GIOVANNI MARIA JACOBAZZI GLI INCARICHI “EXTRA” FARANNO CURRICULUM PER CHI VUOL GUIDARE PROCURE O TRIBUNALI

Intanto la Camera boccia l’ordine del giorno che avrebbe ridotto il ricorso ai magistrati nei ministeri. Costa ( Azione): così restano i vuoti d’organico

GIOVANNI MARIA JACOBAZZI È stato respinto domenica scorsa dalla Camera, durante le votazioni per l’approvazione della legge di Bilancio, l’ordine del giorno proposto da Azione e Più Europa che impegnava il governo ad adottare con urgenza “un’iniziativa normativa volta a ridurre drasticamente il numero degli attuali incarichi in posizione di fuori ruolo a magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari, avvocati e procuratori dello Stato”. Una proposta di limitare il dirottamento delle toghe verso funzioni extragiurisdizionali, di cui pure si discute ormai da anni. Il governo e la maggioranza che lo sostiene non hanno condiviso l’idea, e così ha reagito il deputato di Azione Enrico Costa, che l’aveva messa sul tavolo: «La maggioranza finge di litigare, ma al dunque Partito democratico, Italia viva e Movimento 5 Stelle si compattano per difendere i privilegi dei magistrati fuori ruolo: tutti insieme alla Camera si sono uniti per respingere quest’ordine del giorno, votato solo dal centrodestra». Secondo l’ex viceministro della Giustizia, «di fronte al massiccio arretrato giudiziario e alle carenze di organico, sarebbe più che ragionevole far rientrare a svolgere attività giurisdizionale quei magistrati distaccati nei ministeri o nelle Organizzazioni internazionali, che sono circa duecento». Il tema dei “fuori ruolo”, come detto, non è nuovo. Anzi, da sempre infiamma il dibattito politico. La materia è oggi disciplinata da una legge del 2008. Il legislatore ha previsto che possano essere destinati a ricoprire “funzioni non giudiziarie” un massimo di duecento magistrati. Il procedimento autorizzativo da parte del Csm prevede che non si crei una scopertura superiore al venti percento nell’ufficio cedente, valutando il positivo ritorno per la magistratura rispetto all’attività che il magistrato andrà a svolgere lontano dalle aule dei tribunali.

Le norme fissano in dieci anni, anche non continuativi, la durata massima di questi incarichi. Attualmente ci sono magistrati presso le authority, i ministeri, le rappresentanze diplomatiche. Le disposizioni vigenti non prevedono, poi, criteri particolarmente “severi” per il ritorno in servizio, terminato il mandato, dei magistrati eletti nelle assemblee politiche nazionali o locali, oppure nominati per ricoprire incarichi politici, come quello di assessore o di ministro. Non esiste, in particolare, alcun periodo di “decantazione” fra i due incarichi.

Nei mesi scorsi l’Associazione dirigenti giustizia ( Adg) aveva lanciato a proposito dei fuori ruolo un appello al presidente del Consiglio, ai ministri della Giustizia e della Pubblica amministrazione, alle commissioni Giustizia e Affari costituzionali di Senato e Camera. I dirigenti di via Arenula richiamavano l’attenzione dell’opinione pubblica sulla “anomalia istituzionale” dovuta all’eccessivo numero di magistrati attualmente presenti in quel ministero con incarichi amministrativi, chiedendo di «riaffidare» almeno le funzioni gestionali ai dirigenti, senza così distogliere dalla giurisdizione un numero sempre maggiore di toghe.

LE MODIFICHE PREVISTE NELLA RIFORMA DEL CSM

I fuori ruolo sono presenti anche fra le proposte di riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm in discussione alla Camera. In occasione della nomina alle funzioni direttive e semidirettive, si legge nel testo al vaglio della commissione Giustizia, “quando occorra procedere alla comparazione delle attitudini dei candidati, di puntuali parametri e indicatori”, si tenga in considerazione anche il periodo svolto “in incarichi fuori ruolo”. Con una puntualizzazione: “Le attività esercitate fuori del ruolo organico della magistratura siano valutate nei soli casi nei quali l’incarico abbia a oggetto attività assimilabili a quelle giudiziarie o che presuppongano particolare attitudine allo studio e alla ricerca giuridica, con esclusione di qualsiasi automatismo con riferimento a categorie particolari di attività o incarichi fuori ruolo”.

Una disposizione specifica riguarda gli ex componenti togati del Csm. Per “evitare l’attribuzione di vantaggi di carriera o di ricollocamento in ruolo per i consiglieri che hanno cessato di far parte del Consiglio”, viene preclusa per un congruo periodo “la possibilità che abbiano accesso a incarichi direttivi o semidirettivi o che possano essere nuovamente collocati fuori ruolo”. Attualmente ci sono alcuni ex togati del Csm sotto disciplinare per aver sollecitato un emendamento che eliminava qualsiasi periodo “cuscinetto”.

Per i fuori ruolo, infine, sarà previsto un collegio elettorale ad hoc in occasione delle elezioni per il rinnovo del Csm, istituito presso il seggio del Tribunale di Roma.