intervento dei capi degli uffici giudiziari, va detto, era limitato ai soli saluti istituzionali. Immediata la replica della Camera penale di Milano che, dopo 16 anni, era tornata ad ospitare l’inaugurazione dell’Anno giudiziario dei penalisti italiani con un dibattito proprio sul ruolo del pubblico ministero.
«Crediamo che si sia abbandonato unilateralmente il metodo improntato al dialogo e all’ascolto, congiuntamente sostenuto persino di fronte alla protesta contro il governo guidata da Ann la scorsa settimana, sempre rivendicato come tratto “ambrosiano” nei rapporti tra foro e magistratura», si legge in una nota. «Crediamo - prosegue - che la dialettica anche forte tra associazioni sia inviolabile ma che la decisione di prendere posizione da parte di chi rappresenta l’istituzione giudiziaria sia un fatto grave».
«Continueremo a discutere, con i colleghi e amici delle Camere penali di tutta Italia, di tanti temi rilevanti quanto controversi, con il rammarico di vedere il dibattito privato di interventi istituzionali importanti. Un’occasione di ascolto e dialogo si è trasformata in un’occasione di scontro», si legge ancora nel comunicato che si conclude in modo amaro: «E’ uno strappo che la comunità dei penalisti milanesi faticherà a superare».
I rapporti fra avvocatura e magistratura milanese erano sempre stati infatti improntati al reciproco rispetto. La decisione di non partecipare all’evento dei penalisti ha spiazzato un po’ tutti. C’è già chi parla di “pressioni” che i vertici degli uffici giudiziari, peraltro ospiti d’onore solo la scorsa settimana alla cena di gala organizzata dall’Ordine degli avvocati di Milano in occasione dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario, avrebbero ricevuto da parte di frange più estremiste dell’Anm per non partecipare all’evento.
Di «sconcerto» ha invece parlato la giunta dell’Unione delle Camere penali. «Abbiamo continuato a interloquire con la magistratura in ogni sede, confrontandoci con i vertici di Anm e con i rappresenti più autorevoli della giurisdizione sul merito delle riforme», scrivono i penalisti, ricordano che la proposta sulle separazione delle carriere, risalente al 2017, è comunque «migliorabile» e la modifica della Costituzione deve essere «l’effetto di un confronto e non frutto di contrapposizioni aprioristiche».
«Con questo stesso spirito ci siamo rivolti al disegno di legge costituzionale di iniziativa governativa, che pure recepisce l’impianto fondamentale della nostra proposta, senza far mancare al dibattito le nostre critiche e le nostre motivate osservazioni», sottolineano poi i penalisti. «Al contrario, non si accettano da parte della magistratura le critiche che Ucpi ha motivatamente avanzato in ordine a singole iniziative della magistratura associata, il che dimostra che rifiutando il dialogo ci si vuole sottrarre al confronto, che può essere stato anche aspro, ma non è mai trasceso nella delegittimazione della funzione, così come peraltro dimostrano i nostri reiterati interventi a tutela dell’indipendenza della magistratura di fronte agli indebiti attacchi della politica», proseguono ancora gli avvocati.
I penalisti, dopo aver citato la scelta operata dal sindacato delle toghe di voltare le spalle al rappresentante del governo durante la cerimonia di inaugurazione dell’Anno giudiziario e quella di deliberare uno sciopero per protestare contro determinazioni che assumerà il Parlamento, hanno quindi stigmatizzato l’iniziativa dei vertici degli uffici giudiziari milanesi che si pone come «l’ennesimo segnale che va nella errata direzione di una sterile contrapposizione, che non giova a nessuno e certamente lede l’interesse dei cittadini alla realizzazione di una riforma costituzionale equilibrata e giusta».
«Voltare le spalle, anche gli avvocati, respingendo immotivatamente il loro invito, appare, ancora una volta, la dimostrazione che la magistratura ritiene, del tutto impropriamente, di essere l’unico soggetto autorizzato a parlare di giustizia, pretendendo di continuare ad esercitare il proprio diritto di veto su tutto ciò che non le è gradito», conclude la nota dei penalisti che si apprestano quindi ad inaugurare il loro anno giudiziario con il ministro della Giustizia Carlo Nordio ed il vice presidente del Csm Fabio Pinelli ma senza i magistrati.