«Scusi professore, ma ci spiega perché quando sentiamo gli avvocati sono tutti favorevoli a questa riforma e quando invece sentiamo i professori ed i magistrati sono tutti contrari?», ha chiesto ieri senza tanti convenevoli il senatore Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in Commissione giustizia a Palazzo Madama, al professore Mitja Gialuz, convocato in audizione sulla riforma che punta a mandare in soffitta il rito cartolare nel processo penale.

Gialuz, ordinario di procedura penale all’Università di Genova, che per la cronaca non ha risposto sul punto, aveva poco prima espresso forti critiche nei confronti della riforma, voluta proprio da Zanettin unitamente alla collega Erika Stefani ( Lega), che riscrive l’articolo 598- bis del codice di rito, “Decisioni in camera di consiglio senza la partecipazione delle parti”, introdotto dalla riforma Cartabia. Per Gialuz, in particolare, il giudizio d’appello è «diverso» dal giudizio di primo grado e quindi il rito cartolare non ha controindicazioni. Di diverso avviso invece Zanettin secondo cui il contraddittorio orale fra le parti non può non valorizzare la collegialità della decisione.

«La collegialità - sottolinea il senatore vicentino, in prima linea da sempre nelle battaglie a favore dei diritti e delle garanzie di tutte le parte processuali - rischia di essere compromessa se la decisione di appello è adottata solo in base alla sintesi degli atti processuali di primo grado e dell’impugnazione che viene condivisa dal relatore con gli altri componenti del collegio.

Ecco perché il rito cartolare deve essere l’eccezione». Concetti, va comunque detto, che sono condivisi da tutta la maggioranza. «L’oralità è una garanzia per la giurisdizione nel suo complesso», ha dichiarato il senatore Sergio Rastrelli (FdI), segretario della Commissione giustizia di Palazzo Madama e relatore del testo Zanettin- Stefani. «In questi anni si è assistito ad una mortificazione dei più elementari principi del diritto liberale», ha aggiunto Rastrelli, sottolineando come «dietro il simulacro della speditezza e della efficienza che ha accompagnato il rito cartolare si sia voluto mandare in soffitta proprio il contraddittorio».

Al termine del nuovo giro di audizioni, ieri era il turno di Gialuz e dell’avvocato Mario Scialla, coordinatore dell’Organismo congressuale forense, si è quindi confermato il plauso da parte degli avvocati alla riforma e la contrarietà, come detto, dei magistrati e dei professori. Una circostanza che non può non far riflettere e che fa tornare alla memoria il vecchio detto andreottiano per cui “a pensar male si fa peccato ma molto spesso ci si azzecca”.

Nel caso specifico, aver introdotto il processo cartolare è stato un “aiuto” ai magistrati. È innegabile che non dover fare udienza in presenza, limitandosi alla lettura di memorie scritte, agevoli tantissimo il lavoro dei magistrati, consentendo di abbattere così l’arretrato. Ed infatti la diminuzione dell’arretrato è uno degli aspetti che erano stati evidenziati dallo stesso Gialuz nel suo intervento, ricordando un calo dei fascicoli pendenti del 28 percento in secondo grado.

Ma, come ricordato da tutti gli avvocati auditi fino ad oggi, l’oralità è alla base del processo penale e toglierla significa anche aprire la strada all’algoritmo.

Il dl Zanettin- Stefani, andando nello specifico, supera le disposizioni previste dalla riforma Cartabia, scritte sull’onda lunga, come evidenziato da Scialla, delle misure per contrastare il contagio da Covid 19 e che all’atto pratico hanno stravolto la giurisdizione con il rito cartolare e le udienze a distanza. «È la negazione del modello processuale accusatorio e del giusto ed equo processo, in linea con i principi generali indicati nell’articolo 111 della Costituzione», aveva ricordato il presidente delle Camere penali, l’avvocato Francesco Petrelli, a favore di un “riequilibrio” del rito. «La cartolarizzazione dell’appello contribuisce ad una svalutazione della collegialità con il concreto rischio che il controllo assuma una gestione del tutto sostanzialmente monocratica», aveva poi aggiunto Petrelli, ponendo anche l’accento su un tema di non minore importanza quale la pubblicità delle udienze, «ulteriore elemento di garanzia e strumento di controllo democratico dell’attività giurisdizionale altrimenti del tutto inaccessibile alla pubblica opinione».

Gialuz, che nella precedente legislatura aveva fatto parte del gruppo di lavoro sulla riforma del processo penale voluto dall’allora ministra Marta Cartabia, ha sottolineato che si tratterebbe della «terza riforma in cinque anni». «L’avvocato deve però tornare ad avere un ruolo centrale nel processo», ha affermato sempre Zanettin. Il ciclo di audizioni proseguirà dopo Pasqua.