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Anche la vicenda del Mes rischia di finire a carte bollate davanti a un giudice. Matteo Salvini minaccia «un esposto ai danni del governo e di Conte» per come hanno gestito la riforma del fondo salva Stati. E l’avvocato del popolo replica a tono: «Se è un uomo d’onore vada in Procura a fare l’esposto», dice il premier, «lo querelerò per calunnia».
Conte tiene però a precisare che, a differenza del suo ex ministro dell’Interno, non gode dell’immunità parlamentare, in quanto non eletto. «Lui ce l’ha e ne ha già approfittato per il caso Diciotti. Adesso veda questa volta di non approfittarne più».
Lo scontro politico sulla riforma del Mes si fa dunque rovente. Lunedì il capo del governo si presenterà davanti all’aula di Montecitorio per «riferire su tutte le circostanze e verranno spazzate vie mezze ricostruzioni, mistificazioni, mezze verità e palesi menzogne di chi oggi si sbraccia a fare dichiarazioni altisonanti».
Ma la Lega passa al contrattacco, accusando Palazzo Chigi di tradimento per aver portato a termine «un atto gravissimo, un attentato ai danni del popolo italiano», accettando la riforma del Mes che dovrebbe essere ratificata a dicembre.
Per impedirlo, Salvini chiama in causa il Parlamento e chiede un incontro col «Presidente della Repubblica, che è garante della Costituzione e per evitare la firma su un trattato che sarebbe mortale per l'economia italiana». Il Trattato di riforma del fondo salva Stati, del resto, richiede un passaggio parlamentare di ratifica. «Si torna in Parlamento», tuona l’ex inquilino del Viminale.
«Sospendiamo tutto. Fermi, ci spiegate in Parlamento cosa state facendo e poi semmai si va avanti. Occorre un altro atto parlamentare». Il segretario del Carroccio, però, sorvola su un dettaglio: l’ultimo incontro europeo per definire i dettagli della riforma risale a giugno, quando la Lega governava ancora insieme al Movimento 5 Stelle. Salvini sostiene semplicemente di essersi fidato di Tria e Conte, che all’epoca rassicuravano la Lega affermando di non aver preso «alcun impegno».
Una ricostruzione poco credibile, quella del leghista, secondo il segretario del Pd Nicola Zingaretti: «La Lega vive alimentando paure», scrive su Facebook. «Quando era al Governo, Salvini ha condiviso e approvato la riforma del fondo salva Stati. Ora, come al solito, diffondono teorie false per danneggiare l’Italia, la sua forza e credibilità, per allontanarla dall’Europa e indebolirla. Non lo permetteremo mai».
In mezzo al guado si posiziona il Movimento 5 Stelle, diviso tra quanti vorrebbero far saltare il tavolo e i prudenti. «Non è il fatto che si modifichi il Mes il problema, ma il come», ha detto ai suoi Luigi Di Maio, chiedendo all’assemblea dei parlamentari il mandato per discutere con il ministro dell’Economia e il presidente del Consiglio la posizione del partito.
«C’è massima fiducia in Conte e Gualtieri, ma è evidente che occorre migliorare il negoziato difendendo gli interessi dell’Italia. Resta solida la nostra appartenenza a Euro e Europa, malgrado ciò se qualcosa non è accettabile va migliorata. E la riforma del Mes si può migliorare, siamo qui per questo».
Ma il tempo a disposizione sta per scadere. Entro dicembre l’Europa attende una risposta.